Cronaca

Appalti truccati, l’imprenditore foggiano si difende

Quattro dei cinque arrestati rimangono in carcere

90 minuti: questa la durata del colloquio del gip con Giulio Piancone, 56 anni, l'imprenditore foggiano arrestato dalla polizia il 15 marzo a Pescara con altre quattro persone (tre abruzzesi e un barlettano) . Gli indagati sono accusati a vario titolo di corruzione, truffa aggravata e falso nell'ambito dell'inchiesta sui lavori per la ristrutturazione del reparto materno-infantile dell'ospedale Santo Spirito di Pescara, eseguiti da una Ati (associazione temporanea di imprese) di cui faceva parte la "Cre impianti tecnologici" di Piancone.

Nel carcere di Foggia Piancone è stato interrogato dal gip dauno Carlo Protano, respingendo le accuse di essere l'unico responsabile della contabilità – firmata soltanto dai due direttori dei lavori (posti ai domiciliari) e dal funzionario dell'Asl pescarese Franco D'Intino, pure arrestato. Egli sostiene che la variante ai lavori non fu da lui richiesta, bensì necessaria altrimenti il progetto di partenza non sarebbe stato omologabile: non avrebbe infatti raggiunto i requisiti standard per il mancato utilizzo di materiale (anche ecologico) richiesto dai committenti.

In quei 90 minuti di interrogatorio Piancone ha fatto riferimento al socio, la cui denuncia fa parte degli atti d'accusa. L'imprenditore ha parlato anche di una controversia civile in relazione proprio a questi lavori che lo vede contrapposto all'ex socio per una somma cospicua, ipotizzando che ci possa essere rancore da parte del collega nei suoi confronti.

Al termine dell'interrogatorio i difensori di Piancone, gli avv. Gianluca Ursitti e Giacomo Mescia, hanno chiesto la scarcerazione dell'imprenditore e in subordine gli arresti domiciliari, ma il Gip del tribunale di Pescara Guido Campli ha già respinto le istanze di scarcerazione presentate dai legali di quattro dei cinque arrestati. Rimane in sospeso solo la decisione su Piancone. Restano dunque in carcere il funzionario della Asl Franco D'Intino e il responsabile del cantiere, Giacomo Piscitelli; condannati ai domiciliari i due direttori dei lavori, Alfonso Colliva e Damiana Bugiani. Per il Gip rimangono immutate le esigenze cautelari e, quindi, il quadro accusatorio. Anche il Pm Gennaro Varone aveva espresso parere negativo alla scarcerazione.
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