Altri sport
Deborah Spadaro: «L'atletica significa sacrificio, il lancio del peso è superare i propri limiti»
Parola alla medaglia d'argento agli Italiani Under 23
Barletta - giovedì 5 dicembre 2013
19.03
In carriera ha già vinto una medaglia d'Argento ai Campionati Italiani Indoor Under 23, una medaglia d'argento ai Campionati Nazionali Universitari, è al suo 2° anno di partecipazione ai Campionati Italiani Assoluti, è titolare nel lancio del Peso dell'Alteratletica Locorotondo, società finalista di Serie A Argento, allenata da sempre da Gaetano Dipace. Forse anche perchè dalle nostre parti è quantomeno inusuale vedere una donna che lancia il Peso. Deborah Spadaro, classe 1990, specialista nel lancio del peso e tesserata per l'Asd Atletica 2010, nasconde dietro la grinta e determinazione insite nella sua specialità, evidenti note di solarità e allegria, tant'è che una delle sue passioni è il teatro.
Deborah, come ti sei avvicinata al mondo dell'Atletica?
«Mi sono avvicinata all'atletica quasi per caso, per riempire le mie giornate. Devo ammettere che senza la spinta delle mie due migliori amiche e compagne di squadra, Maria Luisa e Rosa, non avrei mai intrapreso questo percorso. Mi ricordo ancora oggi il mio primo giorno di atletica! Sicuramente non è stato amore a prima vista, ma un po' perchè comunque guardando le gare in televisione mi appassionava e un po' per poter passare più tempo con le mie amiche, decisi di continuare e di cominciare a provarci e mettermi in gioco».
Perché ti piace la tua specialità?
«Oggi posso dire di amare la mia specialità, anche se all'inizio ho fatto un po' di fatica perchè ero più affascinata dal lancio del disco, che ho provato ad allenare con pochi risultati. Ho imparato ad amarla con il tempo, man mano che i risultati arrivavano. Ho sempre voluto pensare che fosse la specialità stessa a scegliere l'atleta e quindi che sia stato il peso a scegliere me e non il contrario. Quando appoggio il peso sulle mie dita, poi sulla mia mano e diventa parte integrante del mio braccio, del mio corpo; e da quel momento parte tutto, l'adrenalina che schizza a mille, la voglia di lanciare il mio peso il più lontano possibile, di provare a superarmi, di andare oltre miei limiti e in testa comincio a figurarmi il lancio in ogni minimo movimento che dovrò mettere in pratica».
Quali sono secondo te i sacrifici dello sport agonistico?
«Credo che se si voglia intraprendere uno sport per ottenere dei risultati bisogna fare dei grandi sacrifici che poi diventano delle scelte, perchè siamo noi che decidiamo di rinunciare a qualcosa per fare una cosa piuttosto che un'altra, ma come credo si faccia in qualsiasi momento nel corso della propria vita. Personalmente ritengo che da ormai quattro anni a questa parte, da quando il gioco ha cominciato a farsi un po' più duro, faccio molti sacrifici perchè comunque mi alleno tante ore durante tutta la settimana e di conseguenza tolgo tempo a tutto il mondo che mi circonda; ma ripeto più che dei sacrifici sono delle scelte, delle scelte consapevoli che però faccio volentieri perchè credo molto in questo sport e sono convinta che otterrò altri risultati di grande prestigio e quindi non vorrei mollare proprio ora sul più bello».
Quali sono secondo te le soddisfazioni dello sport agonistico?
