Viale Dante Alighieri al tempo del COVID-19, «Un porto di mare: gente che va e viene»
«Vedo giovani e anziani che passeggiano o vanno in bicicletta, macchine che scorrono con lo stesso traffico di sempre»
venerdì 20 marzo 2020
17.05
iReport
«Gentile Redazione,
Come se non bastasse la pandemia e la terribile paura di essere finiti in una realtà così spaventosa da superare qualsiasi film apocalittico, da qualche giorno ho la sensazione di essere la protagonista de "La finestra sul cortile". A differenza della finestra dell'hitchcockiano Jeff, il mio balcone si affaccia dritto, dritto su una delle strade più trafficate della periferia ed io non ho bisogno di un binocolo per sbirciare nelle case dei miei vicini perché, a differenza di quanto previsto, i miei vicini (e non) sono tutti per strada. Viale Dante Alighieri è un porto di mare: gente che va e viene, persone che in attesa di entrare nel Tabacchi fanno capannello fuori, chiacchierano e fumano (senza distanza di sicurezza), giovani e anziani che passeggiano o corrono o vanno in bicicletta, macchine che scorrono con lo stesso traffico di sempre (parcheggiando in doppia fila e creando ingorghi) e donne (o i loro mariti) che visitano il supermercato due, tre volte al giorno. In questa zona della città, non penso che qualcuno abbia capito che per muoversi serva l'autocertificazione, perché nessuno è mai venuto qui a controllare e chiedergliela.
Questa non è la trama di thriller e sicuramente non assisterò allo svolgimento di un delitto in quanto tale, ma lo scenario è comunque terrificante e gli uomini e le donne fuori dalla mia finestra stanno contribuendo all'aggravarsi di una situazione pericolosa e alla potenziale morte di qualcuno. Ormai, credo che servano a poco gli appelli ai miei concittadini che sembrano infischiarsene dell'emergenza e dei ricoverati nelle terapie intensive, credendo evidentemente di esserne immuni, ma è al sindaco che mi rivolgo: che vengano fatti i controlli, più spesso, più a lungo, perché, in questo lato della città, è, ahimè, solo un altro giorno di ordinaria follia».
Una lettrice
Come se non bastasse la pandemia e la terribile paura di essere finiti in una realtà così spaventosa da superare qualsiasi film apocalittico, da qualche giorno ho la sensazione di essere la protagonista de "La finestra sul cortile". A differenza della finestra dell'hitchcockiano Jeff, il mio balcone si affaccia dritto, dritto su una delle strade più trafficate della periferia ed io non ho bisogno di un binocolo per sbirciare nelle case dei miei vicini perché, a differenza di quanto previsto, i miei vicini (e non) sono tutti per strada. Viale Dante Alighieri è un porto di mare: gente che va e viene, persone che in attesa di entrare nel Tabacchi fanno capannello fuori, chiacchierano e fumano (senza distanza di sicurezza), giovani e anziani che passeggiano o corrono o vanno in bicicletta, macchine che scorrono con lo stesso traffico di sempre (parcheggiando in doppia fila e creando ingorghi) e donne (o i loro mariti) che visitano il supermercato due, tre volte al giorno. In questa zona della città, non penso che qualcuno abbia capito che per muoversi serva l'autocertificazione, perché nessuno è mai venuto qui a controllare e chiedergliela.
Questa non è la trama di thriller e sicuramente non assisterò allo svolgimento di un delitto in quanto tale, ma lo scenario è comunque terrificante e gli uomini e le donne fuori dalla mia finestra stanno contribuendo all'aggravarsi di una situazione pericolosa e alla potenziale morte di qualcuno. Ormai, credo che servano a poco gli appelli ai miei concittadini che sembrano infischiarsene dell'emergenza e dei ricoverati nelle terapie intensive, credendo evidentemente di esserne immuni, ma è al sindaco che mi rivolgo: che vengano fatti i controlli, più spesso, più a lungo, perché, in questo lato della città, è, ahimè, solo un altro giorno di ordinaria follia».
Una lettrice