Politica
A Barletta che fine ha fatto la meritocrazia?
Intervento di Savino Montaruli, presidente di Unimpresa Bat. Il caso dei dirigenti del Comune di Barletta continua a far discutere
Barletta - martedì 23 ottobre 2012
«Prendiamo spunto ma solo spunto dal caso dei dirigenti del comune di Barletta che continua a far discutere. Non ci soffermiamo sui casi in specie, anche perché a tal proposito la nostra opinione sarebbe fortemente condizionata da taluni episodi spiacevoli e negativi che abbiamo registrato nel corso degli anni proprio nei rapporti con alcuni dei personaggi coinvolti». E' quanto scrive Savino Montaruli, presidente di Unimpresa Bat.
«Ciò che invece riteniamo sia degna di attenzione e di approfondimento è un'analisi più generale che vede il prevalere di situazioni sgradevoli quanto inaccettabili seppur divenute comune forma di comportamento che ci porta a dover constatare come questa categoria di "privilegiati" della cosa pubblica sia non già sempre l'espressione delle migliori professionalità selezionate con criteri di meritocrazia e di imparzialità ma spesso il risultato di compromessi e di logiche spartitorie che si consumano tutte all'interno di collaudati e deplorevoli meccanismi politico-partitici quali forme compensative e scambiste. A fronte, quindi, di una condizione di elevatissimo privilegio, anche retributivo, verrebbe così meno quel rapporto che proprio la legge ha voluto cioè la divisione netta tra compiti, poteri e competenze del ruolo dei dirigenti rispetto a quelli dei rappresentanti politici. E' proprio la "rottura" di questa "separazione", che dovrebbe invece essere elemento di garanzia e di corrette prassi, ad aver annientato certezze e rispetto istituzionale.
Quando questo "distacco di poteri" viene meno, come accade abitualmente in quasi tutte le realtà amministrative proprio a causa di perversi meccanismi che legano in molti e diversi modi i "due poteri", si registrano anomalie che portano a situazioni estreme come quelle registrate in diverse circostanze. Oltre queste considerazioni sarebbe altresì opportuna una valutazione di merito sulla quale ancora in pochi si soffermano ed è quella relativa al "grado di soddisfazione" rispetto alle prestazioni così ben retribuite. Non è sufficiente, non è per nulla sufficiente giustificare gli insuccessi e le mancate realizzazioni o il mancato raggiungimento degli obiettivi (anche quelli, gli obiettivi raggiunti vengono ulteriormente e profumatamente retribuiti attingendo all'apposito fondo predisposto per i privilegiati) ricercando responsabilità ed omissioni nella gestione politica. Questo comodo alibi verrebbe meno proprio se il potere del dirigente fosse nettamente distinto da quello politico. Basti guardare un minimo di documentazione per verificare come in taluni comuni permangano competenze dirigenziali e relativi oneri anche dopo la soppressione, di fatto, dei relativi Settori o accorpamento degli stessi con altri facenti capo ad altri dirigenti. In realtà, quindi, quello che la gente chiede è efficienza e operatività e quando queste ci sono si potrebbero giustificare anche condizioni estreme seppur al limite ma quando quelle condizioni estreme coincidono con la mancata realizzazione di strumenti e di opere indispensabili per la Comunità, allora la gente fa bene ad incazzarsi e a pretendere spiegazioni e provvedimenti.
A proposito di Barletta, vogliamo solo ricordare che a distanza di oltre dieci anni dal termine imposto dalla Regione Puglia, ad oggi ancora la città è priva dei minimi strumenti programmatici per le attività commerciali, nonostante gli "affidamenti" di incarichi.
E' ovvio che di fronte ad un'omissione di questo tipo che comporta tutta una serie di conseguenze anche in termini di sviluppo e di prospettiva, la gente non capisce e quando la gente non capisce può accadere di tutto, anche a Barletta».
«Ciò che invece riteniamo sia degna di attenzione e di approfondimento è un'analisi più generale che vede il prevalere di situazioni sgradevoli quanto inaccettabili seppur divenute comune forma di comportamento che ci porta a dover constatare come questa categoria di "privilegiati" della cosa pubblica sia non già sempre l'espressione delle migliori professionalità selezionate con criteri di meritocrazia e di imparzialità ma spesso il risultato di compromessi e di logiche spartitorie che si consumano tutte all'interno di collaudati e deplorevoli meccanismi politico-partitici quali forme compensative e scambiste. A fronte, quindi, di una condizione di elevatissimo privilegio, anche retributivo, verrebbe così meno quel rapporto che proprio la legge ha voluto cioè la divisione netta tra compiti, poteri e competenze del ruolo dei dirigenti rispetto a quelli dei rappresentanti politici. E' proprio la "rottura" di questa "separazione", che dovrebbe invece essere elemento di garanzia e di corrette prassi, ad aver annientato certezze e rispetto istituzionale.
Quando questo "distacco di poteri" viene meno, come accade abitualmente in quasi tutte le realtà amministrative proprio a causa di perversi meccanismi che legano in molti e diversi modi i "due poteri", si registrano anomalie che portano a situazioni estreme come quelle registrate in diverse circostanze. Oltre queste considerazioni sarebbe altresì opportuna una valutazione di merito sulla quale ancora in pochi si soffermano ed è quella relativa al "grado di soddisfazione" rispetto alle prestazioni così ben retribuite. Non è sufficiente, non è per nulla sufficiente giustificare gli insuccessi e le mancate realizzazioni o il mancato raggiungimento degli obiettivi (anche quelli, gli obiettivi raggiunti vengono ulteriormente e profumatamente retribuiti attingendo all'apposito fondo predisposto per i privilegiati) ricercando responsabilità ed omissioni nella gestione politica. Questo comodo alibi verrebbe meno proprio se il potere del dirigente fosse nettamente distinto da quello politico. Basti guardare un minimo di documentazione per verificare come in taluni comuni permangano competenze dirigenziali e relativi oneri anche dopo la soppressione, di fatto, dei relativi Settori o accorpamento degli stessi con altri facenti capo ad altri dirigenti. In realtà, quindi, quello che la gente chiede è efficienza e operatività e quando queste ci sono si potrebbero giustificare anche condizioni estreme seppur al limite ma quando quelle condizioni estreme coincidono con la mancata realizzazione di strumenti e di opere indispensabili per la Comunità, allora la gente fa bene ad incazzarsi e a pretendere spiegazioni e provvedimenti.
A proposito di Barletta, vogliamo solo ricordare che a distanza di oltre dieci anni dal termine imposto dalla Regione Puglia, ad oggi ancora la città è priva dei minimi strumenti programmatici per le attività commerciali, nonostante gli "affidamenti" di incarichi.
E' ovvio che di fronte ad un'omissione di questo tipo che comporta tutta una serie di conseguenze anche in termini di sviluppo e di prospettiva, la gente non capisce e quando la gente non capisce può accadere di tutto, anche a Barletta».