
Calcio
Un barlettano alle Universiadi, Antonio Damato: «Orgoglioso di aver rappresentato la mia città e l'Italia»
Intervista all'arbitro reduce dall'esperienza in terra di Russia
Barletta - venerdì 26 luglio 2013
110 gare dirette in serie A (tra le quali praticamente tutte le classiche del calcio italiano), 39 in serie B, sette in Coppa Italia, una nelle qualificazioni ai Mondiali, 10 in Europa League, una nelle qualificazioni agli Europei Under 21, numerose amichevoli a livello internazionale ed infine quattro gare delle Universiadi comprese la partita inaugurale e la finale: sono questi gli straordinari numeri di Antonio Damato, arbitro nato 41 anni fa nella città della Disfida. A pochi giorni dal suo rientro dalla Russia dove, come detto, ha diretto quattro gare delle Universiadi il fischietto barlettano ci racconta quella che è stata la sua partecipazione a quello che è in termini di numeri (10.400 atleti presenti in rappresentanza di 162 Paesi) e di discipline in programma (13 sport obbligatori più 14 opzionali) il secondo evento sportivo più importante del mondo dopo le Olimpiadi.
Antonio, hai vissuto questa manifestazione dalla gara inaugurale fino alla finale. Quali sono state le emozioni e le sensazioni che ti ha lasciato?
«E' stata un'esperienza splendida a livello sportivo e professionale. Era la prima volta che partecipavo ad una competizione di carattere mondiale con squadre provenienti da tutto il globo. Le Universiadi sono il secondo evento sportivo al mondo dopo le Olimpiadi e comprendono rappresentative di tutti gli sport. Il fatto che la FIFA mi abbia designato come unico arbitro italiano mi ha inorgoglito e sin da subito mi sono messo in testa di non prendere sotto gamba l'impegno cercando di ben figurare impegnandomi al massimo. Ho diretto ben quattro gare compresa la finale e credo dunque di essermi tolto belle soddisfazioni, di aver inorgoglito l'AIA e la FIGC in primis ma anche la sezione arbitrale e la città di Barletta di cui sono fiero di poter portare il nome in giro per il mondo».
Hai arbitrato nazionali come Francia, Brasile, Gran Bretagna, Russia e Ucraina, tutte nazionali blasonate. Hai notato tra i giocatori qualche talento in particolare?
«Sì, un calciatore dell'Ucraina in particolare il numero 7 di cui purtroppo non ricordo il nome e a cui ho fatto anche i complimenti nonostante la sconfitta contro la Gran Bretagna ai quarti. Proprio tra i britannici ho notato il centravanti Rae (autore di una doppietta nella finale persa contro la Francia, ndr) che potrebbe secondo me ben figurare anche nella serie A o nella serie B italiana».
Se volessi paragonare il livello della competizione a quello di una categoria calcistica italiana quale mi indicheresti?
«C'erano squadre come Russia, Giappone e le due finaliste Gran Bretagna e Francia che ben figurerebbero in serie A. Si trattava di squadre forti fisicamente e tecnicamente oltre che ben organizzate tatticamente. C'erano poi altre squadre un po' al disotto ma comunque non inferiori ad una formazione di serie B. Posso dire quindi che il livello della competizione era medio-alto».
In questi tornei internazionali un arbitro per andare avanti con la propria esperienza deve "sperare" nell'eliminazione della nazionale del suo Paese di appartenenza. Con che stato d'animo hai vissuto questo contrasto?
«Essendo la prima volta che partecipo ad una competizione del genere mi son trovato davanti per la prima volta a questo stato d'animo. Quando sono stato designato la prima cosa che ho pensato, egoisticamente, è quella di voler dirigere la finale. Dopo aver fatto però il viaggio con la nazionale azzurra e aver conosciuto i ragazzi mi è naturalmente venuta voglia di tifare per loro. Quando però ho saputo dell'eliminazione della squadra di Bertotto dalla fase èlite e quindi dalla corsa alle medaglie ho sperato di poter essere io a rappresentare l'Italia nella parte finale della competizione. Questa speranza si è poi concretizzata e sono stato contento di poter rappresentare la mia nazione in una competizione dalla grande risonanza, una risonanza tale da farmi ricevere le telefonate di molti colleghi della famiglia arbitrale che mi hanno fatto l'in bocca al lupo e i complimenti».
Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti in agenda?
«Lunedì 29 sarò a Sportilia per il tradizionale raduno precampionato, poi ci sarà un mese di agosto il cui calendario presenta numerosi impegni tra amichevoli, terzo turno preliminare di Europa League e prime giornate di campionato. Per questo motivo dovrò farmi trovare pronto ed a disposizione per ogni tipo di designazione».
