Calcio
Marco Cari: l'uomo dell'anno che verrà
Il tecnico del Barletta si confessa ai nostri microfoni
Barletta - sabato 31 dicembre 2011
0.10
Quale modo migliore per chiudere un'annata speciale di Barletta Calcio, se non intervistare il tecnico che ha permesso questo "miracolo"? A confessarsi in esclusiva ai microfoni di Barlettalife è il tecnico di Ciampino Marco Cari, artefice della meritata salvezza della scorsa stagione e dell'inizio sprint di questo difficile girone B della Prima Divisione. Il "suo" Barletta ha raccolto al momento 27 punti, ed è stato in grado di superare anche una mini-crisi interna, dovuta alle due sconfitte consecutive tra le mura amiche con Trapani e FeralpiSalò. Più forte delle critiche, dei fischi e delle contestazioni, il gruppo agli ordini di Cari si è compattato ulteriormente, dando prova di coesione e mettendo in luce quelle doti tecniche che fino a quel momento erano rimaste sopite. Ed è proprio il comandante della "barca biancorossa" a confessarsi a fine anno ai nostri microfoni, facendo un bilancio della propria gestione, senza dimenticare uno sguardo al futuro prossimo venturo che potrebbe regalare alla Città della Disfida il tanto agognato ritorno nella cadetteria. Il pensiero del tecnico ex Arezzo, Salernitana e Perugia si sofferma anche sui minimi particolari del proprio anno sotto l'ombra di Eraclio, non tralasciando niente, pur apparendo molto disteso e cordiale. In un clima disteso, l'intervista scorre piacevolmente fino agli auguri conclusivi, con cui l'uomo Cari augura a tutta la tifoseria un 2012 sereno e ricco di soddisfazioni. Un'intervista tutta da gustare, che la redazione sportiva di Barlettalife propone ai propri lettori al termine di 365 giorni ricchi di soddisfazioni sportive:
Mister, un anno di Barletta. Facciamo un rendiconto di questa sua esperienza sotto l'ombra di Eraclio…
Un anno importante, penso che i risultati sono stati abbastanza importanti. Una salvezza molto anticipata l'anno scorso, meritata, fatta senza grande sofferenza. Quest'anno un campionato giusto, dove abbiamo iniziato bene. Poi abbiamo avuto una settimana un po' particolare, poi abbiamo ripreso il cammino che tutti si aspettavano, probabilmente anche meglio. Tutto sommato un anno positivo.
Volendo fare un confronto, ritiene sia migliore l'andamento della sua squadra da gennaio e giugno o da settembre a dicembre?
Due andamenti simili, ma due squadre probabilmente diverse in certe. Comunque, due spogliatoi eccezionali. Probabilmente, è quello che l'anno scorso ci ha dato la spinta per la salvezza e speriamo che quest'anno ci dia la spinta per qualcosa di diverso…
Cambiano gli obiettivi, ma mister Cari rimane. Quali sono secondo lei i pregi che hanno convinto il presidente Tatò a farla rimanere?
Non dovreste rivolgere a me questa domanda. Io metto nel mio lavoro passione, determinazione. Il mio è un lavoro giornaliero, continuo, dentro il campo, fuori dal campo. Questa per me è una grande passione, oltre che un bel lavoro, perché mi rendo conto che è un bel lavoro. Ma al di là di tutto, c'è grande passione.
Come vive l'ambiente esterno, dal quale ha ricevuto critiche ed elogi?
Nella maniera più tranquilla possibile, perché fa parte del mio mestiere. Quando andiamo a Coverciano al corso ci dicono che siamo uomini soli con la valigia pronta. Penso che questa sia la definizione giusta per gli allenatori: se ci sono i risultati, probabilmente viene apprezzato l'allenatore, se mancano non viene apprezzato. L'importante, e lo dico sempre, è che a me interessa il fattore umano. L'uomo deve andare al di là del lavoro, deve essere apprezzato per come è come persona.
