Giuseppe Di Masi
Giuseppe Di Masi
Calcio

La parola all'ex: Di Masi, "Barletta piazza indimenticabile, peccato per come finì"

Il portiere dell'Avellino parla alla vigilia del ritorno al "Puttilli"

Probabilmente il suo nome non sarà legato indissolubilmente alla bandiera biancorossa, ma il rapporto che per un anno e mezzo ha legato Giuseppe Di Masi e il Barletta Calcio è stato senza dubbio particolare, difficile da dimenticare per entrambe le parti. 44 partite giocate, tante prestazioni di elevata qualità, un rapporto umano stretto con la tifoseria biancorossa e soprattutto il "merito" di essere stato il portierone della rosa 2009/2010 che dopo una magnifica cavalcata in Seconda Divisione fu poi ripescata in Prima durante l'estate: queste le "stellette" al merito per il portiere nato a Foggia 31 anni fa, la cui storia con il club di via Veneto si interruppe bruscamente nel febbraio 2011 per cause mai del tutto chiarite. Dopo essere passato dalla Serie D a Marsala, quest'anno è approdato ad Avellino: dopo due mesi di stop, domani tornerà su un terreno di gioco e lo farà al "Puttilli" di Barletta, dove torna per la prima volta da avversario. Noi di Barlettalife.it abbiamo anticipato il suo personale "derby" con una esclusiva intervista:

Giuseppe, domani il ritorno a Barletta. Quali ricordi e quali sensazioni stanno accompagnando il tuo pre-partita?
"Sicuramente tornare a Barletta è sempre una bella esperienza, è la prima volta che ci tornerò da avversario. Per me sarà certamente bello, emozionante, ci tengo davvero tanto a questa partita: con il Barletta ho vissuto un periodo indimenticabile".

Al "Partenio-Lombardi" tu e Alessandro Fabbro a fine partita regalaste le vostre maglie da gioco ai tifosi biancorossi: che accoglienza ti aspetti da parte loro? Qualche coro particolare?
"Sono certo che faranno il coro "chi non salta è rossonero", e altrettanto sicuramente salterò. Barletta per me è diventata una seconda casa, ancora oggi mi sento con tante persone con cui ho lavorato, ho mantenuto un ottimo rapporto con Nicola Dibitonto che oggi è a Foggia: penso e spero che per me ci saranno solo applausi, non fischi. Tornare da voi dopo due anni e ricevere applausi sarebbe bellissimo e significherebbe aver lasciato un buon ricordo come persona e come calciatore".

Del Barletta che conquistò la Prima Divisione oggi ci sono i soli Romeo e Simoncelli. Ti senti ancora con loro e con altri ex compagni?
"Con Daniele ci sentiamo nelle festività, per gli auguri, e anche su Facebook. Sono rimasti solo loro due, è vero, non c'è stata grande continuità. So anche purtroppo che Daniele oggi è ai margini della rosa, una situazione simile a quella che vissi io due anni fa. Mi sento ancora con Cutrupi, Manganaro, Sportilo, Carozza, con il quale sono andato in vacanza anche per due anni. Con molti ci vediamo anche, penso a Ciccio Galeoto, con il quale ci vediamo anche a Palermo: con tanti ho ancora contatti e di questo sono contento".

Hai citato il periodo in cui sei rimasto fuori squadra, dal febbraio 2011. Come ti sei spiegato quell'improvvisa messa da parte?
"Onestamente non so come vadano distribuite le colpe dell'epoca: una motivazione reale non mi è mai stata fornita, nemmeno quando mi fu chiesto di andar via, anche se decisi di restare sotto contratto perchè speravo sempre che mi richiamassero in campo. Alla fine non ho mai saputo la reale motivazione: il presidente Tatò non ha mai dato una motivazione reale, credo di essergli stato semplicemente molto simpatico. Da parte mia, non abbiamo mai avuto screzi: solo il 31 gennaio 2011 mi fu prospettato di andare a fare il secondo portiere nella Salernitana, all'epoca prima in classifica, ma preferii restare per giocare. Invece, una settimana dopo, Cari mi comunicò che per scelta della società non poteva convocarmi. Mi spiegò chiaramente che non era una scelta sua, dicendomi che non poteva convocarmi e che la scelta andava anche contro i suoi interessi. Dopo per giocare sono sceso in serie D e per fortuna quest'anno ho trovato ad Avellino una società splendida, con grandi persone, che mi hanno accolto".

