Barletta-Spinazzola
Barletta-Spinazzola

Una ferrovia rimasta senza treni. Lo strano caso della Barletta-Spinazzola

La nota di Luigi Garribba-Italia Nostra Onlus Sezione di Canosa

Era il 9 giugno 2022 quando Rete Ferroviaria Italiana annunciava che la circolazione dei treni sulla linea Barletta - Spinazzola sarebbe stata sospesa fino a settembre e affidata al servizio sostitutivo dei bus, per poter procedere a nuovi interventi di manutenzione straordinaria. Erano previsti il consolidamento delle gallerie a ridosso di Spinazzola, la riqualificazione di quindici ponti dislocati lungo l'intera linea, l'ammodernamento di quattro passaggi a livello, più altri interventi di manutenzione e, infine, l'attivazione del Sistema di sicurezza Controllo Marcia Treno sull'intera linea. Alcuni ricorderanno, che la linea era già stata chiusa altre due volte negli ultimi anni: durante l'estate 2020, per la sostituzione dei binari tra Barletta e Canosa (42 milioni di euro) e tra la primavera e l'autunno del 2021, per il rinnovo totale di altri 20 km di binari tra Canosa e Minervino (25 milioni di euro). L'ambizioso piano di manutenzione e potenziamento tecnologico, rivelato nel 2020, era finalizzato al generale miglioramento della linea e comprendeva persino l'elettrificazione, seppur limitata al solo percorso Barletta-Canosa (entro il 2025), oltre alla realizzazione di una nuova fermata presso l'ospedale di Barletta (entro il 2023), per un importo complessivo 145 milioni di euro.

A maggio 2022, in occasione della Presentazione del Piano Industriale 2022-2031, RFI ha ulteriormente blandito le popolazioni di Canosa, Minervino e Spinazzola, con nuovi proclami: "Una volta completata l'integrazione della stazione di Barletta con la rete di Ferrotramviaria, sarà possibile creare un collegamento diretto fra Canosa e l'Aeroporto di Bari. Il progetto comprende anche la realizzazione della nuova fermata di Barletta Ospedale che sarà attivata entro il 2025. I lavori di elettrificazione [della linea Barletta - Canosa] saranno ultimati nel 2026." Se si rileggono le date a ritroso, si palesa innanzitutto il differimento della fine lavori e la bizzarria di elettrificare solo i primi 25 km della linea, lunga 65 km. Ma, entrando nel merito, nessun cenno è stato fatto al materiale rotabile che sarebbe utilizzato sui nuovi binari o sulla linea (parzialmente) elettrificata. Un dato non di poco conto, visto che le familiari automotrici diesel ALn 668, hanno come minimo 40 anni!. Né si può pensare che i tempi di percorrenza, per coprire i 65 km che separano Barletta da Spinazzola, debbano ancora essere superiori a un'ora col treno e a oltre un'ora e mezza col bus sostitutivo. Che appetibilità, per pendolari e turisti, può avere un trasporto pubblico così sconclusionato, su un tracciato totalmente rifatto grazie a investimenti di tale portata?

Altrove, RFI già utilizza nuovi convogli ad alimentazione diesel o mista diesel/elettrica, di concezione moderna, con velocità che variano dai 120 ai 160 km/h, con ambienti interni facilmente accessibili grazie ai piani ribassati, serviti da aria condizionata, display informativi, telecamere di sorveglianza, equipaggiati con prese elettriche e USB e soprattutto con spazi per disabili e vani per le biciclette. E quindi arriviamo alla beffa: RFI, con ulteriore comunicato stampa del 15 settembre 2022, comunicava il rinvio della riapertura della linea, a fine gennaio 2023, a causa del rinvenimento di resti archeologici presso la stazione di Canne. Sappiamo che i lavori sono terminati da un pezzo e che ci sia anche una circolare compartimentale che certifica il completamento delle modifiche infrastrutturali. Quindi perché nell'orario ufficiale di Trenitalia, almeno fino al cambio orario di giugno, non c'è alcuna traccia del ripristino del servizio treni?

Per caso la linea ferroviaria è destinata a subire la stessa sorte toccata alla famigerata SP3 (exSR6), costata oltre 2 milioni di euro a km, rimasta incompleta a ridosso di Minervino e tuttora semi abbandonata? Ai ritardi e alle anomalie qui denunciate, si contrappone la richiesta da parte di un'utenza sempre più vasta, di una mobilità ecologica ed efficiente, come quella fornita dal binomio ferrovia + bicicletta. Da qualche mese, anche grazie all'intervento della Fondazione FS, è cominciata la ristrutturazione della storica linea Rocchetta Sant'Antonio-Gioia del Colle, individuata come meritevole di recupero, perché situata in area di particolare pregio naturalistico e archeologico.

La Ferrovia Barletta-Spinazzola, oltre ad avere analoghe valenze storiche, monumentali e paesaggistiche e a favorire, come l'altra, le connessioni tra le comunità interne, si trova nell'invidiabile posizione a cavallo tra il Parco dell'Alta Murgia e quello dell'Ofanto. Di conseguenza avrebbe un ruolo primario per "la diffusione della mobilità sostenibile, in linea con gli obiettivi del Piano Regionale della Mobilità Ciclistica", approvato proprio in questi giorni e teso alla "promozione e alla diffusione del cicloturismo come alternativa alla mobilità privata motorizzata, in stretto interscambio con il trasporto pubblico su ferro e gomma". In questa prospettiva il completamento e l'entrata in funzione della linea ferroviaria Barletta - Spinazzola è una grande opportunità anche per la 'Ciclovia dell'Ofanto' che, costeggiando la linea ferroviaria, dovrebbe collegare Spinazzola alla foce del fiume e per la quale è stato richiesto un finanziamento di altri 15 milioni di euro. Se perdurerà il silenzio assordante delle istituzioni e dei politici locali, si accentueranno i processi di spopolamento e di declino economico dei centri interni della nostra provincia.
Luigi Garribba- Italia Nostra Onlus Sezione di Canosa
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