Analizzando da vicino la sua gestione, ci sono momenti che non vorrebbe rivivere? Ci sono cose che non rifarebbe?
Ma sicuramente, tante cose non rifarei con il senno di poi. I momenti che non vorrei rivivere sicuramente, per quanto riguarda la parte sportiva, sono le partite di quest'anno, ed è lì che mi sono preoccupato, dove ho visto i ragazzi in difficoltà. Non capivo per quale motivo succedeva quello che era successo in qualche partita casalinga. Se parliamo di momento in generale dell'anno qui a Barletta sicuramente il fatto del crollo (di via Roma) è un evento che mi ha turbato abbastanza.
In cosa, secondo lei, questa squadra può migliorare?
In tanto, perché siamo una squadra nuova e non è facile avere un amalgama in sei mesi, anche se siamo abbastanza avanti da questo punto di vista. Come mentalità dobbiamo crescere ancora di più; devo dire però che passi importanti sono stati fatti sotto questo aspetto. All'inizio eravamo una squadra tra virgolette un po' più sbarazzina, oggi siamo un po' più consapevoli del ruolo che possiamo avere in questo campionato.
Prima Pitino, poi Castagnini. Ci racconti del suo rapporto con i DS che si sono avvicendati al suo fianco…
Due rapporti importanti, due rapporti chiari, sinceri, leali, con due professionisti rispettabili. È nato pure qualcosa a livello di amicizia, a livello personale. Spero di ritrovare entrambi più avanti..
Dibitonto, Nanula, Furlan, Napoletano e Urban. Spendiamo qualche parola anche per il suo staff…
È un bel gruppo di lavoro, dove basta un'occhiata per capire cosa dobbiamo fare. Si lavora in simbiosi, con grande tranquillità, con grande professionalità. Ognuno sa quello che deve fare, e normale che "a capo" di tutto ci sono io, però c'è un'ottima organizzazione del lavoro, è una squadra incredibile sotto questo aspetto. È tutta gente eccezionale, preparata. Per quanto riguarda Urban vale lo stesso discorso che per i direttori. È un lavoratore, una persona che, avendo fatto sia il giocatore che l'allenatore, sentiva la situazione con grande passione, peccato per quello che è successo, però è stato un bel rapporto.
Ci sono stati dei momenti in cui ha pensato di lasciare la barca?
Mai, di lasciarla io, mai. Su questo non c'è dubbio. È un pensiero che non mi è mai venuto e mai mi verrà in qualsiasi situazione proprio per indole, perché io non mollo mai soprattutto nei momenti di difficoltà. Anzi, se qualche volta l'ho pensato in altri posti era nei momenti migliori. Non fa parte del mio, ma ho pensato che dopo le due "famose" partite poteva succede qualcosa…
Cosa si aspetta dal mercato di riparazione?
Non mi aspetto nulla, nel senso che questo è un gruppo che può andare avanti così, può far bene così, siamo tutti consapevoli, dal presidente a tutti gli altri, di poter andare avanti così. È normale che poi durante il mercato, se capita l'occasione di prendere qualcosa che ci possa far fare un ulteriore salto, io penso che il Presidente abbia disponibilità mentale per fare ciò. Ma siamo tutti convinti e consapevoli che questo gruppo può andare lontano.
Abbiamo sempre visto mister Cari pacato, riflessivo, mai fuori dagli schemi. Si adira mai Marco Cari?
Quando c'è bisogno sicuramente. Qualche volta nello spogliatoio mi è successo, ma non per prestazione, quanto per i comportamenti, perché è la cosa a cui tengo di più, perché secondo me poi la differenza la fa sempre il gruppo. Io ci tengo molto a tenere il gruppo più unito possibile e se qualcuno esce dal coro è giusto che mi arrabbi un attimino..
Sul piano tattico, lei finora ha utilizzato 17 formazioni in 17 giornate. È lei ad aver "copiato" Luis Enrique o è il contrario?