Visti i numerosi impegni, sei riuscito ad andare un po' in vacanza?
«E' una bella domanda (ride). Quest'anno è stata per me un'estate un po' particolare, noi di solito ci riposiamo nel mese di giugno e nel mese di luglio ma l'impegno per le Universiadi dal 2 al 17 luglio ha cambiato le carte in tavola portandomi ad anticipare le vacanze con la mia famiglia a giugno. Non vi nascondo che quando mi è arrivata la designazione per le Universiadi ho guardato mia moglie pensando di darle un dispiacere nell'andar via anche a luglio ma lei si è dimostrata straordinaria comprendendo quella che è la mia passione, una passione che a questo livello diventa una vera e propria professione. Avere al proprio fianco una persona, una famiglia che comprenda e che sappia condividere con te una passione che può tenerti lontano da casa in periodi dove si va al mare o in cui si sta con i propri cari, è fondamentale. Quando ho avuto la certezza di poter condividere con mia moglie la gioia di prender parte ad un evento così importante sono partito per la Russia più tranquillo e sono rientrato ancor più contento e soddisfatto dei risultati ottenuti».
Abbiamo sentito recentemente il presidente della sezione AIA di Barletta Savino Filannino che ci ha parlato di una realtà in costante crescita. Hai anche tu la sensazione di una sezione in crescita non solo dal punto di vista numerico ma anche da quello della professionalità dei suoi componenti?
«Assolutamente sì. Io sono parte integrante di questo movimento e perciò vorrei che fossero gli altri a certificare la crescita innegabile di una sezione che è piccola ma può vantare tanti esponenti a livello nazionale, anche in numero maggiore rispetto a realtà più grandi. La crescita è davvero costante, basti pensare all'ultima promozione in ordine di tempo, quella di Soricaro che sarà assistente in serie B. Bisogna dare dunque atto al presidente Filannino e a chi lo ha preceduto di essere stati in grado di scovare talenti, ragazzi su cui poter lavorare perchè per fare l'arbitro ci vuole talento ma anche costanza e spirito di sacrificio, solo coltivando queste tre attitudini si possono raggiungere risultati. Un esempio di tutto questo sono proprio io che dopo aver cominciato per divertimento e per la grande passione che ho per il calcio, ho via via scalato le categorie fino a raggiungere l'apice. Quando vado in giro per l'Italia e partecipo alle riunioni sezionali trasmetto il mio pensiero ai ragazzi perchè sappiano che fare l'arbitro comporta delle responsabilità ma con la costanza e i sacrifici nulla è precluso e si possono raggiungere soddisfazioni che solo stando in campo si possono provare. La sezione di Barletta è dunque in costante crescita e continuerà ad esserlo anche grazie ai nuovi 17enni e 18enni attualmente impegnati nelle categorie regionali che bisognerà formare e a cui bisognerà permettere di spiccare il volo».
Adriano Antonucci
Antonio, hai vissuto questa manifestazione dalla gara inaugurale fino alla finale. Quali sono state le emozioni e le sensazioni che ti ha lasciato?
«E' stata un'esperienza splendida a livello sportivo e professionale. Era la prima volta che partecipavo ad una competizione di carattere mondiale con squadre provenienti da tutto il globo. Le Universiadi sono il secondo evento sportivo al mondo dopo le Olimpiadi e comprendono rappresentative di tutti gli sport. Il fatto che la FIFA mi abbia designato come unico arbitro italiano mi ha inorgoglito e sin da subito mi sono messo in testa di non prendere sotto gamba l'impegno cercando di ben figurare impegnandomi al massimo. Ho diretto ben quattro gare compresa la finale e credo dunque di essermi tolto belle soddisfazioni, di aver inorgoglito l'AIA e la FIGC in primis ma anche la sezione arbitrale e la città di Barletta di cui sono fiero di poter portare il nome in giro per il mondo».
Hai arbitrato nazionali come Francia, Brasile, Gran Bretagna, Russia e Ucraina, tutte nazionali blasonate. Hai notato tra i giocatori qualche talento in particolare?
«Sì, un calciatore dell'Ucraina in particolare il numero 7 di cui purtroppo non ricordo il nome e a cui ho fatto anche i complimenti nonostante la sconfitta contro la Gran Bretagna ai quarti. Proprio tra i britannici ho notato il centravanti Rae (autore di una doppietta nella finale persa contro la Francia, ndr) che potrebbe secondo me ben figurare anche nella serie A o nella serie B italiana».
Se volessi paragonare il livello della competizione a quello di una categoria calcistica italiana quale mi indicheresti?
