Murale DNA wall
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La città

A Barletta spuntano le opere contro la guerra del collettivo DNA Wall

Sono giovanissimi e hanno voglia di far sentire la loro voce

Dare fiducia ai giovani. Ascoltare quello che hanno da dire. Reputarli membri a pieno, della società in cui stanno vivendo e in cui diventeranno la classe dirigente del domani. Parte da questi principi la nuova iniziativa di arte urbana espressa dal collettivo "DNA Wall", che da qualche giorno è apparsa in alcune zone cardine della città. L'idea getta le sue radici molto nel profondo e nasce durante il periodo della quarantena. La ribellione interna, generata dalla comune accusa nei confronti del mondo giovanile, è esplosa e si è manifestata tramite forme d'arte contemporanea e libera. Gli ultimi due anni di pandemia hanno messo sotto pressione i più giovani, isolandoli dal mondo esterno, rendendoli sempre più soli davanti al loro destino, privandoli di idoli o modelli da seguire e mettendoli sul banco degli imputati.

A peggiorare la situazione generale, ci hanno pensato i recenti episodi capitati a Barletta. Episodi che hanno portato a guardare alle nuove generazioni, come ad una "gioventù bruciata" che sta seguendo una strada sbagliata e si sta rovinando con le sue stesse mani. Il sentimento di incomprensione è stato il motore. Le recenti notizie di un conflitto armato in Ucraina sono state il pretesto per tramutare l'idea in azione. Per far capire che i più giovani sono integrati eccome, nella società attuale. Anzi, vogliono anche dire la loro.

Abbiamo incontrato due di loro. Dal primo momento in cui guardi, Gianluca (21 anni) e Giada (17 anni) la seconda, vedi nei loro sguardi la delusione di avere sulle spalle il peso di colpe che non meritano, ma anche la scintilla dei sogni, che molto difficilmente si può spegnere, quando hai questa età. Sono stati loro gli artefici delle due opere tutt'ora presenti.

La prima, un volto di Vladimir Putin, in cui sono presenti anche quattro piccoli carri armati a rappresentare l'iconico e celebre baffo di Adolf Hitler. La si può vedere su uno dei compensati che costeggiano i lavori di ristrutturazione di Corso Cavour. La seconda, una donna a cui non è stata disegnata la bocca, con alle spalle la scritta "Ukraine". In questo caso, l'opera è presente sul muro del sottopassaggio di via Alvisi.

Due opere dal messaggio forte e chiaro, ma soprattutto sostenibile. Perché non si tratta di murales composti con vernice, bensì di poster di carta, disegnati, ritagliati e applicati lungo i muri della città. Nei prossimi giorni ci saranno altre opere simili, composte dal collettivo "DNA Wall". Un collettivo formato da giovani, per i giovani, completamente curato da loro.

I due ragazzi fanno sapere, infatti, che "questo collettivo non è un contenitore, perché non vogliamo essere imbrigliati in uno spazio circoscritto. È semplicemente voglia di riscatto e di ribellione, in una terra che non è mai stata ribelle. Dopo svariati incontri e autofinanziandoci, siamo usciti con le nostre prime due opere, che continueranno ad essere implementate nei prossimi giorni in diverse città. Vogliamo dimostrare a noi stessi, non agli adulti, che con le varie forme d'arte, con l'interesse nel sociale e con il dialogo si può diventare liberi". L'invito è esteso a tutti. Il contatto di riferimento è la loro pagina Instagram "@dna_wall".
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