Cronaca
A Barletta si producevano codici fiscali falsi per ottenere il Reddito di cittadinanza
Vivevano in Romania, ma percepivano il Rdc in Italia: una truffa da circa 20 milioni di euro
Barletta - venerdì 12 novembre 2021
19.26
Un sodalizio che passava anche da Barletta per l'erogazione del Reddito di cittadinanza a persone non residenti in Italia, ma in Romania. Per farlo, un dipendente dell'Agenzia delle Entrate di Barletta avrebbe prodotto codici fiscali fasulli per un costo di 5 euro ciascuno, come emerge dalle carte rese pubbliche dal giornale Open.
È solo uno dei dettagli dell'inchiesta condotta dalla Procura di Milano insieme alla Guardia di Finanza di Cremona e Novara che si è conclusa con 16 persone arrestate con l'accusa di associazione a delinquere e truffa. "I compiti e le funzioni all'interno del sodalizio criminale erano ben precisi e delineati - fanno sapere dal Comando provinciale di Novara - I promotori, cittadini di origine rumena, avevano il compito di procurare i documenti ed i nominativi di propri connazionali avvalendosi anche dell'ausilio di complici operanti all'estero. Tali documenti venivano poi consegnati, tramite persone di fiducia, ai titolari compiacenti di CAF i quali predisponevano e compilavano la falsa documentazione di supporto alla domanda (DSU e codice fiscale)".
E la falsa documentazione passava anche da Barletta, dove il dipendente dell'Agenzia delle Entrate elaborava i codici fiscali che secondo le carte dell'inchiesta pubblicate dal giornale online, venivano consegnati per strada dopo un appuntamento preso su whatsapp. I documenti erano così trasmetterli ai Caf coinvolti nella rete che elaboravano i documenti per la richiesta del Reddito di cittadinanza.
"Successivamente altri membri erano incaricati di ritirare le card presso gli uffici postali", spiegano da Novara. "L'analisi - proseguono - di oltre 14.000 posizioni da parte delle Fiamme Gialle di Novara e Cremona ha consentito di far emergere 9.000 false istanze per una truffa di oltre 20 milioni di euro. La sinergica e proattiva azione di contrasto condotta dalla Guardia di Finanza unitamente all'INPS ha consentito di interrompere i pagamenti evitando così l'ulteriore indebita percezione di oltre 60 milioni di euro".
Insomma, la banda contava sul fatto che i controlli sarebbero stati eseguiti ex post e non ex ante, con il risultato che fino a quando l'Inps non ha bloccato le erogazioni, più di 9mila cittadini residenti in Romania e non Italia hanno percepito un totale di circa 20 milioni di euro.
È solo uno dei dettagli dell'inchiesta condotta dalla Procura di Milano insieme alla Guardia di Finanza di Cremona e Novara che si è conclusa con 16 persone arrestate con l'accusa di associazione a delinquere e truffa. "I compiti e le funzioni all'interno del sodalizio criminale erano ben precisi e delineati - fanno sapere dal Comando provinciale di Novara - I promotori, cittadini di origine rumena, avevano il compito di procurare i documenti ed i nominativi di propri connazionali avvalendosi anche dell'ausilio di complici operanti all'estero. Tali documenti venivano poi consegnati, tramite persone di fiducia, ai titolari compiacenti di CAF i quali predisponevano e compilavano la falsa documentazione di supporto alla domanda (DSU e codice fiscale)".
E la falsa documentazione passava anche da Barletta, dove il dipendente dell'Agenzia delle Entrate elaborava i codici fiscali che secondo le carte dell'inchiesta pubblicate dal giornale online, venivano consegnati per strada dopo un appuntamento preso su whatsapp. I documenti erano così trasmetterli ai Caf coinvolti nella rete che elaboravano i documenti per la richiesta del Reddito di cittadinanza.
"Successivamente altri membri erano incaricati di ritirare le card presso gli uffici postali", spiegano da Novara. "L'analisi - proseguono - di oltre 14.000 posizioni da parte delle Fiamme Gialle di Novara e Cremona ha consentito di far emergere 9.000 false istanze per una truffa di oltre 20 milioni di euro. La sinergica e proattiva azione di contrasto condotta dalla Guardia di Finanza unitamente all'INPS ha consentito di interrompere i pagamenti evitando così l'ulteriore indebita percezione di oltre 60 milioni di euro".
Insomma, la banda contava sul fatto che i controlli sarebbero stati eseguiti ex post e non ex ante, con il risultato che fino a quando l'Inps non ha bloccato le erogazioni, più di 9mila cittadini residenti in Romania e non Italia hanno percepito un totale di circa 20 milioni di euro.