Questa è una bella battuta… Il discorso, l'abbiamo fatto tante volte, parte da un gruppo omogeneo, di qualità, con una media elevata, dove tutti possono giocare. Fortunatamente se succede qualcosa strada facendo non dobbiamo pensare tanto a rimpiazzare. Avendo questa disponibilità mi sembra giusto vedere i giocatori che al momento sono più in forma, perché possono partecipare tutti a questa avventura.
Qual è il miglior giocatore che lei ha allenato finora?
Nella mia carriera ho allenato Leon, non so se lo ricordate, il trequartista che ha giocato nel Parma, nella Reggina e nel Torino, un giocatore con doti tecniche straordinarie, tant'è che giocava nella nazionale del suo paese. Un ragazzo un po' particolare, che non era facile da gestire, ma davvero molto dotato.
L'armonia tra lo staff tecnico e la dirigenza è testimoniata anche dalle partitelle di calcio a 5 che siete soliti giocare. Ci racconti qualche retroscena di questa simpatica "verità"…
Questa è una cosa che ripetiamo ormai da due anni ogni giovedì. È divertente, serve per stare insieme e andare a mangiare una pizza dopo. Parlando di particolari niente di che, se non fosse che vinciamo sempre noi…
Come si è ambientato qui a Barletta? Preferisce Frosinone alla Città della Disfida?
Sto bene qui dove sono. A Frosinone ci vivo, c'è la mia famiglia, però qua mi trovo bene veramente. È una città tranquilla, si può fare calcio, c'è disponibilità, la gente che ti riconosce per strada apprezza il lavoro. In più c'è il mare e io impazzisco per il mare, quindi non potevo trovare posto migliore…
Cosa si aspetta Marco Cari dal 2012 che è alle porte?
È scontato. Mi aspetto un girone di ritorno in crescendo rispetto all'andata. Se dovessimo fare qualche punto in più rispetto all'andata, potremmo pensare a raggiungere quel traguardo che tutti sogniamo…
Rivolga un saluto conclusivo ai lettori di Barlettalife e a tutta la tifoseria biancorossa…
Un saluto particolare ai lettori di Barlettalife e un augurio di buon anno visto che siamo vicini alla fine del 2011. Noi garantiamo il massimo impegno. Gradiremmo e vorremmo vicino a noi quanta più gente possibile, perché questo girone di ritorno sarà veramente difficile, saranno sei mesi importanti in cui Barletta potrebbe tornare su certi livelli dopo tanti anni, e per fare ciò abbiamo bisogno, oltre del nostro impegno, soprattutto dei tifosi. Estendendo nuovamente l'augurio di buon anno nuovo dico a tutta la città di starci vicina, perché potremmo avere grandi soddisfazioni…
A prescindere da risultati e obiettivi, mister Cari lascerà un segno positivo nella storia del Barletta Calcio. La redazione sportiva di Barlettalife lo ringrazia per l'intervista a noi concessa e si associa a lui per augurare a tutti i lettori un 2012 ricco di soddisfazioni, sportive e non.
Mister, un anno di Barletta. Facciamo un rendiconto di questa sua esperienza sotto l'ombra di Eraclio…
Un anno importante, penso che i risultati sono stati abbastanza importanti. Una salvezza molto anticipata l'anno scorso, meritata, fatta senza grande sofferenza. Quest'anno un campionato giusto, dove abbiamo iniziato bene. Poi abbiamo avuto una settimana un po' particolare, poi abbiamo ripreso il cammino che tutti si aspettavano, probabilmente anche meglio. Tutto sommato un anno positivo.
Volendo fare un confronto, ritiene sia migliore l'andamento della sua squadra da gennaio e giugno o da settembre a dicembre?
Due andamenti simili, ma due squadre probabilmente diverse in certe. Comunque, due spogliatoi eccezionali. Probabilmente, è quello che l'anno scorso ci ha dato la spinta per la salvezza e speriamo che quest'anno ci dia la spinta per qualcosa di diverso…
Cambiano gli obiettivi, ma mister Cari rimane. Quali sono secondo lei i pregi che hanno convinto il presidente Tatò a farla rimanere?
