Calcio
Centenario biancorosso: l’era Chiricallo e il ritorno in Serie C - Undicesima parte
2005-2008, dal tormentato Barletta dei “barlettani” a quello spettacolare dei bomber Romano e Laviano
Barletta - mercoledì 4 maggio 2022
E così dopo tre anni è di nuovo Eccellenza. Ma questa volta il Barletta e la sua tifoseria approdano nella massima categoria regionale pugliese, non con la malinconia e il disfattismo post fallimento o post retrocessione, ma vi approdano con la piena consapevolezza di essersi ormai lasciati alle spalle il peggior tornante di una lunga storia giunta ormai all'ottantatreesimo anno.
C'è voglia di tornare nel calcio che conta a Barletta, il presidente Antonio Flora lo sa e nell'estate 2005 allestisce una squadra di prim'ordine, riportando a Barletta grossi calibri come i barlettani Giuseppe Lanotte - trentunenne dalla tecnica sopraffina, praticamente in grado di coprire tutti i ruoli dalla metà campo in su -, ma soprattutto suo fratello Vincenzo Lanotte, la cui carriera da queste parti non ha certo bisogno di presentazioni. I due, con i fratelli Fabio e Ruggiero Rizzi, già presenti nel vittorioso torneo di Promozione, andranno a costituire il primissimo nucleo di quello che passerà alla storia come il "Barletta dei barlettani". Probabilmente non il Barletta più forte, ma sicuramente uno dei più belli e dei più amati dalla tifoseria.
Oltre ai fratelli Lanotte, Flora porta a Barletta gente di categoria come i difensori Rubini e Gusmai, i centrocampisti Bagnara e Di Bari e gli attaccanti Cazzella e Capogrosso. Confermatissimo invece il bomber di Promozione Daniele Medico.
A guidare la squadra viene chiamato Marcello Chiricallo, figlio del compianto Nicola Chiricallo, allenatore a sua volta. Un gentiluomo barese reduce da ottimi risultati sulla panchina del Bisceglie, oltre che da una discreta carriera da calciatore con le maglie di Matera, Trani, Vigor Lamezia e Monopoli. Insomma uno che sa come affrontare al meglio determinate categorie.
Le premesse per un'altra stagione ricca di soddisfazioni per i colori biancorossi ci sono tutte, anche se l'inizio stagione non è dei migliori. Il 28 agosto del 2005 il Barletta fa il suo esordio stagionale in Coppa Italia contro la Fortis Trani, liquidando la compagine biancazzurra con un inequivocabile 4-0. Un risultato che però sarà invalidato dal giudice sportivo in quanto il Barletta ha schierato in campo lo squalificato Massimo Bagnara. Inevitabile, quindi, lo 0-3 a tavolino. Una disavventura che lo scialbo 0-0 della prima di campionato a Noci non contribuisce certo a far dimenticare. Tuttavia, a conti fatti, si tratta solo di incidenti di percorso, perchè di lì a poco il Barletta inizia a demolire, una dopo l'altra, rivali annunciate come Real Altamura e Bisceglie, e nobili decadute come Nardò, Fasano e Casarano. L'unico neo della prima parte di stagione sono i fin troppo frequenti pareggi in casa, anche con avversari non certo irresistibili come Apricena, Locorotondo e Ostuni. Ciò fa si che la classifica al vertice del campionato di Eccellenza pugliese 2005/2006 resti piuttosto corta, con il primato del Barletta insidiato da Real Altamura, Francavilla, Bisceglie, Fasano e Lucera.
Ma nel girone di ritorno, dopo la sconfitta di Francavilla, il Barletta svolta e il ritmo della squadra di Chiricallo diventa praticamente insostenibile per le avversarie, nonostante i tre punti di penalizzazione comminati dalla disciplinare a causa delle intemperanze di alcuni tifosi barlettani nelle trasferte di Casarano e Ostuni. Si giunge così al 26 marzo 2006, quando davanti a un "Puttilli" ricolmo di ben 5000 spettatori, con un gol di Capogrosso, il Barletta supera il sempre fastidioso Lucera e conquista la matematica promozione in Serie D, tra l'entusiasmo di tanti supporters biancorossi che ormai già pregustano altri traguardi.
