Calcio
Totò Schillaci e i suoi implacabili numeri contro il Barletta
Tanti i gol del compianto bomber siciliano nei difficili campi del Sud, prima della fama planetaria
Barletta - giovedì 19 settembre 2024
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Tante, tantissime sono state le testimonianze di affetto via social anche da parte di tanti barlettani per il compianto Totò Schillaci: di gran lunga l'italiano più famoso in quella effimera quanto bellissima estate del 1990 sono. In queste ore sulle bacheche Facebook di tantissimi barlettani e non è un profluvio di ricordi dei suoi sei gol al mondiale del 1990, e in generale di quella grande stagione vissuta da assoluto protagonista in quella operaia ma amatissima Juventus, allenata da Dino Zoff, che seppe sorprendere tutti vincendo una Coppa UEFA e una Coppa Italia in casa del grande Milan di Arrigo Sacchi e del fantastico trio olandese.
E tante sono anche le testimonianze social della visita di Schillaci a Barletta di circa un anno fa presso lo Juventus Club locale con annessa capatina al Puttilli durante l'allenamento della squadra allora allenata da Ciro Ginestra.
Ma Totò Schillaci a Barletta ci è stato più volte anche da calciatore con la maglia del Messina, incrociando il suo destino di bomber implacabile dei duri campi del Sud con quello dei biancorossi nel periodo che va dal settembre 1983 all'aprile 1989.
Alberto Spelta, Gianni Seghedoni, Franco Scoglio e Zdenek Zeman furono in quegli anni i maestri dello sgusciante ed esplosivo attaccante palermitano che nella seconda metà degli anni Ottanta divenne, ahinoi, tra Serie C e Serie B una sorta di spauracchio per il Barletta e i suoi tifosi.
Sette furono in quel periodo le reti segnate al Barletta dal futuro capocannoniere di Italia '90. La prima, nel marzo 1986, al vecchio e spelacchiato "Giovanni Celeste" di Messina che in pratica mise la parola fine ai sogni di cadetteria del Barletta bellissimo e incompiuto di Gaetano Di Maria e Marco Romiti; poi la doppietta dell'aprile 1988 (sempre al "Celeste") che completò la rimonta siciliana ponendo fine alla strepitosa serie positiva di otto partite dei biancorossi. Un filotto di risultati utili che fu comunque alla base dell'incredibile rimonta salvezza del Barletta al suo primo anno di Serie B.
Ma è la stagione 1988/89 quella nella quale, tra andata e ritorno, Schillaci fa letteralmente a pezzi la difesa barlettana. Nella gara del novembre 1988 all'allora Comunale di Via Vittorio Veneto due lampi di classe purissima di Evaristo Beccalossi sembrano mandare al tappeto il Messina passato da Franco Scoglio a Zdenek Zeman. A rianimare i siciliani ci pensa tuttavia l'arbitro pesarese Boggi, vedendo solo lui - su sessanta milioni di italiani - un fallo da rigore nel pulitissimo anticipo di Nardini sullo stesso Schillaci, che trasforma il penalty dando il via alla rimonta messinese completata dal futuro biancorosso Petitti.
Nel match di ritorno in riva allo Stretto, Schillaci maramaldeggia, con una tripletta, sui resti della difesa di un Barletta rimasto in nove a causa delle espulsioni di Beccalossi e Cossaro, per quello che sarà l'ultimo incrocio tra il Barletta e il bomber cresciuto al CEP di Palermo che di lì a poco avrebbe spiccato il volo verso la gloria nazionale, europea e poi planetaria con quelle sei reti ad Austria, Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, Argentina e Inghilterra che lo portarono a sfiorare prima il titolo mondiale, e poi il Pallone d'Oro, dove arrivò dietro solo a un mostro sacro del calcio tedesco, europeo e mondiale come Lothar Matthaus.
Ciao Totò, è stato un onore ammirarti dal vivo dalla mitica Curva Sud del vecchio Comunale.
E tante sono anche le testimonianze social della visita di Schillaci a Barletta di circa un anno fa presso lo Juventus Club locale con annessa capatina al Puttilli durante l'allenamento della squadra allora allenata da Ciro Ginestra.
Ma Totò Schillaci a Barletta ci è stato più volte anche da calciatore con la maglia del Messina, incrociando il suo destino di bomber implacabile dei duri campi del Sud con quello dei biancorossi nel periodo che va dal settembre 1983 all'aprile 1989.
Alberto Spelta, Gianni Seghedoni, Franco Scoglio e Zdenek Zeman furono in quegli anni i maestri dello sgusciante ed esplosivo attaccante palermitano che nella seconda metà degli anni Ottanta divenne, ahinoi, tra Serie C e Serie B una sorta di spauracchio per il Barletta e i suoi tifosi.
Sette furono in quel periodo le reti segnate al Barletta dal futuro capocannoniere di Italia '90. La prima, nel marzo 1986, al vecchio e spelacchiato "Giovanni Celeste" di Messina che in pratica mise la parola fine ai sogni di cadetteria del Barletta bellissimo e incompiuto di Gaetano Di Maria e Marco Romiti; poi la doppietta dell'aprile 1988 (sempre al "Celeste") che completò la rimonta siciliana ponendo fine alla strepitosa serie positiva di otto partite dei biancorossi. Un filotto di risultati utili che fu comunque alla base dell'incredibile rimonta salvezza del Barletta al suo primo anno di Serie B.
Ma è la stagione 1988/89 quella nella quale, tra andata e ritorno, Schillaci fa letteralmente a pezzi la difesa barlettana. Nella gara del novembre 1988 all'allora Comunale di Via Vittorio Veneto due lampi di classe purissima di Evaristo Beccalossi sembrano mandare al tappeto il Messina passato da Franco Scoglio a Zdenek Zeman. A rianimare i siciliani ci pensa tuttavia l'arbitro pesarese Boggi, vedendo solo lui - su sessanta milioni di italiani - un fallo da rigore nel pulitissimo anticipo di Nardini sullo stesso Schillaci, che trasforma il penalty dando il via alla rimonta messinese completata dal futuro biancorosso Petitti.
Nel match di ritorno in riva allo Stretto, Schillaci maramaldeggia, con una tripletta, sui resti della difesa di un Barletta rimasto in nove a causa delle espulsioni di Beccalossi e Cossaro, per quello che sarà l'ultimo incrocio tra il Barletta e il bomber cresciuto al CEP di Palermo che di lì a poco avrebbe spiccato il volo verso la gloria nazionale, europea e poi planetaria con quelle sei reti ad Austria, Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, Argentina e Inghilterra che lo portarono a sfiorare prima il titolo mondiale, e poi il Pallone d'Oro, dove arrivò dietro solo a un mostro sacro del calcio tedesco, europeo e mondiale come Lothar Matthaus.
Ciao Totò, è stato un onore ammirarti dal vivo dalla mitica Curva Sud del vecchio Comunale.