«C'erano squadre come Russia, Giappone e le due finaliste Gran Bretagna e Francia che ben figurerebbero in serie A. Si trattava di squadre forti fisicamente e tecnicamente oltre che ben organizzate tatticamente. C'erano poi altre squadre un po' al disotto ma comunque non inferiori ad una formazione di serie B. Posso dire quindi che il livello della competizione era medio-alto».
In questi tornei internazionali un arbitro per andare avanti con la propria esperienza deve "sperare" nell'eliminazione della nazionale del suo Paese di appartenenza. Con che stato d'animo hai vissuto questo contrasto?
«Essendo la prima volta che partecipo ad una competizione del genere mi son trovato davanti per la prima volta a questo stato d'animo. Quando sono stato designato la prima cosa che ho pensato, egoisticamente, è quella di voler dirigere la finale. Dopo aver fatto però il viaggio con la nazionale azzurra e aver conosciuto i ragazzi mi è naturalmente venuta voglia di tifare per loro. Quando però ho saputo dell'eliminazione della squadra di Bertotto dalla fase èlite e quindi dalla corsa alle medaglie ho sperato di poter essere io a rappresentare l'Italia nella parte finale della competizione. Questa speranza si è poi concretizzata e sono stato contento di poter rappresentare la mia nazione in una competizione dalla grande risonanza, una risonanza tale da farmi ricevere le telefonate di molti colleghi della famiglia arbitrale che mi hanno fatto l'in bocca al lupo e i complimenti».
Quali sono i tuoi prossimi appuntamenti in agenda?
«Lunedì 29 sarò a Sportilia per il tradizionale raduno precampionato, poi ci sarà un mese di agosto il cui calendario presenta numerosi impegni tra amichevoli, terzo turno preliminare di Europa League e prime giornate di campionato. Per questo motivo dovrò farmi trovare pronto ed a disposizione per ogni tipo di designazione».
Visti i numerosi impegni, sei riuscito ad andare un po' in vacanza?
«E' una bella domanda (ride). Quest'anno è stata per me un'estate un po' particolare, noi di solito ci riposiamo nel mese di giugno e nel mese di luglio ma l'impegno per le Universiadi dal 2 al 17 luglio ha cambiato le carte in tavola portandomi ad anticipare le vacanze con la mia famiglia a giugno. Non vi nascondo che quando mi è arrivata la designazione per le Universiadi ho guardato mia moglie pensando di darle un dispiacere nell'andar via anche a luglio ma lei si è dimostrata straordinaria comprendendo quella che è la mia passione, una passione che a questo livello diventa una vera e propria professione. Avere al proprio fianco una persona, una famiglia che comprenda e che sappia condividere con te una passione che può tenerti lontano da casa in periodi dove si va al mare o in cui si sta con i propri cari, è fondamentale. Quando ho avuto la certezza di poter condividere con mia moglie la gioia di prender parte ad un evento così importante sono partito per la Russia più tranquillo e sono rientrato ancor più contento e soddisfatto dei risultati ottenuti».
Abbiamo sentito recentemente il presidente della sezione AIA di Barletta Savino Filannino che ci ha parlato di una realtà in costante crescita. Hai anche tu la sensazione di una sezione in crescita non solo dal punto di vista numerico ma anche da quello della professionalità dei suoi componenti?
«Assolutamente sì. Io sono parte integrante di questo movimento e perciò vorrei che fossero gli altri a certificare la crescita innegabile di una sezione che è piccola ma può vantare tanti esponenti a livello nazionale, anche in numero maggiore rispetto a realtà più grandi. La crescita è davvero costante, basti pensare all'ultima promozione in ordine di tempo, quella di Soricaro che sarà assistente in serie B. Bisogna dare dunque atto al presidente Filannino e a chi lo ha preceduto di essere stati in grado di scovare talenti, ragazzi su cui poter lavorare perchè per fare l'arbitro ci vuole talento ma anche costanza e spirito di sacrificio, solo coltivando queste tre attitudini si possono raggiungere risultati. Un esempio di tutto questo sono proprio io che dopo aver cominciato per divertimento e per la grande passione che ho per il calcio, ho via via scalato le categorie fino a raggiungere l'apice. Quando vado in giro per l'Italia e partecipo alle riunioni sezionali trasmetto il mio pensiero ai ragazzi perchè sappiano che fare l'arbitro comporta delle responsabilità ma con la costanza e i sacrifici nulla è precluso e si possono raggiungere soddisfazioni che solo stando in campo si possono provare. La sezione di Barletta è dunque in costante crescita e continuerà ad esserlo anche grazie ai nuovi 17enni e 18enni attualmente impegnati nelle categorie regionali che bisognerà formare e a cui bisognerà permettere di spiccare il volo».
Adriano Antonucci