Siamo nell' estate 2006, con la Nazionale di Lippi che a Berlino, con la conquista del titolo mondiale, chiude in pratica quell'epopea d'oro del calcio italiano che era iniziata proprio con un altro titolo mondiale, quello degli "Azzurri" di Bearzot nel 1982. E' un ciclo forse irripetibile quello che va a chiudersi, anche perchè nel frattempo alcune procure d'assalto hanno pensato bene (ma neanche tanto, a giudicare dalle sentenze definitive) di fare nel 2006 con il calcio (riuscendoci) quel che fu fatto nel 1992 con la politica: cambiare i presunti padroni dell'asino, credendo di fare di quest'ultimo uno stallone, e che invece asino era e asino resta…
Barletta calcistica è invece un'isola felice, con Flora che viene affiancato da altri importanti soci come Savino Cortellino, Mario Doronzo, Domenico Zingrillo e Francesco Sfrecola. La nuova compagine societaria - nell'ottica di un Barletta assoluto protagonista del campionato di Serie D 2006/2007 - mette a disposizione del confermatissimo mister Marcello Chiricallo, elementi come il bomber Gioacchino Prisciandaro, il mediano Michele Menolascina, le punte Alfredo Tenzone e Mario Ricci e il giovane attaccante esterno Benedetto Iraci. E non è certo finita qui, perchè questo, ricordiamo, è il "Barletta dei barlettani", e ai già presenti Enzo e Giuseppe Lanotte, Fabio e Ruggiero Rizzi, si aggiungono via via il portiere Saverio Di Candia, il giovane Carlo Balducci, ma soprattutto il "sindaco di Cassino", che però è cresciuto nei Fedelissimi, è barlettanissimo, e si chiama Savino Daleno. Manca ancora la proverbiale ciliegina sulla torta, che si materializza con l'arrivo di Pietro Parente: ex pupillo di Marco Tardelli a Como, con trascorsi a Bari, Taranto, Torino sponda "granata" e Ancona, oltre che ex nazionale juniores con gente come Albertini e Dino Baggio.
A giudicare da tutti questi nomi, la rosa del Barletta 2006/2007 che va ad affrontare il campionato di Serie D, ha sulla carta un potenziale a dir poco esplosivo. Peccato però che dopo un buon avvio, l'unica fragorosa esplosione riguardante la squadra di Chiricallo, sia quella dello spogliatoio. Emblematico è il caso del duo Prisciandaro-Menolascina, la cui storia con l'ASD Barletta finisce già alla quinta di campionato, dopo il deludente pareggio di Lavello. I due, tramite dichiarazione rese il 15 ottobre alla Gazzetta del Mezzogiorno, motivano in soldoni l'addio con le "troppe critiche da parte del presidente", smentendo tra l'altro l'esistenza nello spogliatoio di un presunto "clan dei baresi", e non lesinando ovviamente gli elogi alla "grande tifoseria biancorossa". Il giorno dopo, sempre alla Gazzetta del Mezzogiorno, Prisciandaro e Menolascina tenteranno una parziale, ma oggettivamente poco credibile marcia indietro, rivendicando i buoni rapporti con la società e la presidenza (ma allora da chi arrivavano tutte queste "critiche"?), e rinnovando infine la immancabile sviolinata nei confronti della "grande tifoseria biancorossa".
Nel frattempo il Barletta, dopo un illusorio primato in classifica conquistato battendo il forte Noicattaro, piomba in una crisi di gioco e di risultati, che dopo una sconcertante sconfitta per 0-3 a Matera, culmina con l'esonero di Marcello Chiricallo e il licenziamento del Direttore Generale Simone Pietroforte. A provare a raddrizzare la malconcia baracca biancorossa vinene chiamato Pietro Maiellaro, ex talentuosissimo fantasista di Taranto, Bari, Fiorentina e Cosenza, reduce da buoni risultati sulla panchina di Lucera e Noicattaro. Purtroppo però l'esordio dell'ex pupillo della famiglia Matarrese sulla panchina del Barletta non potrebbe essere peggiore, con il sorprendente Grottaglie dei bomber Claudio Piperissa e Nicolas Chiesa, che dopo l'illusorio vantaggio su rigore di Daleno, impartisce al Barletta una esemplare lezione di gioco, condita tra l'altro dalla ennesima espulsione in carriera di Pietro Parente, e dagli i "andate a lavorare" del Puttilli.
