Popolane nella Disfida
Popolane nella Disfida

Più che una Disfida... «una carnevalata»

Incongruenze storiche, scarpe e sigarette nel corteo

Correva l'anno 1503…ehmm no, 1286… uhmm neanche, 1674… nemmeno… ah, sì! Correva l'anno 2014, e a Barletta si rievoca il Carnevale di Viareggio! E sì, perché quella vista sabato sera per le vie di Barletta non è stata la Rievocazione storica della Disfida di Barletta, avvenuta nell'anno 1503, ma un corteo a sé stante che nulla ha a che vedere con la storia e il modus vivendi dell'epoca della Disfida. Graditissimo l'evento benché zoppo del certame cavalleresco, vero fulcro di tutta la manifestazione ma, per carità, non si può prende per i fondelli la gente facendo passare una carnevalata per una rievocazione storica.

Non risulta da nessun trattato storico che nel 1503 fossero in uso tinture fuxia per i capelli, piercing, unghie fosforescenti, tatuaggi multicolor, occhiali da vista, orologi da polso, infradito, sandali da mare, calzamaglie in nylon e vestiti in raso. Vogliamo parlare degli stivali griffati con il nome del cavaliere? Particolare forse ispirato alle Nike del cartone animato Hercules? O dei giocolieri con i gilet con un luccicante albero di natale con tanto di angioletti? E che dire di uno dei tredici cavalieri che ha pensato bene di utilizzare il cellulare? Forse stava chiamando la mamma per comunicargli l'inaspettata vittoria contro lo nemico franzese? O di quello che si è fumato una sigaretta, relax dopo la battaglia? Avrà pensato che, visto che l'America è stata scoperta nel 1492, la Philip Morris avrà iniziato subito l'esportazione del tabacco in Europa (cosa peraltro iniziata alla fine del 1500). Vogliamo parlare delle popolane? Francamente non è stato possibile inquadrarle in nessuna epoca salvo in "ragazze mal vestite con corda in testa dell'anno 2014". Insomma, di tutto di più.

Un crogiolo di armi di varie epoche, improbabili tamburi aerografati, attori sghignazzanti sul palco (del tipo mi hanno pagato un botto per 10 minuti sul palco, me la rido per questo!), un Lamotte (chi era?) invisibile tra le sbarre fittissime di una carro prigione di epoca più romana che rinascimentale, una carrozza futuristica per il 1503.

Insomma un corteo approssimato, chiassoso e festante all'inizio, poi incredibilmente silenzioso nel mezzo e poi di colpo rumoroso per una battaglia tra prigionieri francesi e armigeri non meglio identificati; ma i prigionieri non erano trattati con la dignità che si deve ai cavalieri di rango elevato? Non avrebbero dovuto essere anch'essi a cavallo ma con le insegne abbassate? Ed Ettore Fieramosca, il trionfatore, perché relegato in fondo al corteo poco prima della macchina della Polizia?

La cosa più vera che ho visto sabato sera è stato il pubblico. Festante, gioioso, entusiasta, forse con più animo e verità interiore della stessa gente che nel 1503 assistette al vero trionfo di una italianità ancora là a venire e che armò di scalpello la mano di qualcuno a tal punto da far incidere sul lato del campanile della Cattedrale "nel 1503 fu la Gran Vittoria". Però cosa penserebbe quel pubblico che con la propria gioia e partecipazione ha pensato di comprare una scintillante Ferrari ed invece gli è stata consegnata una scassata Fiat 500? Una 500 da 70.000 euro!

[Un cittadino appassionato di storia]
Incongruenze nel corteo della DisfidaIncongruenze nel corteo della DisfidaIncongruenze nel corteo della Disfida
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