Non dovreste rivolgere a me questa domanda. Io metto nel mio lavoro passione, determinazione. Il mio è un lavoro giornaliero, continuo, dentro il campo, fuori dal campo. Questa per me è una grande passione, oltre che un bel lavoro, perché mi rendo conto che è un bel lavoro. Ma al di là di tutto, c'è grande passione.
Come vive l'ambiente esterno, dal quale ha ricevuto critiche ed elogi?
Nella maniera più tranquilla possibile, perché fa parte del mio mestiere. Quando andiamo a Coverciano al corso ci dicono che siamo uomini soli con la valigia pronta. Penso che questa sia la definizione giusta per gli allenatori: se ci sono i risultati, probabilmente viene apprezzato l'allenatore, se mancano non viene apprezzato. L'importante, e lo dico sempre, è che a me interessa il fattore umano. L'uomo deve andare al di là del lavoro, deve essere apprezzato per come è come persona.
Analizzando da vicino la sua gestione, ci sono momenti che non vorrebbe rivivere? Ci sono cose che non rifarebbe?
Ma sicuramente, tante cose non rifarei con il senno di poi. I momenti che non vorrei rivivere sicuramente, per quanto riguarda la parte sportiva, sono le partite di quest'anno, ed è lì che mi sono preoccupato, dove ho visto i ragazzi in difficoltà. Non capivo per quale motivo succedeva quello che era successo in qualche partita casalinga. Se parliamo di momento in generale dell'anno qui a Barletta sicuramente il fatto del crollo (di via Roma) è un evento che mi ha turbato abbastanza.
In cosa, secondo lei, questa squadra può migliorare?
In tanto, perché siamo una squadra nuova e non è facile avere un amalgama in sei mesi, anche se siamo abbastanza avanti da questo punto di vista. Come mentalità dobbiamo crescere ancora di più; devo dire però che passi importanti sono stati fatti sotto questo aspetto. All'inizio eravamo una squadra tra virgolette un po' più sbarazzina, oggi siamo un po' più consapevoli del ruolo che possiamo avere in questo campionato.
Prima Pitino, poi Castagnini. Ci racconti del suo rapporto con i DS che si sono avvicendati al suo fianco…
Due rapporti importanti, due rapporti chiari, sinceri, leali, con due professionisti rispettabili. È nato pure qualcosa a livello di amicizia, a livello personale. Spero di ritrovare entrambi più avanti..
Dibitonto, Nanula, Furlan, Napoletano e Urban. Spendiamo qualche parola anche per il suo staff…
È un bel gruppo di lavoro, dove basta un'occhiata per capire cosa dobbiamo fare. Si lavora in simbiosi, con grande tranquillità, con grande professionalità. Ognuno sa quello che deve fare, e normale che "a capo" di tutto ci sono io, però c'è un'ottima organizzazione del lavoro, è una squadra incredibile sotto questo aspetto. È tutta gente eccezionale, preparata. Per quanto riguarda Urban vale lo stesso discorso che per i direttori. È un lavoratore, una persona che, avendo fatto sia il giocatore che l'allenatore, sentiva la situazione con grande passione, peccato per quello che è successo, però è stato un bel rapporto.
Ci sono stati dei momenti in cui ha pensato di lasciare la barca?
Mai, di lasciarla io, mai. Su questo non c'è dubbio. È un pensiero che non mi è mai venuto e mai mi verrà in qualsiasi situazione proprio per indole, perché io non mollo mai soprattutto nei momenti di difficoltà. Anzi, se qualche volta l'ho pensato in altri posti era nei momenti migliori. Non fa parte del mio, ma ho pensato che dopo le due "famose" partite poteva succede qualcosa…
Cosa si aspetta dal mercato di riparazione?
