Tony Schetter
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Calcio

Tony Schetter: «In futuro tornerei a Barletta, ho ancora in mente quel 2-2 di Piacenza»

Il doppio ex parla alla vigilia di Barletta-Nocerina

Nel giro di due anni è stato idolo di una piazza che ha sfiorato i playoff, eroe disatteso a due passi da casa, promosso in serie B nel Lazio e infine oggi protagonista sui campi di un'ambiziosa Seconda Divisione: parliamo di Tony Schetter, doppio ex di Barletta-Nocerina, sfida in programma domani pomeriggio sul prato del "Cosimo Puttilli". Oggi il 31enne nato a Napoli è a Ischia, ma sono freschi i tempi in cui vestiva biancorosso con 29 presenze e 8 reti in campionato nella stagione 2011-2012, quando era risultato tra i migliori della rosa a disposizione di Cari prima e Di Costanzo poi; il suo elevato ingaggio e i piani di ridimensionamento del presidente biancorosso Roberto Tatò avevano influito sulla fine anticipata del rapporto con la società biancorossa. Di lì i passaggi a Nocera Inferiore, Latina e infine la discesa nella quarta serie del calcio "pro". Schetter non ha mai dimenticato Barletta e ce lo conferma in una esclusiva intervista concessa ai microfoni di Barlettalife.it:

Tony Schetter, per te Barletta-Nocerina non è certamente una partita che passa inosservata…
«Senza dubbio, non ti nascondo che monitoro sempre i risultati del Barletta, quell'annata in biancorosso mi è rimasta nel cuore. La partita di domenica non è una sfida come le altre per me».

Di quel Barletta 2011/2012 in rosa non è rimasto nessuno: con chi sei in contatto tra i tuoi ex-compagni, oltre a Pane con il quale condividi l'esperienza di Ischia?
«Ci sentiamo spesso con Mazzeo e Sicignano e qualche volta ci vediamo. Sono in contatto anche con Masiero e Guerri: ovviamente essere ad Ischia con Pasquale, che conosco dai tempi della Cavese, è per me come giocare con un fratello minore, c'è un rapporto bellissimo tra me e lui».

Ripensando alle 29 partite e 8 reti di Barletta, il momento più amaro è il 2-2 di Piacenza?
«Hai detto bene, quella partita ha segnato il nostro campionato e il futuro del Barletta in parte. Dopo una grande cavalcata, siamo stati a 30 secondi dai playoff e ne siamo stati estromessi da una punizione perfetta: non posso dire che siamo stati sfortunati, ma certamente quella gara ci ha segnati. Avremmo meritato i playoff quell'anno».

E il momento che conservi con gelosia nella galleria dei ricordi?
«Sicuramente la vittoria sul Siracusa: venivamo da un primo tempo disastroso, culminato in una grande rimonta nella quale abbiamo messo un grande carattere. Fu una partita emozionante, che inaugurò la nostra cavalcata».

Capitolo-Nocerina: cosa non ha funzionato con i molossi? Non si è formato un vero gruppo?
«Non è che non abbia funzionato qualcosa in particolare, però ho perso lentamente stimoli e fiducia, che qui a Latina ho ritrovato. Il gruppo c'era, come c'era a Barletta anche l'anno scorso. Forse il fatto di trovare tanti calciatori nuovi in rosa ha richiesto più tempo per trovare l'amalgama tra di noi: c'erano poi aspettative importanti, i risultati hanno iniziato a scarseggiare e questo ha portato anche il pubblico a rumoreggiare. Poi la Nocerina si è ripresa alla grande, come successe due anni fa a Barletta».

Poi c'è stata l'esperienza di Latina, dove hai conquistato la promozione in B.
«Latina è stata una grande gioia, sono tornato ai miei livelli sul piano dellle prestazioni e la vittoria del campionato è stata il coronamento di una bella stagione.

Dopo il salto in cadetteria, la ripartenza dalla Seconda Divisione, a Ischia.
«Nel calcio ci vuole fortuna, e a Latina è arrivato Auteri, che mi aveva avuto a Nocera e mi ha subito messo fuori rosa senza alcun motivo. A Ischia c'è un allenatore che lavora bene, ma avevo avuto qualche contatto anche con Barletta».

Si era parlato di un tuo possibile ritorno a Barletta in estate. C'è mai stata una reale trattativa?
«Ho avuto qualche chiamata, ma finalizzata a chiedermi solo le mie condizioni contrattuali. Una vera e propria proposta non è mai stata formulata. Io non avrei avuto problemi di classifica, ma una vera trattativa non c'è mai stata».

Se vi fosse nuovamente questa possibilità, porte aperte per il Barletta?
«Certamente. Nelle piazze in cui stai bene e dai il meglio come calciatore, torneresti sempre volentieri».

Hai mai pensato che nell'estate 2012 si siano mandate all'aria le basi di un progetto che aveva bisogno di pochi ritocchi per puntare in alto?

«Su questo sono d'accordissimo: prima della rescissione è quello che ho detto al presidente. Bisognava solo sfoltire un po' la rosa e mettere un paio di puntelli che sono mancati durante l'anno, come un bomber accanto a Mazzeo e un centrale di difesa, per fare benissimo nella stagione successiva. A Barletta poi hanno puntato sui giovani, abbiamo trovato un accordo con il presidente e tutti i contratti pesanti dell'anno precedente sono stati lentamente tolti dalle casse del Barletta».

A Barletta il presidente Tatò ha deciso di lasciare a fine stagione. Come è stato il tuo rapporto con lui?
«Mi spiace molto, il presidente è passionale, nel calcio si deve essere caratterialmente ed economicamente forti: non conosco i motivi della sua scelta, ma so che il presidente Tatò non lascerà il Barletta in cattive acque, è troppo innamorato dei colori biancorossi».

L'anno scorso al tuo ritorno a Barletta qualche fischio e tanti applausi: come vuoi salutare i tifosi biancorossi?
«Nel calcio ci stanno, ma io credo che un calciatore debba dimostrare attaccamento alla maglia quando la indossa, e io l'ho fatto. Porto nel cuore Barletta e i suoi tifosi: ho vissuto la migliore annata personale in carriera da voi, sicuramente questo non lo dimentico. Di Barletta ricordo con grande piacere tutti, tifosi, città e società».
(Twitter: @GuerraLuca88)

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