Tra annunci di nuovi arrivi, e voci di nuove epurazioni, il Barletta, in campo e fuori, è ormai una polveriera. La squadra, sempre più allo sbando, pareggia a stento in casa del Petacciato ultimissimo in classifica, e dopo la sofferta vittoria contro la Ippogrifo Sarno, la sconfitta di Somma Vesuviana contro la Viribus Unitis, e soprattutto dopo lo sconfortante pareggio interno contro l'Ischia, costituiscono la goccia che fa traboccare il proverbiale vaso. Fiaccato nel morale dall'ennesima aspra contestazione e dai continui dissapori con alcuni soci, dopo un felice biennio in cui è stato capace di risollevare le sorti del Barletta, il presidente Antonio Flora rassegna le dimissioni. Il suo posto viene preso dall'avvocato Francesco Sfrecola, un galantuomo che sarà in grado in primis di mettere ordine in società, e poi di dare a Maiellaro quei rinforzi resisi indispensabili dopo i traumatici addii di Prisciandaro, di Menolascina, e la risoluzione del contratto con Pietro Parente, il quale, in una lettera, manifesta senza mezzi termini il suo astio verso l'ex presidente Flora (che in estate aveva dichiarato Parente come "non rientrante nei piani della società") e accusando alcuni calciatori "di non avere rispetto per chi ha maggiore esperienza e professionalità". Oltre a Parente, tra gli epurati figuravano anche Vincenzo Lanotte e Carlo Balducci, che però saranno reintegrati in squadra letteralmente a furor di spogliatoio.
Nel frattempo, per ciò che concerne il campo, il Barletta tocca forse il suo punto più basso nella trasferta di Bitonto, dove i neroverdi di casa chiudono la pratica già nel primo tempo grazie a Fumai e a una doppietta dell'argentino Buttazzoni. A destare particolare impressione è però la prestazione di un altro attaccante argentino del Bitonto, che con la sua potenza abbinata a "garra" sudamericana e tecnica non indifferente, sta letteralmente facendo danni alla difesa barlettana. E' nato nel 1979 a Rosario ed è tifosissimo del Central. Si chiama Nicolas Jesus Laviano. Sfrecola tenta di portare Laviano a Barletta già durante il mercato di riparazione, ma è costretto temporaneamente a desistere di fronte alla ferma opposizione della dirigenza bitontina.
A Barletta arrivano comunque rinforzi importanti come gli attaccanti Criniti e Di Domenico, e il brillante trequartista siciliano ex Brindisi Benedetto Mangiapane. Quest'ultimo bagna il proprio esordio in biancorosso contribuendo con un gol nel 3-2 che il Barletta infligge al Francavilla in Sinni prima della sosta natalizia, e per il resto della stagione regalerà al pubblico biancorosso gol, fantasia e giocate d'alta scuola, divetandone ben presto uno dei beniamini incontrastati.
La vera svolta della stagione avviene alla ripresa del campionato, quando il Barletta inaugura il 2007 con un soffertissimo pareggio sul neutro di Matera contro il pericolante Sporting Genzano. L'ennesima scialba prestazione comporta il ritorno in panchina di Marcello Chiricallo, il cui arrivo - un po come accaduto con Rumignani ai tempi della Serie B - scuote finalmente la squadra, ridando all'ambiente quella fiducia e quella serenità che sarano alla base della grande rimonta in classifica del Barletta, che passa in poco tempo dalla soglia dei play-out a un ottimo quarto posto finale con tanto di qualificazione ai play off dove prima elimina ai rigori il Grottaglie all' "Atlantico D'Amuri" e poi viene estromesso dalla fase nazionale al termine di una partita tanto bella quanto sfortunata contro il fortissimo Aversa Normanna di mister Boccolini, del bomber Ingenito, e soprattutto del presidente Spezzaferri.
Non tutti i mali vengono per nuocere. Questo vecchio adagio viene preso alla lettera dal presidente Sfrecola e dai suoi soci, i quali nell'estate del 2007 allestiscono una vera e propria corazzata col dichiarato obiettivo di centrare la promozione in Serie C. Ma questa volta lo fanno operando con un criterio ben preciso: niente più star dal grande passato e dal capriccioso presente, ma spazio invece a giocatori di categoria dal sicuro rendimento. Ed è così che ai confermatissimi Mascia, D'Angelo, De Cecco e Daleno, vengono aggiunti il portiere Liccardi, il laterale Iervolino, il forte centrocampista Salvagno un giovanissimo Massimo Pollidori, e l'esperto centrale ex Bari Massimiliano Tangorra. I veri fuochi d'artificio riguardano il reparto offensivo, dove oltre al rientrante Tenzone, la società consegna a Chiricallo il trequartista mancino ex Savoia Francesco Pinto (detto "Marapinto", per motivi facilmente intuibili), e l'ex ariete del Grottaglie Claudio Piperissa. E poi ci sono loro: Gaetano Romano da Napoli, classe 1974 e una valanga di gol tra Serie C e Sertie D; Nicolas Jesus Laviano, presenza fissa (quando può) nella "hinchada de las Canallas" (tifoseria del Rosario Central), che - nel bene, e purtroppo anche nel male - ogni volta che scende in campo è come se giocasse il derby con "los Leprosos" (il Newell's Old Boys di Rosario, vale a dire gli arcirivali del Rosario Central).
