Pietro Mennea era prima di ogni altra cosa un uomo generoso, un uomo buono
Tante le note commosse giunte alla redazione di Barlettalife
giovedì 21 marzo 2013
17.54
iReport
Giungono numerosi in redazione atti di stima verso il campione appena scomparso. Pietro Mennea, campione anche della migliore barlettanità lascia un segno marcano negli animi di molti. Tra tantissime note questa, veritiera e sincera, non fa altro che aggiungere umanità a quella che tutti riconosciamo al nostro concittadino. Grazie Pietro.
«Ho avuto l'onore di conoscerlo nella primavera del 2002 ed il privilegio di lavorare fianco a fianco con lui come responsabile della segreteria politica in occasione della sua candidatura a Sindaco della Città di Barletta». Così interviene la nostra lettrice Francesca Ceto ricordando la figura del campione barlettano. «Sono tantissimi i ricordi legati a lui, a quella esperienza condivisa. Pietro Mennea era prima di ogni altra cosa un uomo generoso, un uomo buono. Aveva conosciuto bene la povertà, questo era il suo valore aggiunto, non l'aveva mai dimenticato, mai rinnegato. Anche il successo di cui godeva non l'aveva cambiato, non si è sentito mai un gradino più in alto di altri. Lui insegnava ai giovani di avere fiducia sempre; di credere in se stessi. La sua esperienza era la prova che la tenacia e l'impegno prima o poi pagano. Alle nostre interminabili conversazioni che vertevano quasi sempre sulla mia preoccupazione per il futuro rispondeva: "Ricorda sempre che tutto arriva per chi sa aspettare!"».
«Mentre il suo staff (tra cui io) si impegnava ad organizzare eventi, incontri politici e comizi lui passava ore intere chiuso nella sua stanza. Ho saputo dopo che preparava la tesi di laurea in Scienze Motorie. Tesi che ha discusso al pari di uno studente qualunque. Abbiamo riso tanto insieme, mi ha insegnato tanto e la sua umiltà è l'eredità più grande che mi rimane. La Città di Barletta non l'ha saputo apprezzare, non l'ha mai amato fino in fondo, non l'ha sentito mai completamente figlio; la stessa Barletta che lui invece non si stancava mai di ricordare, di ringraziare. Avevamo tanti progetti insieme che il tempo poi ha murato. Non posso non ricordare in questo momento il pacato dolore con cui mi comunicò la morte di sua madre, pochi anni fa; il suo guardarmi, la sottile ironia che esaltava la cordiale signorilità del suo tratto. Il suo ringraziarmi mille volte al giorno con un timidissimo sorriso».
«Il mio unico rammarico oggi è di non aver fatto altrettanto per lui, di non aver avuto il tempo di condividere il dramma che stava vivendo. Il mio unico conforto l'avergli ripetuto all'infinito quanto gli volessi bene. Le ultime parole che avrei voluto sussurrargli che avrà sempre un posticino piccolo piccolo nel mio cuore».
«Ho avuto l'onore di conoscerlo nella primavera del 2002 ed il privilegio di lavorare fianco a fianco con lui come responsabile della segreteria politica in occasione della sua candidatura a Sindaco della Città di Barletta». Così interviene la nostra lettrice Francesca Ceto ricordando la figura del campione barlettano. «Sono tantissimi i ricordi legati a lui, a quella esperienza condivisa. Pietro Mennea era prima di ogni altra cosa un uomo generoso, un uomo buono. Aveva conosciuto bene la povertà, questo era il suo valore aggiunto, non l'aveva mai dimenticato, mai rinnegato. Anche il successo di cui godeva non l'aveva cambiato, non si è sentito mai un gradino più in alto di altri. Lui insegnava ai giovani di avere fiducia sempre; di credere in se stessi. La sua esperienza era la prova che la tenacia e l'impegno prima o poi pagano. Alle nostre interminabili conversazioni che vertevano quasi sempre sulla mia preoccupazione per il futuro rispondeva: "Ricorda sempre che tutto arriva per chi sa aspettare!"».
«Mentre il suo staff (tra cui io) si impegnava ad organizzare eventi, incontri politici e comizi lui passava ore intere chiuso nella sua stanza. Ho saputo dopo che preparava la tesi di laurea in Scienze Motorie. Tesi che ha discusso al pari di uno studente qualunque. Abbiamo riso tanto insieme, mi ha insegnato tanto e la sua umiltà è l'eredità più grande che mi rimane. La Città di Barletta non l'ha saputo apprezzare, non l'ha mai amato fino in fondo, non l'ha sentito mai completamente figlio; la stessa Barletta che lui invece non si stancava mai di ricordare, di ringraziare. Avevamo tanti progetti insieme che il tempo poi ha murato. Non posso non ricordare in questo momento il pacato dolore con cui mi comunicò la morte di sua madre, pochi anni fa; il suo guardarmi, la sottile ironia che esaltava la cordiale signorilità del suo tratto. Il suo ringraziarmi mille volte al giorno con un timidissimo sorriso».
«Il mio unico rammarico oggi è di non aver fatto altrettanto per lui, di non aver avuto il tempo di condividere il dramma che stava vivendo. Il mio unico conforto l'avergli ripetuto all'infinito quanto gli volessi bene. Le ultime parole che avrei voluto sussurrargli che avrà sempre un posticino piccolo piccolo nel mio cuore».