Come hai trascorso mesi difficili come quelli da "fuori rosa"?
"Mi hanno aiutato tanti compagni di squadra, i più grandi in particolare. Si informavano, ci tenevamo in contatto, ci vedevamo qualche volta a cena a Barletta, il gruppo non mi ha mai abbandonato, almeno la maggior parte. Ricordo anche che alcuni di loro andarono a parlare con mister e direttore sportivo per farmi reintegrare, ma il presidente è stato irremovibile nelle sue scelte. Mi è dispiaciuto perchè quello fu un anno bellissimo, nonostante la sofferenza per ottenere la salvezza. Mi ritenevo il "lebbroso" della situazione, mi rammaricava quello".

Che ricordo hai della promozione in Prima Divisione?
"Eccezionale, anche se è avvenuto nelle stanze dei tribunali. Ma il momento più bello fu quello dell'inizio: in estate io e Simone Cavaliere eravamo gli unici esperti e ci guardavamo in faccia cercando di capire dove potevamo arrivare. Poi è stata brava la società a prendere grandi uomini prima ancora che calciatori e di lì è nata la favola di quella stagione. Siamo andati avanti con il sorriso dal primo all'ultimo giorno, fino al ko di Catanzaro".

Tra i tuoi compagni di quell'annata, c'è stato qualcuno che ha fatto meno di quanto potesse nel seguito della carriera?
"In primis mi aspettavo di più da Andrea Carozza, che ha deciso di appendere le scarpe al chiodo, un pò per la crisi e un pò per problemi personali. E di questo mi spiace molto. Dei ragazzi, magari mi spiace che Infantino quest'anno sia andato in C2, anche se sta facendo molti gol anche quest'anno. Avrei sperato in qualcosa in più per Menicozzo, un bel motorino a centrocampo. Anche Muwana è stato vittima di queste regole balorde che impongono tanti giovani e ora è in serie D al Cynthia con Fanasca".

Passiamo al presente: ad Avellino sei in squadra con Alessandro Fabbro. Vi deste un virtuale "cambio" a Barletta nell'estate 2009, che impressioni vi siete scambiati sull'esperienza pugliese?
"Ottime. Lui mi ha raccontato di essersi trovato benissimo a Barletta: lui andò via per vincere un campionato, io arrivai all'inizio di una stagione che prospettava un profilo da matricola al Barletta, e trovai un gruppo splendido, sempre unito, un'esperienza forse irripetibile nel mondo del calcio".

Domenica avete perso il derby con il Benevento. Siete convinti di poter raggiungere il primo posto? Sarà un Avellino arrabbiato al "Puttilli"?
"Credo che il primo posto sia alla nostra portata: noi dobbiamo crederci fino alla fine, abbiamo le giuste potenzialità. Veniamo da due sconfitte e verremo a Barletta per cercare di portare a casa i tre punti".

Il portiere titolare Fumagalli vive un momento di difficoltà dopo gli errori contro Paganese e Benevento: tu che consigli gli stai dando? Esiste questa solidarietà tra colleghi?
"E' normale che quando sbaglia un portiere si nota più del solito. Un momento-no capita a tutti, anche ai migliori come Buffon, normale che accada a noi che siamo di altre categorie. Bisogna essere forti e capire che sono periodi che passano. Bisogna voltare pagina e riprendersi velocemente".

A Barletta quest'anno in estate si erano fatti dei parallelismi con la famosa stagione 2008/09 e forse si aspettava che questa squadra potesse stupire come avvenne al vostro organico allora. Come ti sei spiegato il rendimento biancorosso?
"La prima cosa che risalta è il fatto che siano rimasti solo 4 calciatori su 22 della scorsa stagione. Andare avanti con una rosa rivoltata come un calzino non è mai facile: poi non so se siano sorti problemi, ma non posso sapere con precisione la motivazione per la quale sin qui il Barletta ha avuto difficoltà. Sono certo e spero che il Barletta anche attraverso i playout si salverà senza problemi e resterà in C1, anzi Lega Pro. Dico C1, mi piace di più".

Ovviamente non vorrai azzardare pronostici per sabato: però se a fine stagione entrambe le squadre raggiungeranno i rispettivi obiettivi, verrai a brindare a Barletta?
"Volentieri, io a Barletta torno spesso, appena ho la possibilità vengo a trovare i tanti amici lasciati. Sarebbe bella una rimpatriata con vecchi compagni di squadra. Ai tifosi biancorossi dico che ci vediamo sabato e spero di salutarli con affetto: mi spiace per come andarono le cose nel 2011, ma questo è il nostro lavoro e andiamo avanti. Sono contento di poterli rivedere, questo è sicuro".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Fonte foto: asavellino.it
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