Un simile squadrone non può che macinare gol ed avversari, e il ritmo che il Barletta impone al campionato sin dall'inizio è di quelli quasi insostenibili per qualunque squadra di Serie D. Quasi, perchè come spesso capita al Barletta quando si trova in queste categorie, vi è la solita outsider che per larghi tratti della stagione riesce a fare meglio dei biancorossi. L'underdog del girone H di Serie D 2007/2008 questa volta è il sorprendente Bitonto allenato dall'ex portiere di Catanzaro, Cosenza e Parma Giacomo Zunico, che approfittando della vittoria a tavolino di Lavello - e perche no, anche dell'avvio stentato dell'altra grande favorita del girone, l'Aversa di mister Boccolini - si colloca al primo posto in classifica fin quasi alla fine del girone di andata, quando il Barletta opera quello che potrebbe essere il sorpasso decisivo sui nero verdi bitontini.
E' a questo punto che il Barletta commette forse l'errore più grave della stagione, dando forse inconsciamente già per fatto gran parte del percorso. Succede invece che tra Ischia, Fasano, Gragnano e Aversa, il Barletta subisce tre sconfitte su quattro, rimettendo in gioco non solo il Bitonto (che sarà comunque sconfitto nello scontro diretto immediatamente successivo), ma anche il temibile Aversa del nuovo mister Raffaele Sergio, del nuovo e micidiale bomber ex Torino, Endracht Aalst e Southampton Mino Sarli, e del controverso presidente Spezzaferri, il quale, senza troppi giri di parole, fa appello alle squadre campane del girone a intraprendere una sorta di crociata contro le squadre pugliesi. Lungi da noi avanzare sospetti o illazioni, e men che meno sminuire l'enorme valore di Sarli e compagni, ma è tuttavia innegabile il fatto che di li alla fine del campionato, le uniche partite non vinte dall'Aversa saranno i due pareggi con Brindisi e Fasano. Il Barletta invece, dalla decima alla tredicesima di ritorno, incapperà nella seconda fatale minicrisi della stagione, racimolando soli tre punti tra Savoia, il derby col Brindisi vinto largamente, il pesante rovescio di Grottaglie e la sconfitta interna contro il Pomigliano che culminerà con una forse ingenerosa contestazione alla squadra. Sotto accusa di parte dell'ambiente finiscono in particolar modo i "napoletani" del Barletta, accusati senza mezzi termini di scarso impegno contro i loro conterranei. Un' accusa ai limiti del delirante, figlia forse dell'enorme delusione per un campionato considerato già vinto con troppo anticipo, e che invece sta prendendo decisamente la strada di Aversa.
I campani sono avanti di un punto a quattro giornate dalla fine, ma è ormai innegabile che le speranze di promozione diretta del Barletta di Chiricallo sono più che altro appese al Bitonto che giocherà in casa con l'Aversa nell'ultima di campionato, domenica 4 maggio 2008. Una domenica tra le più nere del calcio barlettano, e non certo perchè l'Aversa chiude praticamente già nel primo tempo la pratica-Bitonto ( e anche qui non mancheranno sospetti e illazioni, vista l'origine campana di molti giocatori del Bitonto). Poche decine di minuti prima del fischio d'inizio, in uno spaventoso incidente stradale, perdono la vita i tifosi Giacomo Iodice e Mino Leonino. Due bravi padri di famiglia, con il solo "vizio" della domenica allo stadio a tifare Barletta.
La tragedia dell'Asse attrezzato di Via Foggia rende perfettamente inutile parlare del Bitonto, dell'Aversa, di Barletta-Ischia 4-0 e della lotteria dei play-off che Romano e compagni andranno ad affrontare per il secondo anno consecutivo. Questa volta la corsa del Barletta nella post season si arresta dinanzi all'invalicabile muro sardo eretto al Puttilli da un Alghero rimasto in dieci sin dalle primissime battute. Il Barletta dovrà così accontentarsi del quinto posto nella graduatoria finale per eventuali ripescaggi in Lega Pro. Ripescaggio che puntualmente avviene grazie alla solita ecatombe di fallimenti che ogni anno falcidia gli organici della terza serie nazionale. Dopo tredici anni quindi il Barletta - pur in modo molto meno glorioso di come magari si meritava - ritrova finalmente il calcio professionistico.