«Se devo parlare delle soddisfazioni che mi ha regalato questo meraviglioso sport vorrei cominciare dalle regole, dai valori e dagli insegnamenti. Questo sport non è fatto solo di obiettivi e risultati, ma credo che alle spalle ci sia molto di più; il rispetto prima di tutto per se stessi, per il proprio allenatore, per le regole, per i compagni di allenamento, per la propria squadra e per tutti coloro che ci circondano giorno dopo giorno. L'atletica mi ha aiutata a diventare una persona migliore prima ancora di ottenere dei risultati; è solo dopo che ho capito l'importanza del rispetto e tutto ciò che ne deriva come la costanza, l'impegno e il duro lavoro per vincere le mie prime gare. Se prima non si capisce tutto questo credo che non si possa ambire a qualcosa di più. Il 2013 è stato un anno di alti e bassi, ho dovuto affrontare un grande infortunio ma nonostante questo ho deciso di non arrendermi e di mettermi comunque in gioco. Sicuramente l'anno non è andato come avevo sperato, non ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata alla fine del 2012 quando ho cominciato la nuova preparazione, ma credo di aver chiuso in maniera dignitosa con un terzo posto agli universitari e un terzo posto ai societari in serie A argento. Questa esperienza mi ha messo a dura prova e molto probabilmente se non avessi avuto il mio allenatore che ha continuato a credere in me non ce l'avrei fatta, ma ora mi ritengo una persona più forte, che è caduta e si è rialzata più forte di prima e con nuovi obiettivi da raggiungere. Forse è questo il più grande insegnamento che mi ha dato l'atletica: non mollare mai e provare ad oltrepassare sempre i miei limiti! »
Quanto è importante il gruppo nell'atletica?
«Il gruppo credo sia fondamentale nonostante il nostro sia uno sport individuale e infatti il nostro 'gruppo lanciatori' di Barletta è molto armonioso. Sono anni che mi alleno con la maggior parte di loro, siamo cresciuti insieme seppur con età differenti, siamo migliorati insieme, abbiamo gioito per ogni singola prestazione andata bene e ci siamo consolati quando purtroppo le gare andavano male. Però tengo a precisare che il nostro team dell'Atletica 2010 non è composta solo dal gruppo dei lanciatori ma ci sono altri 20 atleti che si destreggiano in altre specialità dell'atletica; nonostante non ci cimentiamo nelle stesse specialità condivido comunque con loro delle esperienze anche perchè per quanto possano essere diversi i nostri allenamenti e le nostre discipline l'obiettivo è unico : migliorarsi e vincere».
Quanto conta l'allenatore?
«L'allenatore, a mio parere, è la figura più importante nell'atletica. Se non ci fosse, l'atleta non esisterebbe. Tra l'atleta e il proprio allenatore intercorre un rapporto di completa fiducia. Per quanto mi riguarda posso dire di avere un bellissimo rapporto con il mio allenatore Gaetano Dipace, c'è fiducia, serietà e rispetto. Quando entro in pedana è come se lui fosse lì dentro, con me. L'allenatore è colui che perde il suo tempo per studiarsi gli allenamenti da programmare, che investe il suo denaro in attrezzi che poi magari andranno persi sotto la sabbia, che ti segue in tutte le gare, che ti segue durante ogni singolo allenamento, che ti corregge ogni minimo particolare, quello che sa essere puntiglioso per tirare fuori il massimo dai propri atleti ma soprattutto è quello che ti dà sempre un motivo per andare avanti, quello con cui ti puoi confrontare per capire come ci si può migliorare, che ti aiuta a rialzarti dopo una gara o una stagione andata male. Tutto questo è Gaetano. E io non mi vedrei accanto ad un altro allenatore perchè so che senza di lui non avrei ottenuto quei piccoli risultati nel corso del tempo.
Cosa fai nella vita, oltre allo sport?
«Oltre lo sport ho una vita abbastanza piena. Per prima cosa frequento la facoltà di Scienze delle Attività motorie e sportive a Foggia e grazie ai miei studi Gaetano mi ha dato la possibilità di allenare, con la sua collaborazione, i 'miei piccoli campioni' che stanno cominciando a darmi già grandi soddisfazioni, e di dare una mano nella sua palestra e sicuramente questa è una grossa opportunità per imparare e fare esperienza. Inoltre faccio parte di una compagnia teatrale di barletta, 'Fatti Di Sogni-compagnia itinerante', con la quale metto in scena musical e spettacoli di vario tipo».
I tuoi prossimi obiettivi sportivi?
«L'obiettivo imminente sono i 13 metri per poter partecipare ai campionati italiani Assoluti indoor che si terranno a Febbraio ad Ancona. Per il resto della stagione mi auguro di migliorare ancora di più per brillare ai campionati italiani assoluti che si terranno nel periodo estivo a Rovereto e confermarmi tra le prime 15 in Italia».
Consiglieresti ad un ragazzino/a di cominciare a fare atletica? E perchè?
