Canne della Battaglia, patrimonio di tutti
Una precisazione del perito agrario Giuseppe Dargenio
martedì 15 novembre 2016
iReport
«A seguito del mio intervento di stampa del 8 novembre scorso sul quotidiano telematico BarlettaViva in merito al sito archeologico di Canne, alcuni anonimi lettori hanno espresso un loro positivo parere ma il Comitato Pro Canne, che è professionalmente il portavoce culturale del nostro sito archeologico si incarica, a seguito di questo come di altri miei liberi interventi su Canne, di ricordare (allegando anche un documento filmato) una mia passata dichiarazione risalente all'anno 2012. Infatti nel contesto di una mia idea che, pubblicamente, espressi sulla stampa nel 2012 dichiarai, tra l'altro, di essere uno dei proprietari del sito San Ruggiero conosciuto come Masseria Canne Ex Iannuzzi.
Preciso che, con parole semplici essendo un semplice cittadino, legittimamente espressi, in quell'occasione, una idea di come si poteva (si può) regolare e regolarizzare una iniziativa d'impresa, espressamente formulata per Canne della Battaglia, completamente (o quasi) svincolata da finanziamenti pubblici spesso ridicoli per la loro esiguità e fonte di umane cupidigie di cui le cronache giornalistiche nazionali sono strapiene. L'idea affondava ed affonda le proprie radici anche negli attuali apparati normativi ma con il plus di un indispensabile protocollo di intesa pubblico-privato in cui fossero esplicitate significative deroghe urbanistiche rivolte ad un pool di privati (specializzati) pronti a metterci i loro quattrini con il fine di un rientro economico, a seguito di un certissimo successivo business turistico e produttivo, nel sito archeologico di Canne. Sempre sperando di non aver detto "cavolate" continuavo raccontando che una parte congrua dei futuri introiti netti sarebbe stata, in accordo tra le parti, contrattualmente indirizzata dal comune di Barletta sia per opere di pubblico interesse nello stesso sito sia per nuovi scavi archeologici che avrebbero incrementato ancor di più i flussi turistici nell'interesse, oltre che degli stessi investitori, di tutta l'economia cittadina.
Oggi, in maniera ripetitiva e non propriamente istituzionale, il comitato Pro Canne mette in risalto queste mie sobrie dichiarazioni sospettandole come terreno di coltura per presunte speculazioni e cementificazioni portando come esempio il tragicomico progetto (più comico che tragico) di Montaltino. In ogni caso colgo l'occasione per indirizzare al signor sindaco del Comune di Barletta, e per conoscenza ai lettori del quotidiano telematico BarlettaViva, due mie dichiarazioni chiarificatrici:
Giuseppe Dargenio, perito agrario
Preciso che, con parole semplici essendo un semplice cittadino, legittimamente espressi, in quell'occasione, una idea di come si poteva (si può) regolare e regolarizzare una iniziativa d'impresa, espressamente formulata per Canne della Battaglia, completamente (o quasi) svincolata da finanziamenti pubblici spesso ridicoli per la loro esiguità e fonte di umane cupidigie di cui le cronache giornalistiche nazionali sono strapiene. L'idea affondava ed affonda le proprie radici anche negli attuali apparati normativi ma con il plus di un indispensabile protocollo di intesa pubblico-privato in cui fossero esplicitate significative deroghe urbanistiche rivolte ad un pool di privati (specializzati) pronti a metterci i loro quattrini con il fine di un rientro economico, a seguito di un certissimo successivo business turistico e produttivo, nel sito archeologico di Canne. Sempre sperando di non aver detto "cavolate" continuavo raccontando che una parte congrua dei futuri introiti netti sarebbe stata, in accordo tra le parti, contrattualmente indirizzata dal comune di Barletta sia per opere di pubblico interesse nello stesso sito sia per nuovi scavi archeologici che avrebbero incrementato ancor di più i flussi turistici nell'interesse, oltre che degli stessi investitori, di tutta l'economia cittadina.
Oggi, in maniera ripetitiva e non propriamente istituzionale, il comitato Pro Canne mette in risalto queste mie sobrie dichiarazioni sospettandole come terreno di coltura per presunte speculazioni e cementificazioni portando come esempio il tragicomico progetto (più comico che tragico) di Montaltino. In ogni caso colgo l'occasione per indirizzare al signor sindaco del Comune di Barletta, e per conoscenza ai lettori del quotidiano telematico BarlettaViva, due mie dichiarazioni chiarificatrici:
- Non sono io che possiedo imprese edili; né tratto con imprese edili; né ho interessi visibili od occulti con imprese edili. Avrei suggerito, per le finalità da me proposte, società che garantissero non calce né mattoni forati tradizionali (se non in maniera estremamente limitata) ma materiale eco-sostenibile per strutture che rivitalizzassero e ridefinissero il ruolo turistico sia della Masseria Canne che dell'intera zona archeologica. Tutto ciò alla luce di norme perequative per alcuni terreni e immobili rurali strategici nell'area archeologica in esame ma che, egregio Signor Sindaco, a tutt'oggi forse per mia cecità non le vedo menzionate ne indicate nell'attuale documento programmatico preliminale al PUG, in evidente contrasto ai dettati delle Norme Urbanistiche Regionali sovraordinate (L.R. n° 20 /2001 art. 14 e art 15 comma 5bis). Il Sig. Vinella può leggere Il Sole 24 Ore del 18/10/2012 nel supplemento Casa 24 Plus pag. 23: vi troverà che oggi si possono tirar su in 40 giorni, ad esempio, abitazioni costruite con muri di canapa e tetti in legno che potrebbero perfettamente armonizzarsi accanto alle antiche mura debitamente risanate e ristrutturare della Masseria Canne. Sicuramente tali strutture in materia naturale (non in cemento) sono molto più serie e razionali, in un contesto rurale, dei ridicoli villoni di Montaltino che giustamente offendevano la vista ad un distinto signore residente in loco che ha avuto il buon gusto di bloccare il proseguimento delle opere. Le case in canapa e legno, appena citate, sono alcune delle novità riportate nell'articolo del quotidiano Il Sole 24 Ore nel 2012 e presentate, in quello stesso anno al green home design area espositiva del made expo dedicata all'architettura verde. Comunque a mostrare come le regole della bio edilizia si adattino anche a spazi pubblici è, ad esempio, il green kinder house che accoppia una green house ad un asilo nido (ma anche a strutture turistiche come ristoranti, alberghi, sale ricevimenti) a bassissimo, quasi nullo, impatto ambientale; una struttura comunque autosufficiente dal punto di vista energetico e antisismica.
- Ovvio che anche per costruire green in un parco archeologico ci vogliono delle regole ma, egregio signor sindaco, penso che non occorra un nuovo piano urbanistico, se potenzialmente monco degli indispensabili riferimenti perequativi, ne di tantissime norme, lacci e lacciuoli.
Giuseppe Dargenio, perito agrario