C'è voglia di tornare nel calcio che conta a Barletta, il presidente Antonio Flora lo sa e nell'estate 2005 allestisce una squadra di prim'ordine, riportando a Barletta grossi calibri come i barlettani Giuseppe Lanotte - trentunenne dalla tecnica sopraffina, praticamente in grado di coprire tutti i ruoli dalla metà campo in su -, ma soprattutto suo fratello Vincenzo Lanotte, la cui carriera da queste parti non ha certo bisogno di presentazioni. I due, con i fratelli Fabio e Ruggiero Rizzi, già presenti nel vittorioso torneo di Promozione, andranno a costituire il primissimo nucleo di quello che passerà alla storia come il "Barletta dei barlettani". Probabilmente non il Barletta più forte, ma sicuramente uno dei più belli e dei più amati dalla tifoseria.
Oltre ai fratelli Lanotte, Flora porta a Barletta gente di categoria come i difensori Rubini e Gusmai, i centrocampisti Bagnara e Di Bari e gli attaccanti Cazzella e Capogrosso. Confermatissimo invece il bomber di Promozione Daniele Medico.
A guidare la squadra viene chiamato Marcello Chiricallo, figlio del compianto Nicola Chiricallo, allenatore a sua volta. Un gentiluomo barese reduce da ottimi risultati sulla panchina del Bisceglie, oltre che da una discreta carriera da calciatore con le maglie di Matera, Trani, Vigor Lamezia e Monopoli. Insomma uno che sa come affrontare al meglio determinate categorie.
Le premesse per un'altra stagione ricca di soddisfazioni per i colori biancorossi ci sono tutte, anche se l'inizio stagione non è dei migliori. Il 28 agosto del 2005 il Barletta fa il suo esordio stagionale in Coppa Italia contro la Fortis Trani, liquidando la compagine biancazzurra con un inequivocabile 4-0. Un risultato che però sarà invalidato dal giudice sportivo in quanto il Barletta ha schierato in campo lo squalificato Massimo Bagnara. Inevitabile, quindi, lo 0-3 a tavolino. Una disavventura che lo scialbo 0-0 della prima di campionato a Noci non contribuisce certo a far dimenticare. Tuttavia, a conti fatti, si tratta solo di incidenti di percorso, perchè di lì a poco il Barletta inizia a demolire, una dopo l'altra, rivali annunciate come Real Altamura e Bisceglie, e nobili decadute come Nardò, Fasano e Casarano. L'unico neo della prima parte di stagione sono i fin troppo frequenti pareggi in casa, anche con avversari non certo irresistibili come Apricena, Locorotondo e Ostuni. Ciò fa si che la classifica al vertice del campionato di Eccellenza pugliese 2005/2006 resti piuttosto corta, con il primato del Barletta insidiato da Real Altamura, Francavilla, Bisceglie, Fasano e Lucera.
Ma nel girone di ritorno, dopo la sconfitta di Francavilla, il Barletta svolta e il ritmo della squadra di Chiricallo diventa praticamente insostenibile per le avversarie, nonostante i tre punti di penalizzazione comminati dalla disciplinare a causa delle intemperanze di alcuni tifosi barlettani nelle trasferte di Casarano e Ostuni. Si giunge così al 26 marzo 2006, quando davanti a un "Puttilli" ricolmo di ben 5000 spettatori, con un gol di Capogrosso, il Barletta supera il sempre fastidioso Lucera e conquista la matematica promozione in Serie D, tra l'entusiasmo di tanti supporters biancorossi che ormai già pregustano altri traguardi.