«Certo che lo consiglio, io non so come farei senza atletica. Questo mondo oltre ad insegnarti le regole e il rispetto come ho già detto in precedenza, ti fa conoscere posti nuovi e persone meravigliose. Solo chi la pratica può capire il bagaglio di esperienze, ricordi e soddisfazioni che ogni atleta porta nel proprio zaino e nel proprio cuore. Credo che l'atletica sia unica e dovrebbe essere vissuta a pieno in tutti i suoi pregi e difetti».
Deborah, come ti sei avvicinata al mondo dell'Atletica?
«Mi sono avvicinata all'atletica quasi per caso, per riempire le mie giornate. Devo ammettere che senza la spinta delle mie due migliori amiche e compagne di squadra, Maria Luisa e Rosa, non avrei mai intrapreso questo percorso. Mi ricordo ancora oggi il mio primo giorno di atletica! Sicuramente non è stato amore a prima vista, ma un po' perchè comunque guardando le gare in televisione mi appassionava e un po' per poter passare più tempo con le mie amiche, decisi di continuare e di cominciare a provarci e mettermi in gioco».
Perché ti piace la tua specialità?
«Oggi posso dire di amare la mia specialità, anche se all'inizio ho fatto un po' di fatica perchè ero più affascinata dal lancio del disco, che ho provato ad allenare con pochi risultati. Ho imparato ad amarla con il tempo, man mano che i risultati arrivavano. Ho sempre voluto pensare che fosse la specialità stessa a scegliere l'atleta e quindi che sia stato il peso a scegliere me e non il contrario. Quando appoggio il peso sulle mie dita, poi sulla mia mano e diventa parte integrante del mio braccio, del mio corpo; e da quel momento parte tutto, l'adrenalina che schizza a mille, la voglia di lanciare il mio peso il più lontano possibile, di provare a superarmi, di andare oltre miei limiti e in testa comincio a figurarmi il lancio in ogni minimo movimento che dovrò mettere in pratica».
Quali sono secondo te i sacrifici dello sport agonistico?
«Credo che se si voglia intraprendere uno sport per ottenere dei risultati bisogna fare dei grandi sacrifici che poi diventano delle scelte, perchè siamo noi che decidiamo di rinunciare a qualcosa per fare una cosa piuttosto che un'altra, ma come credo si faccia in qualsiasi momento nel corso della propria vita. Personalmente ritengo che da ormai quattro anni a questa parte, da quando il gioco ha cominciato a farsi un po' più duro, faccio molti sacrifici perchè comunque mi alleno tante ore durante tutta la settimana e di conseguenza tolgo tempo a tutto il mondo che mi circonda; ma ripeto più che dei sacrifici sono delle scelte, delle scelte consapevoli che però faccio volentieri perchè credo molto in questo sport e sono convinta che otterrò altri risultati di grande prestigio e quindi non vorrei mollare proprio ora sul più bello».
Quali sono secondo te le soddisfazioni dello sport agonistico?
«Se devo parlare delle soddisfazioni che mi ha regalato questo meraviglioso sport vorrei cominciare dalle regole, dai valori e dagli insegnamenti. Questo sport non è fatto solo di obiettivi e risultati, ma credo che alle spalle ci sia molto di più; il rispetto prima di tutto per se stessi, per il proprio allenatore, per le regole, per i compagni di allenamento, per la propria squadra e per tutti coloro che ci circondano giorno dopo giorno. L'atletica mi ha aiutata a diventare una persona migliore prima ancora di ottenere dei risultati; è solo dopo che ho capito l'importanza del rispetto e tutto ciò che ne deriva come la costanza, l'impegno e il duro lavoro per vincere le mie prime gare. Se prima non si capisce tutto questo credo che non si possa ambire a qualcosa di più. Il 2013 è stato un anno di alti e bassi, ho dovuto affrontare un grande infortunio ma nonostante questo ho deciso di non arrendermi e di mettermi comunque in gioco. Sicuramente l'anno non è andato come avevo sperato, non ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissata alla fine del 2012 quando ho cominciato la nuova preparazione, ma credo di aver chiuso in maniera dignitosa con un terzo posto agli universitari e un terzo posto ai societari in serie A argento. Questa esperienza mi ha messo a dura prova e molto probabilmente se non avessi avuto il mio allenatore che ha continuato a credere in me non ce l'avrei fatta, ma ora mi ritengo una persona più forte, che è caduta e si è rialzata più forte di prima e con nuovi obiettivi da raggiungere. Forse è questo il più grande insegnamento che mi ha dato l'atletica: non mollare mai e provare ad oltrepassare sempre i miei limiti! »
Quanto è importante il gruppo nell'atletica?
