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Campionato Eccellenza, ambizioni ed entusiasmo del Barletta

Con la ripresa del campionato di Eccellenza tornano ad aumentare le speranze

Risale l'entusiasmo in casa biancorossa in vista della ripresa del campionato di Eccellenza, ma soprattutto è la determinazione di squadra, società e ambiente a far ben sperare per il futuro prossimo del pallone all'ombra di Eraclio.

Ci eravamo lasciati lo scorso ottobre con un Barletta 1922 che aveva reagito a suon di goleade all'imprevisto passo falso contro il Mola, e che soprattutto era riuscito finalmente ad esorcizzare al "Di Liddo" il fastidiosissimo fantasma dell'Unione Calcio Bisceglie. Non un avversario di primissimo piano d'accordo, ma un avversario contro il quale in questi anni il Barletta aveva quasi sempre collezionato magrissime figure. La classica bestia nera insomma, di quelle che quando riesci finalmente a batterle capisci che il vento sta cambiando.

Poi c'è stato il Covid. Il maledetto Covid, con tutto ciò che ha significato in termini di ridimensionamento delle rose del massimo campionato dilettantistico pugliese. Fortunatamente il Barletta 1922 ha rappresentato una delle pochissime eccezioni in questa valle di lacrime. E' vero, sono andati via Grazioso, Aprile e soprattutto Lojodice. Quest'ultimo tuttavia è stato adeguatamente sostituito dal pari ruolo Quarta (ex Corato). Senza contare il fatto che in ogni caso il fantasista barese faticava a trovare posto nell'undici titolare di Farina per merito di uno strepitoso Varsi.
Infine, la ciliegina sulla metaforica torta è di questi giorni, ed è rappresentata dall'ingaggio dell'esperto centrocampista Alberto Rescio, classe 1987 che aveva già vestito la maglia biancorossa nella stagione 2009/2010, al tempo della C2 e dei ragazzini terribili di mister Scianimanico, che a dispetto delle fosche previsioni di numerosi addetti ai lavori (e di qualche ex presidente) raggiunse i play off per poi guadagnarsi il ritorno in Serie C/1 (allora Prima Divisione) grazie al secondo ripescaggio in due anni.

Il centrocampista salentino andrà a comporre con Massimo Pollidori e Facundo Ganci un centrocampo sulla carta ingiocabile per una concorrenza decimata dalle partenze eccellenti (vedi Corato) e per giovani realtà ambiziose come Manfredonia, Città di Mola e, purtroppo, Audace Barletta.

Usiamo il termine "purtroppo" riguardo la cara vecchia Audace, in quanto ormai in procinto di trasferirsi armi e bagagli in quel di Trinitapoli dopo l'acquisizione della società da parte di Giuseppe Dibenedetto, patron dell'ASD Trinitapoli. Un indizio per tutti, il sollevamento dall'incarico di allenatore di mister Beppe Iannone, uno dei principali artefici del miracolo Audace.

Davvero un peccato per una bella realtà che ha fatto crescere tanti e tanti giovani calciatori barlettani. Una triste fine, quella del sodalizio fondato dal compianto Giuseppe Manzi che fa il paio con quella di fine anni Ottanta del vecchio Real Barletta, che dopo avere anch'esso, qualche anno prima, raggiunto la massima categoria dilettantistica pugliese (poi retrocesso nell'allora Prima Categoria al termine della stagione 1985/86) fu costretto a cambiare aria acquisendo la denominazione di Atletico Andria.

Audace, Real Barletta, Libertas Barletta. Tutti nomi a cui i tifosi biancorossi hanno sempre guardato con grande simpatia nelle domeniche mattina dai romantici gradoni del vecchio "Lello Simeone" prima, e dal discutibile e postmoderno "Manzi-Chiapulin" poi.

Ma questo è il calcio del ventunesimo secolo, signori. Un calcio dove non c'è più spazio per queste belle realtà fatte di passione, sudore e genuinità sportiva.

Quindi proviamo a guardare il bicchiere mezzo pieno rappresentato dal Barletta del presidente Dimiccoli e di mister Farina e dal nuovo "Puttilli" quasi pronto, nell'auspicio che questo metaforico bicchiere si riempia quanto prima.
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