Siamo nell' estate 2006, con la Nazionale di Lippi che a Berlino, con la conquista del titolo mondiale, chiude in pratica quell'epopea d'oro del calcio italiano che era iniziata proprio con un altro titolo mondiale, quello degli "Azzurri" di Bearzot nel 1982. E' un ciclo forse irripetibile quello che va a chiudersi, anche perchè nel frattempo alcune procure d'assalto hanno pensato bene (ma neanche tanto, a giudicare dalle sentenze definitive) di fare nel 2006 con il calcio (riuscendoci) quel che fu fatto nel 1992 con la politica: cambiare i presunti padroni dell'asino, credendo di fare di quest'ultimo uno stallone, e che invece asino era e asino resta…
Barletta calcistica è invece un'isola felice, con Flora che viene affiancato da altri importanti soci come Savino Cortellino, Mario Doronzo, Domenico Zingrillo e Francesco Sfrecola. La nuova compagine societaria - nell'ottica di un Barletta assoluto protagonista del campionato di Serie D 2006/2007 - mette a disposizione del confermatissimo mister Marcello Chiricallo, elementi come il bomber Gioacchino Prisciandaro, il mediano Michele Menolascina, le punte Alfredo Tenzone e Mario Ricci e il giovane attaccante esterno Benedetto Iraci. E non è certo finita qui, perchè questo, ricordiamo, è il "Barletta dei barlettani", e ai già presenti Enzo e Giuseppe Lanotte, Fabio e Ruggiero Rizzi, si aggiungono via via il portiere Saverio Di Candia, il giovane Carlo Balducci, ma soprattutto il "sindaco di Cassino", che però è cresciuto nei Fedelissimi, è barlettanissimo, e si chiama Savino Daleno. Manca ancora la proverbiale ciliegina sulla torta, che si materializza con l'arrivo di Pietro Parente: ex pupillo di Marco Tardelli a Como, con trascorsi a Bari, Taranto, Torino sponda "granata" e Ancona, oltre che ex nazionale juniores con gente come Albertini e Dino Baggio.
A giudicare da tutti questi nomi, la rosa del Barletta 2006/2007 che va ad affrontare il campionato di Serie D, ha sulla carta un potenziale a dir poco esplosivo. Peccato però che dopo un buon avvio, l'unica fragorosa esplosione riguardante la squadra di Chiricallo, sia quella dello spogliatoio. Emblematico è il caso del duo Prisciandaro-Menolascina, la cui storia con l'ASD Barletta finisce già alla quinta di campionato, dopo il deludente pareggio di Lavello. I due, tramite dichiarazione rese il 15 ottobre alla Gazzetta del Mezzogiorno, motivano in soldoni l'addio con le "troppe critiche da parte del presidente", smentendo tra l'altro l'esistenza nello spogliatoio di un presunto "clan dei baresi", e non lesinando ovviamente gli elogi alla "grande tifoseria biancorossa". Il giorno dopo, sempre alla Gazzetta del Mezzogiorno, Prisciandaro e Menolascina tenteranno una parziale, ma oggettivamente poco credibile marcia indietro, rivendicando i buoni rapporti con la società e la presidenza (ma allora da chi arrivavano tutte queste "critiche"?), e rinnovando infine la immancabile sviolinata nei confronti della "grande tifoseria biancorossa".
Nel frattempo il Barletta, dopo un illusorio primato in classifica conquistato battendo il forte Noicattaro, piomba in una crisi di gioco e di risultati, che dopo una sconcertante sconfitta per 0-3 a Matera, culmina con l'esonero di Marcello Chiricallo e il licenziamento del Direttore Generale Simone Pietroforte. A provare a raddrizzare la malconcia baracca biancorossa vinene chiamato Pietro Maiellaro, ex talentuosissimo fantasista di Taranto, Bari, Fiorentina e Cosenza, reduce da buoni risultati sulla panchina di Lucera e Noicattaro. Purtroppo però l'esordio dell'ex pupillo della famiglia Matarrese sulla panchina del Barletta non potrebbe essere peggiore, con il sorprendente Grottaglie dei bomber Claudio Piperissa e Nicolas Chiesa, che dopo l'illusorio vantaggio su rigore di Daleno, impartisce al Barletta una esemplare lezione di gioco, condita tra l'altro dalla ennesima espulsione in carriera di Pietro Parente, e dagli i "andate a lavorare" del Puttilli.
