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Acque reflue: criticità o risorsa per l’ambiente?

Barletta sconnessa per l’irrigazione dei campi. Ottimizzazione energetica dei sistemi di trattamento delle acque reflue

Ingegneri elettronici ed esperti agronomi sono intervenuti venerdì sera al Brigantino2 di Barletta per delineare la questione delle acque reflue su tutto il territorio pugliese. La nostra regione ha la sua principale fonte di occupazione e profitto nella campagna; non a caso gli impianti di depurazione sono numerosissimi, secondo in Puglia è quello di Bari ovest, dove vi è anche il terzo Istituto di ricerca sulle acque (gli altri due sono a Milano e a Roma). Antonio Lopez, dirigente di ricerca responsabile della sezione di Bari del CNR-IRSA, spiega che questi tre Istituti in Italia sono riconosciuti come centri di eccellenza europea perché studiano la portata di rischio ambientale del riutilizzo dei reflui civili in quanto richiedenti un elevato consumo energetico, produttori di una notevole quantità di fanghi e di emissione di odori sgradevoli e genitori della presenza di nuovi inquinanti recalcitranti.

Per raccontare le criticità del territorio della provincia BAT interviene l'ingegner Massimiliano Baldini, direttore industriale di Depurazione Pura s.r.l., una società dell'acquedotto pugliese che si occupa delle conduzioni degli impianti depurativi e di affinamento delle acque depurate. Dal 1/10/2008 l' acquedotto pugliese gestisce direttamente le opere di depurazione; con questo si evita l'intervento di terzi appaltati e si permette un'amministrazione più controllata degli impianti di depurazione. I trattamenti biologici (separazione del liquame, sedimentazione plenaria e secondaria, separazione tra fanghi e acque disinfettate) hanno il loro exploit nel settore industriale anche se principalmente in quello agricolo, dove i fanghi sono riutilizzati come ammendanti per terreni.

Baldini tiene a precisare la scarsezza in Puglia degli impianti di compostaggi (per lo smaltimento dei fanghi) e dei centri di essiccamento termico (c'è solo quello di Taranto anche se si sta avviando un progetto per aprirne uno a Bari ovest). Altra criticità è l'anomalia degli scarichi da cui proviene un liquame domestico non assimilabile dagli impianti depurativi; la società a responsabilità limitata sopra citata si sta impegnando nel prendere in mano la gestione di questi scarichi in modo da evitare complicazioni ambientali. Gli occhi dell'acquedotto pugliese sono puntati anche sulla sesta provincia (ad Andria il più grande impianto di depurazione) e in particolar modo su Barletta la cui condotta sottomarina è ancora sotto il controllo del consorzio Terre d'Apulia e da cui non partono ancora delle reti per poter irrigare i campi.

La risposta al quesito dell'incontro è dunque da ricercare nell'innovazione tecnologica che è l'unico medium in grado di trasformare un problema in una risorsa, apportando grandi vantaggi "verdi" di cui tutto il territorio pugliese può usufruire.
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