«Il gruppo credo sia fondamentale nonostante il nostro sia uno sport individuale e infatti il nostro 'gruppo lanciatori' di Barletta è molto armonioso. Sono anni che mi alleno con la maggior parte di loro, siamo cresciuti insieme seppur con età differenti, siamo migliorati insieme, abbiamo gioito per ogni singola prestazione andata bene e ci siamo consolati quando purtroppo le gare andavano male. Però tengo a precisare che il nostro team dell'Atletica 2010 non è composta solo dal gruppo dei lanciatori ma ci sono altri 20 atleti che si destreggiano in altre specialità dell'atletica; nonostante non ci cimentiamo nelle stesse specialità condivido comunque con loro delle esperienze anche perchè per quanto possano essere diversi i nostri allenamenti e le nostre discipline l'obiettivo è unico : migliorarsi e vincere».
Quanto conta l'allenatore?
«L'allenatore, a mio parere, è la figura più importante nell'atletica. Se non ci fosse, l'atleta non esisterebbe. Tra l'atleta e il proprio allenatore intercorre un rapporto di completa fiducia. Per quanto mi riguarda posso dire di avere un bellissimo rapporto con il mio allenatore Gaetano Dipace, c'è fiducia, serietà e rispetto. Quando entro in pedana è come se lui fosse lì dentro, con me. L'allenatore è colui che perde il suo tempo per studiarsi gli allenamenti da programmare, che investe il suo denaro in attrezzi che poi magari andranno persi sotto la sabbia, che ti segue in tutte le gare, che ti segue durante ogni singolo allenamento, che ti corregge ogni minimo particolare, quello che sa essere puntiglioso per tirare fuori il massimo dai propri atleti ma soprattutto è quello che ti dà sempre un motivo per andare avanti, quello con cui ti puoi confrontare per capire come ci si può migliorare, che ti aiuta a rialzarti dopo una gara o una stagione andata male. Tutto questo è Gaetano. E io non mi vedrei accanto ad un altro allenatore perchè so che senza di lui non avrei ottenuto quei piccoli risultati nel corso del tempo.
Cosa fai nella vita, oltre allo sport?
«Oltre lo sport ho una vita abbastanza piena. Per prima cosa frequento la facoltà di Scienze delle Attività motorie e sportive a Foggia e grazie ai miei studi Gaetano mi ha dato la possibilità di allenare, con la sua collaborazione, i 'miei piccoli campioni' che stanno cominciando a darmi già grandi soddisfazioni, e di dare una mano nella sua palestra e sicuramente questa è una grossa opportunità per imparare e fare esperienza. Inoltre faccio parte di una compagnia teatrale di barletta, 'Fatti Di Sogni-compagnia itinerante', con la quale metto in scena musical e spettacoli di vario tipo».
I tuoi prossimi obiettivi sportivi?
«L'obiettivo imminente sono i 13 metri per poter partecipare ai campionati italiani Assoluti indoor che si terranno a Febbraio ad Ancona. Per il resto della stagione mi auguro di migliorare ancora di più per brillare ai campionati italiani assoluti che si terranno nel periodo estivo a Rovereto e confermarmi tra le prime 15 in Italia».
Consiglieresti ad un ragazzino/a di cominciare a fare atletica? E perchè?
«Certo che lo consiglio, io non so come farei senza atletica. Questo mondo oltre ad insegnarti le regole e il rispetto come ho già detto in precedenza, ti fa conoscere posti nuovi e persone meravigliose. Solo chi la pratica può capire il bagaglio di esperienze, ricordi e soddisfazioni che ogni atleta porta nel proprio zaino e nel proprio cuore. Credo che l'atletica sia unica e dovrebbe essere vissuta a pieno in tutti i suoi pregi e difetti».