Tra annunci di nuovi arrivi, e voci di nuove epurazioni, il Barletta, in campo e fuori, è ormai una polveriera. La squadra, sempre più allo sbando, pareggia a stento in casa del Petacciato ultimissimo in classifica, e dopo la sofferta vittoria contro la Ippogrifo Sarno, la sconfitta di Somma Vesuviana contro la Viribus Unitis, e soprattutto dopo lo sconfortante pareggio interno contro l'Ischia, costituiscono la goccia che fa traboccare il proverbiale vaso. Fiaccato nel morale dall'ennesima aspra contestazione e dai continui dissapori con alcuni soci, dopo un felice biennio in cui è stato capace di risollevare le sorti del Barletta, il presidente Antonio Flora rassegna le dimissioni. Il suo posto viene preso dall'avvocato Francesco Sfrecola, un galantuomo che sarà in grado in primis di mettere ordine in società, e poi di dare a Maiellaro quei rinforzi resisi indispensabili dopo i traumatici addii di Prisciandaro, di Menolascina, e la risoluzione del contratto con Pietro Parente, il quale, in una lettera, manifesta senza mezzi termini il suo astio verso l'ex presidente Flora (che in estate aveva dichiarato Parente come "non rientrante nei piani della società") e accusando alcuni calciatori "di non avere rispetto per chi ha maggiore esperienza e professionalità". Oltre a Parente, tra gli epurati figuravano anche Vincenzo Lanotte e Carlo Balducci, che però saranno reintegrati in squadra letteralmente a furor di spogliatoio.
Nel frattempo, per ciò che concerne il campo, il Barletta tocca forse il suo punto più basso nella trasferta di Bitonto, dove i neroverdi di casa chiudono la pratica già nel primo tempo grazie a Fumai e a una doppietta dell'argentino Buttazzoni. A destare particolare impressione è però la prestazione di un altro attaccante argentino del Bitonto, che con la sua potenza abbinata a "garra" sudamericana e tecnica non indifferente, sta letteralmente facendo danni alla difesa barlettana. E' nato nel 1979 a Rosario ed è tifosissimo del Central. Si chiama Nicolas Jesus Laviano. Sfrecola tenta di portare Laviano a Barletta già durante il mercato di riparazione, ma è costretto temporaneamente a desistere di fronte alla ferma opposizione della dirigenza bitontina.
A Barletta arrivano comunque rinforzi importanti come gli attaccanti Criniti e Di Domenico, e il brillante trequartista siciliano ex Brindisi Benedetto Mangiapane. Quest'ultimo bagna il proprio esordio in biancorosso contribuendo con un gol nel 3-2 che il Barletta infligge al Francavilla in Sinni prima della sosta natalizia, e per il resto della stagione regalerà al pubblico biancorosso gol, fantasia e giocate d'alta scuola, divetandone ben presto uno dei beniamini incontrastati.
La vera svolta della stagione avviene alla ripresa del campionato, quando il Barletta inaugura il 2007 con un soffertissimo pareggio sul neutro di Matera contro il pericolante Sporting Genzano. L'ennesima scialba prestazione comporta il ritorno in panchina di Marcello Chiricallo, il cui arrivo - un po come accaduto con Rumignani ai tempi della Serie B - scuote finalmente la squadra, ridando all'ambiente quella fiducia e quella serenità che sarano alla base della grande rimonta in classifica del Barletta, che passa in poco tempo dalla soglia dei play-out a un ottimo quarto posto finale con tanto di qualificazione ai play off dove prima elimina ai rigori il Grottaglie all' "Atlantico D'Amuri" e poi viene estromesso dalla fase nazionale al termine di una partita tanto bella quanto sfortunata contro il fortissimo Aversa Normanna di mister Boccolini, del bomber Ingenito, e soprattutto del presidente Spezzaferri.
Non tutti i mali vengono per nuocere. Questo vecchio adagio viene preso alla lettera dal presidente Sfrecola e dai suoi soci, i quali nell'estate del 2007 allestiscono una vera e propria corazzata col dichiarato obiettivo di centrare la promozione in Serie C. Ma questa volta lo fanno operando con un criterio ben preciso: niente più star dal grande passato e dal capriccioso presente, ma spazio invece a giocatori di categoria dal sicuro rendimento. Ed è così che ai confermatissimi Mascia, D'Angelo, De Cecco e Daleno, vengono aggiunti il portiere Liccardi, il laterale Iervolino, il forte centrocampista Salvagno un giovanissimo Massimo Pollidori, e l'esperto centrale ex Bari Massimiliano Tangorra. I veri fuochi d'artificio riguardano il reparto offensivo, dove oltre al rientrante Tenzone, la società consegna a Chiricallo il trequartista mancino ex Savoia Francesco Pinto (detto "Marapinto", per motivi facilmente intuibili), e l'ex ariete del Grottaglie Claudio Piperissa. E poi ci sono loro: Gaetano Romano da Napoli, classe 1974 e una valanga di gol tra Serie C e Sertie D; Nicolas Jesus Laviano, presenza fissa (quando può) nella "hinchada de las Canallas" (tifoseria del Rosario Central), che - nel bene, e purtroppo anche nel male - ogni volta che scende in campo è come se giocasse il derby con "los Leprosos" (il Newell's Old Boys di Rosario, vale a dire gli arcirivali del Rosario Central).
