Mister Marchioro allenatore del Barletta che salì in serie B
Mister Marchioro allenatore del Barletta che salì in serie B
Calcio

«Franco Di Cosola era una persona buona», parola di mister Marchioro

Il tecnico della promozione ricorda il defunto presidente

Ventisette anni fa il Barletta del presidente Di Cosola faceva sognare tutto il popolo biancorosso per la conquista della tanto agognata promozione in serie B. Dietro quel progetto ambizioso c'erano tre uomini: il già citato Di Cosola, il direttore sportivo Nucifora e l'artefice del "miracolo", mister Giuseppe "Pippo" Marchioro. Dopo l'esonero di Fogli, fu lui a guidare i biancorossi, a prendere le redini di un gruppo con potenzialità enormi. Dopo un inizio non facile dal punto di vista ambientale, il tecnico milanese cominciò a macinare risultati, fino a quel magico gol di Roberto Rovani che trasformò il sogno in realtà, che fece esplodere di gioia i 7000 tifosi biancorossi presenti a Sorrento presso lo stadio "Italia". Sembra un'epoca lontanissima, molti ricordano a stento, o addirittura non erano ancora nati. L'aura di quel Barletta risplende però nei ricordi di tutti, sulle note delle canzoni di Gino Pastore. Una squadra di miti, che ha fatto sognare. Uno dei protagonisti di quel momento storico del calcio barlettano, Franco Di Cosola, si è spento due giorni orsono. L'ex presidente è stato stroncato da un infarto all'età di 71 anni. È proprio il tecnico Marchioro a ricordare il massimo dirigente che ha permesso la promozione in B. L'uomo che sul campo ha trasformato l'immaginario in concreta gioia, l'uomo dei 44 punti più dolci della storia biancorossa, ai microfoni di Barlettalife ricorda il "suo" presidente e guarda con un pizzico di amarezza ad un presente avaro di soddisfazioni per quei colori che Marchioro, Nucifora e Di Cosola contribuirono a portare il più in alto possibile:

Mister Marchioro, qual è stato il suo primo pensiero quando ha appreso della scomparsa del presidente Di Cosola?
«Noi facciamo sempre un pensiero che abbiamo conosciuto e conosciamo. Mi era sembrata una persona con grande salute fisica. Purtroppo è sbagliato. È stata la sua ora, e mi è dispiaciuto. Io non l'ho conosciuto molto bene, perché il mio interlocutore era il direttore sportivo. Però, l'idea che mi ero fatto di lui era di una persona buona. Ci sono rimasto male».

Qual è il ricordo più bello dei suoi trascorsi a Barletta?
«Ho un ricordo soprattutto. Quando i dirigenti decisero di esonerare Fogli, io tentai innanzitutto di far capire loro che non era il caso, ma loro erano inamovibili. Allora partì da Cesena e arrivai a Barletta. Quando sono arrivato, ravvisai subito una situazione molto delicata tra gli ultras e i giocatori, c'era anche chi tra i giocatori aveva parlato male di me. Mi sono trovato davanti ad una situazione che non mi era affatto piaciuta. Ripartii subito per Cesena. Non appena tornai in casa, squillò il telefono e dall'altra parte c'era un avvocato di Barletta (Cioce ndr), che mi fece capire quanto fosse delicata la situazione. Il giorno dopo ripartì per Barletta, perché per me era diventato un fatto umano, non si trattava più solo della professione. Da lì è cominciata l'impresa».

A proposito di impresa, ha avuto modo di conoscere il presidente? Quali aneddoti ricorda su di lui?
«Lui non si faceva vedere spesso, perché l'interlocutore era Nucifora. Il presidente era affaccendato nel suo lavoro. L'ho conosciuto, ma non molto bene. Qualche volta l'ho sentito al telefono. Mi ricordo anche che mi diede anche un premio promozione che fu distribuito a tutti i giocatori e che mi fu inizialmente negato. A lui questa situazione dispiacque e diede un premio anche a me».

La promozione regalò una gioia immensa a tutto il popolo biancorosso. Durante la festa ebbe modo di poter guardare la gioia negli occhi del presidente?
«Naturalmente, quando si vince un campionato le cose sono così belle e condivise che fa terribilmente piacere. Io mi resi conto subito del potenziale del gruppo, che era fatto di giocatori di una certa esperienza e votato a vincere. L'idea mia nei riguardi di questo gruppo era estremamente positiva».

Sono passati tanti anni, il calcio è cambiato, si è evoluto. Eppure nessuno è riuscito ad emulare a Barletta la vostra impresa. Cosa è cambiato da allora?
«Evidentemente, il calcio ha sempre evoluzioni ed involuzioni. È chiaro che il calcio di allora ha poco a che spartire con il calcio di adesso. Però un giocatore valido allora lo sarebbe stato anche ora. Non crediamo a quello che si dice. Ho forti dubbi quando si dice che l'aerobica e la corsa sono diversi. Anche allora c'erano dei giocatori di grande corsa, di qualità tecnica enorme. Non c'è una grande differenza. C'è differenza nel modulo, visto che si giocava una mezza zona o una mezza uomo. In sostanza, però, il calcio è cambiato poco. È cambiato, naturalmente, nelle infrastrutture, ora hanno tutti il procuratore e tutto diventa più difficile e delicato».

È ancora legato al Barletta? Segue ancora oggi le evoluzioni non certo esaltanti della squadra?
«Sempre ogni lunedì leggo i giornali sportivi e mi informo su tutte le partite delle squadre dove io ho giocato o ho fatto il tecnico. Fra questi, vado a vedere anche il Barletta. Con molta tristezza noto il fatto che i paganti hanno avuto un calo enorme».
Fonte icona: www.secoloditalia.it
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