La solita tragicommedia del passaggio a livello di via Andria
Chiuso per oltre due ore. Il racconto di un lettore
martedì 13 agosto 2013
20.37
iReport
Gentile Redazione,
vi scrivo per segnalarvi l'assurdo episodio di questa notte. Alle ore 02:05 di notte, mentre tornavo a casa dal centro città verso zona Patalini percorrendo Via Andria, mi sono imbattuto (manco a dirlo) nel passaggio a livello delle ferrovie chiuso.
Sono ormai trent'anni che subisco quel passaggio come se fosse uno stop contemplativo alla mia vita... come me tutti gli abitanti di questa città che, quasi come un rito di iniziazione, lo hanno attraversato almeno una volta nella vita (non sei barlettano se non sei stato fermo mezz'ora al passaggio di via Andria a vedere correre i treni). Attendo pazientemente anche questa volta.
Dopo 10 minuti di attesa in prossimità delle sbarre mi si avvicina un turista francese che mi chiede esterefatto se fosse normale attendere almeno 45 minuti con le sbarre chiuse senza che un, dico uno, treno fosse passato. Piccola consultazione fra la gente in coda in attesa e vien fuori, stando ai primi della fila, persone non di Barletta, che il passaggio era chiuso da almeno le ore 01:15, cioè un'ora e dieci minuti. Cerchiamo il numero delle ferrovie per un reclamo, ma il numero risulta impossibile da trovare anche consultando il sito tramite uno smartphone. Stanchi dell'attesa chiamiamo i carabinieri affinchè intervengano presso le ferrovie ma ci viene risposto di trovare strade alternative perchè loro non hanno il potere di far aprire il passaggio! Demoralizzati, stanchi e delusi da tutte le innefficienze tipiche italiane mi offro di mostrare alle persone in fila, non barlettane, una strada alternativa per passare al di là del passaggio evitando di arrivare fino all'ingresso di via Trani della 16 bis. Ed ecco che mi metto alla testa di un corteo di 5 macchine che, viaggiando nella città deserta, valicano la linea Maginot cittadina attraverso il sottopasso di Via Alvisi per arrivare, infine, in Via Andria ed essere liberi dalla gabbia del passaggio.
Mostrata loro la via torno a casa, mi affaccio al balcone da dove riesco ad intravedere la luce rossa del passaggio che ne segnala la chiusura e verifico che è ancora accesa.... sono le ore 03:24 ed è ancora chiuso, senza una segnalazione di eventuale guasto, senza che un sol treno sia passato, senza che un carabiniere si sia affacciato a verificare la chiamata. Solo le autovetture in coda di chi, tàpino, ignaro di tutto, arriva e attende pensando che il passaggio sia stato chiuso da pochi minuti.
Tra tutte le beghe di questa nazione, tutti i sotterfugi dei prepotenti, tutte le cose a cui noi italiani ormai siamo abituati da secoli e a cui non facciamo ormai più caso, forse il commento più azzeccato è stato quello del turista francese, che con il suo italiano con accento francese e, magari memore dei medesimi commenti dei suoi predecessori ai tempi della Disfida, ha esclamato "che paese di mèerda!" Come non dargli atto e mettere a tacere quello scatto di orgoglio e di amor patrio... non siam più della stoffa dei 13 che vinsero contro altri 13.
Un cittadino come tanti: stufo e deluso!
vi scrivo per segnalarvi l'assurdo episodio di questa notte. Alle ore 02:05 di notte, mentre tornavo a casa dal centro città verso zona Patalini percorrendo Via Andria, mi sono imbattuto (manco a dirlo) nel passaggio a livello delle ferrovie chiuso.
Sono ormai trent'anni che subisco quel passaggio come se fosse uno stop contemplativo alla mia vita... come me tutti gli abitanti di questa città che, quasi come un rito di iniziazione, lo hanno attraversato almeno una volta nella vita (non sei barlettano se non sei stato fermo mezz'ora al passaggio di via Andria a vedere correre i treni). Attendo pazientemente anche questa volta.
Dopo 10 minuti di attesa in prossimità delle sbarre mi si avvicina un turista francese che mi chiede esterefatto se fosse normale attendere almeno 45 minuti con le sbarre chiuse senza che un, dico uno, treno fosse passato. Piccola consultazione fra la gente in coda in attesa e vien fuori, stando ai primi della fila, persone non di Barletta, che il passaggio era chiuso da almeno le ore 01:15, cioè un'ora e dieci minuti. Cerchiamo il numero delle ferrovie per un reclamo, ma il numero risulta impossibile da trovare anche consultando il sito tramite uno smartphone. Stanchi dell'attesa chiamiamo i carabinieri affinchè intervengano presso le ferrovie ma ci viene risposto di trovare strade alternative perchè loro non hanno il potere di far aprire il passaggio! Demoralizzati, stanchi e delusi da tutte le innefficienze tipiche italiane mi offro di mostrare alle persone in fila, non barlettane, una strada alternativa per passare al di là del passaggio evitando di arrivare fino all'ingresso di via Trani della 16 bis. Ed ecco che mi metto alla testa di un corteo di 5 macchine che, viaggiando nella città deserta, valicano la linea Maginot cittadina attraverso il sottopasso di Via Alvisi per arrivare, infine, in Via Andria ed essere liberi dalla gabbia del passaggio.
Mostrata loro la via torno a casa, mi affaccio al balcone da dove riesco ad intravedere la luce rossa del passaggio che ne segnala la chiusura e verifico che è ancora accesa.... sono le ore 03:24 ed è ancora chiuso, senza una segnalazione di eventuale guasto, senza che un sol treno sia passato, senza che un carabiniere si sia affacciato a verificare la chiamata. Solo le autovetture in coda di chi, tàpino, ignaro di tutto, arriva e attende pensando che il passaggio sia stato chiuso da pochi minuti.
Tra tutte le beghe di questa nazione, tutti i sotterfugi dei prepotenti, tutte le cose a cui noi italiani ormai siamo abituati da secoli e a cui non facciamo ormai più caso, forse il commento più azzeccato è stato quello del turista francese, che con il suo italiano con accento francese e, magari memore dei medesimi commenti dei suoi predecessori ai tempi della Disfida, ha esclamato "che paese di mèerda!" Come non dargli atto e mettere a tacere quello scatto di orgoglio e di amor patrio... non siam più della stoffa dei 13 che vinsero contro altri 13.
Un cittadino come tanti: stufo e deluso!