Un simile squadrone non può che macinare gol ed avversari, e il ritmo che il Barletta impone al campionato sin dall'inizio è di quelli quasi insostenibili per qualunque squadra di Serie D. Quasi, perchè come spesso capita al Barletta quando si trova in queste categorie, vi è la solita outsider che per larghi tratti della stagione riesce a fare meglio dei biancorossi. L'underdog del girone H di Serie D 2007/2008 questa volta è il sorprendente Bitonto allenato dall'ex portiere di Catanzaro, Cosenza e Parma Giacomo Zunico, che approfittando della vittoria a tavolino di Lavello - e perche no, anche dell'avvio stentato dell'altra grande favorita del girone, l'Aversa di mister Boccolini - si colloca al primo posto in classifica fin quasi alla fine del girone di andata, quando il Barletta opera quello che potrebbe essere il sorpasso decisivo sui nero verdi bitontini.
E' a questo punto che il Barletta commette forse l'errore più grave della stagione, dando forse inconsciamente già per fatto gran parte del percorso. Succede invece che tra Ischia, Fasano, Gragnano e Aversa, il Barletta subisce tre sconfitte su quattro, rimettendo in gioco non solo il Bitonto (che sarà comunque sconfitto nello scontro diretto immediatamente successivo), ma anche il temibile Aversa del nuovo mister Raffaele Sergio, del nuovo e micidiale bomber ex Torino, Endracht Aalst e Southampton Mino Sarli, e del controverso presidente Spezzaferri, il quale, senza troppi giri di parole, fa appello alle squadre campane del girone a intraprendere una sorta di crociata contro le squadre pugliesi. Lungi da noi avanzare sospetti o illazioni, e men che meno sminuire l'enorme valore di Sarli e compagni, ma è tuttavia innegabile il fatto che di li alla fine del campionato, le uniche partite non vinte dall'Aversa saranno i due pareggi con Brindisi e Fasano. Il Barletta invece, dalla decima alla tredicesima di ritorno, incapperà nella seconda fatale minicrisi della stagione, racimolando soli tre punti tra Savoia, il derby col Brindisi vinto largamente, il pesante rovescio di Grottaglie e la sconfitta interna contro il Pomigliano che culminerà con una forse ingenerosa contestazione alla squadra. Sotto accusa di parte dell'ambiente finiscono in particolar modo i "napoletani" del Barletta, accusati senza mezzi termini di scarso impegno contro i loro conterranei. Un' accusa ai limiti del delirante, figlia forse dell'enorme delusione per un campionato considerato già vinto con troppo anticipo, e che invece sta prendendo decisamente la strada di Aversa.
I campani sono avanti di un punto a quattro giornate dalla fine, ma è ormai innegabile che le speranze di promozione diretta del Barletta di Chiricallo sono più che altro appese al Bitonto che giocherà in casa con l'Aversa nell'ultima di campionato, domenica 4 maggio 2008. Una domenica tra le più nere del calcio barlettano, e non certo perchè l'Aversa chiude praticamente già nel primo tempo la pratica-Bitonto ( e anche qui non mancheranno sospetti e illazioni, vista l'origine campana di molti giocatori del Bitonto). Poche decine di minuti prima del fischio d'inizio, in uno spaventoso incidente stradale, perdono la vita i tifosi Giacomo Iodice e Mino Leonino. Due bravi padri di famiglia, con il solo "vizio" della domenica allo stadio a tifare Barletta.
La tragedia dell'Asse attrezzato di Via Foggia rende perfettamente inutile parlare del Bitonto, dell'Aversa, di Barletta-Ischia 4-0 e della lotteria dei play-off che Romano e compagni andranno ad affrontare per il secondo anno consecutivo. Questa volta la corsa del Barletta nella post season si arresta dinanzi all'invalicabile muro sardo eretto al Puttilli da un Alghero rimasto in dieci sin dalle primissime battute. Il Barletta dovrà così accontentarsi del quinto posto nella graduatoria finale per eventuali ripescaggi in Lega Pro. Ripescaggio che puntualmente avviene grazie alla solita ecatombe di fallimenti che ogni anno falcidia gli organici della terza serie nazionale. Dopo tredici anni quindi il Barletta - pur in modo molto meno glorioso di come magari si meritava - ritrova finalmente il calcio professionistico.