Non mi aspetto nulla, nel senso che questo è un gruppo che può andare avanti così, può far bene così, siamo tutti consapevoli, dal presidente a tutti gli altri, di poter andare avanti così. È normale che poi durante il mercato, se capita l'occasione di prendere qualcosa che ci possa far fare un ulteriore salto, io penso che il Presidente abbia disponibilità mentale per fare ciò. Ma siamo tutti convinti e consapevoli che questo gruppo può andare lontano.
Abbiamo sempre visto mister Cari pacato, riflessivo, mai fuori dagli schemi. Si adira mai Marco Cari?
Quando c'è bisogno sicuramente. Qualche volta nello spogliatoio mi è successo, ma non per prestazione, quanto per i comportamenti, perché è la cosa a cui tengo di più, perché secondo me poi la differenza la fa sempre il gruppo. Io ci tengo molto a tenere il gruppo più unito possibile e se qualcuno esce dal coro è giusto che mi arrabbi un attimino..
Sul piano tattico, lei finora ha utilizzato 17 formazioni in 17 giornate. È lei ad aver "copiato" Luis Enrique o è il contrario?
Questa è una bella battuta… Il discorso, l'abbiamo fatto tante volte, parte da un gruppo omogeneo, di qualità, con una media elevata, dove tutti possono giocare. Fortunatamente se succede qualcosa strada facendo non dobbiamo pensare tanto a rimpiazzare. Avendo questa disponibilità mi sembra giusto vedere i giocatori che al momento sono più in forma, perché possono partecipare tutti a questa avventura.
Qual è il miglior giocatore che lei ha allenato finora?
Nella mia carriera ho allenato Leon, non so se lo ricordate, il trequartista che ha giocato nel Parma, nella Reggina e nel Torino, un giocatore con doti tecniche straordinarie, tant'è che giocava nella nazionale del suo paese. Un ragazzo un po' particolare, che non era facile da gestire, ma davvero molto dotato.
L'armonia tra lo staff tecnico e la dirigenza è testimoniata anche dalle partitelle di calcio a 5 che siete soliti giocare. Ci racconti qualche retroscena di questa simpatica "verità"…
Questa è una cosa che ripetiamo ormai da due anni ogni giovedì. È divertente, serve per stare insieme e andare a mangiare una pizza dopo. Parlando di particolari niente di che, se non fosse che vinciamo sempre noi…
Come si è ambientato qui a Barletta? Preferisce Frosinone alla Città della Disfida?
Sto bene qui dove sono. A Frosinone ci vivo, c'è la mia famiglia, però qua mi trovo bene veramente. È una città tranquilla, si può fare calcio, c'è disponibilità, la gente che ti riconosce per strada apprezza il lavoro. In più c'è il mare e io impazzisco per il mare, quindi non potevo trovare posto migliore…
Cosa si aspetta Marco Cari dal 2012 che è alle porte?
È scontato. Mi aspetto un girone di ritorno in crescendo rispetto all'andata. Se dovessimo fare qualche punto in più rispetto all'andata, potremmo pensare a raggiungere quel traguardo che tutti sogniamo…
Rivolga un saluto conclusivo ai lettori di Barlettalife e a tutta la tifoseria biancorossa…
Un saluto particolare ai lettori di Barlettalife e un augurio di buon anno visto che siamo vicini alla fine del 2011. Noi garantiamo il massimo impegno. Gradiremmo e vorremmo vicino a noi quanta più gente possibile, perché questo girone di ritorno sarà veramente difficile, saranno sei mesi importanti in cui Barletta potrebbe tornare su certi livelli dopo tanti anni, e per fare ciò abbiamo bisogno, oltre del nostro impegno, soprattutto dei tifosi. Estendendo nuovamente l'augurio di buon anno nuovo dico a tutta la città di starci vicina, perché potremmo avere grandi soddisfazioni…
A prescindere da risultati e obiettivi, mister Cari lascerà un segno positivo nella storia del Barletta Calcio. La redazione sportiva di Barlettalife lo ringrazia per l'intervista a noi concessa e si associa a lui per augurare a tutti i lettori un 2012 ricco di soddisfazioni, sportive e non.