Altri sport
Un sogno a cinque cerchi: parla Vittorio Brandi, unico tedoforo pugliese a Londra 2012
L'emozione della torcia olimpica in "Il pallone che rotolò fino alle Olimpiadi"
Barletta - giovedì 31 ottobre 2013
8.52
Immaginate di rappresentare la vostra terra, la vostra Nazione, e di farlo davanti a centinaia di milioni di occhi, presenti e virtuali: è un emozione unica, che potrete raccontare in maniera dettagliata solo dopo aver corso 300 metri stringendo tra le mani una torcia olimpica. E' quello che è accaduto a Vittorio Brandi, 49enne di Ostuni, unico pugliese prescelto tra 11mila italiani per impugnare una delle torce olimpiche di Londra 2012. Il 2 luglio scorso, questo grande tifoso di basket percorreva le strade di Oadby, nel Leicestershire (Regno Unito). Oggi Vittorio, ex-cestista, sta diffondendo per le strade e le librerie pugliesi i racconti della sua esperienza nel volume "Il pallone che rotolò fino alle Olimpiadi": noi di Barlettalife.it l'abbiamo incontrato a Bari per un'emozionante intervista.
Vittorio, partiamo dal titolo del libro. Il soggetto è uno sport con la palla, che spesso passa in secondo piano alle Olimpiadi rispetto a nuoto e atletica leggera. Raccontaci il motivo di questa scelta.
«Nasce perchè da giovane ho sempre praticato pallacanestro, sin dalle scuole elementari. E questo correre verso un pallone, cercando di realizzare un canestro, mi stuzzicava oltremodo. Ho dovuto fare i conti con una limitazione fisica sin dalla nascita, una motivazione che mi ha spronato maggiormente a praticare questo sport: dicevo sempre che quando segnavo un canestro, per me i punti valevano doppi. Lentamente ho giocato in tante squadre, ma spesso ho dovuto affrontare i pregiudizi di tanti allenatori che mi tenevano fuori».
Appunto, i pregiudizi: quando sono ancora vivi nello sport?
«Purtroppo sono ancora radicati nel pensiero di chi pratica basket: oggi gioco ancora nel privato, capisco cosa vuole dire per i disabili praticare sport. Poi questa esperienza olimpica mi ha fatto capire oltremodo cosa significhi l'attività sportiva, nei panni di ambasciatore».
Cosa hai provato nel percorrere quei 300 metri? Che pensieri hai avuto in mente?
«Sinceramente devo ancora metabolizzare questa gioia. Ho sentito mentre correvo oltre all'urlo della variopinta folla, e ho avuto molto presente quello che chiamo il rumore della fiamma olimpica, quel brusìo che ti spinge a dare il massimo. Il mio spirito con il libro è quello di divulgare i valori di vita che lo sport contiene in sè».
Questi valori sani si ritrovano almeno nello sport dei piccoli?
«Questo non lo sapremo mai in via definitiva. Ciò che si può fare nel proprio piccolo è divulgare lo spirito olimpico, qualcosina verrà recepito».
Quali sono gli ingredienti del tuo volume?
«C'è un pò di tutto: c'è la passione sportiva, la voglia di superare gli ostacoli che la vita ti mette di fronte, c'è la testimonianza di Carlo Molfetta, medaglia d'oro di taekwondo originario di Mesagne, che con la sua semplicità coglie l'essenza dello sport e della vita».
C'è stato un augurio o un complimento particolare che la presentazione del libro ti ha portato in dote?
«Molte persone sono rimaste commosse, e questa è la gioia più grande che ognuno di noi possa provare».
Vittorio, tu sei stato tedoforo a Londra 2012. Nel privato, ogni giorno, non dovremmo essere tutti tedofori virtuali, orgogliosi del Paese che rappresentiamo?
«Io sono veramente onorato di aver portato la torcia olimpica qui in Puglia. Spesso la nostra regione va alla ribalta per le sue bellezze naturali, ma tanta gente con le sue storie di umiltà ci dà lustro. Io sono davvero orgoglioso di questa terra, di questa gente e dei talenti, anche sportivi, che produce».
(Twitter: @GuerraLuca88)
Vittorio, partiamo dal titolo del libro. Il soggetto è uno sport con la palla, che spesso passa in secondo piano alle Olimpiadi rispetto a nuoto e atletica leggera. Raccontaci il motivo di questa scelta.
«Nasce perchè da giovane ho sempre praticato pallacanestro, sin dalle scuole elementari. E questo correre verso un pallone, cercando di realizzare un canestro, mi stuzzicava oltremodo. Ho dovuto fare i conti con una limitazione fisica sin dalla nascita, una motivazione che mi ha spronato maggiormente a praticare questo sport: dicevo sempre che quando segnavo un canestro, per me i punti valevano doppi. Lentamente ho giocato in tante squadre, ma spesso ho dovuto affrontare i pregiudizi di tanti allenatori che mi tenevano fuori».
Appunto, i pregiudizi: quando sono ancora vivi nello sport?
«Purtroppo sono ancora radicati nel pensiero di chi pratica basket: oggi gioco ancora nel privato, capisco cosa vuole dire per i disabili praticare sport. Poi questa esperienza olimpica mi ha fatto capire oltremodo cosa significhi l'attività sportiva, nei panni di ambasciatore».
Cosa hai provato nel percorrere quei 300 metri? Che pensieri hai avuto in mente?
«Sinceramente devo ancora metabolizzare questa gioia. Ho sentito mentre correvo oltre all'urlo della variopinta folla, e ho avuto molto presente quello che chiamo il rumore della fiamma olimpica, quel brusìo che ti spinge a dare il massimo. Il mio spirito con il libro è quello di divulgare i valori di vita che lo sport contiene in sè».
Questi valori sani si ritrovano almeno nello sport dei piccoli?
«Questo non lo sapremo mai in via definitiva. Ciò che si può fare nel proprio piccolo è divulgare lo spirito olimpico, qualcosina verrà recepito».
Quali sono gli ingredienti del tuo volume?
«C'è un pò di tutto: c'è la passione sportiva, la voglia di superare gli ostacoli che la vita ti mette di fronte, c'è la testimonianza di Carlo Molfetta, medaglia d'oro di taekwondo originario di Mesagne, che con la sua semplicità coglie l'essenza dello sport e della vita».
C'è stato un augurio o un complimento particolare che la presentazione del libro ti ha portato in dote?
«Molte persone sono rimaste commosse, e questa è la gioia più grande che ognuno di noi possa provare».
Vittorio, tu sei stato tedoforo a Londra 2012. Nel privato, ogni giorno, non dovremmo essere tutti tedofori virtuali, orgogliosi del Paese che rappresentiamo?
«Io sono veramente onorato di aver portato la torcia olimpica qui in Puglia. Spesso la nostra regione va alla ribalta per le sue bellezze naturali, ma tanta gente con le sue storie di umiltà ci dà lustro. Io sono davvero orgoglioso di questa terra, di questa gente e dei talenti, anche sportivi, che produce».
(Twitter: @GuerraLuca88)