Calcio
Barletta, il nuovo corso Tatò tra ambizioni e ostacoli
Speranze e interrogativi alla vigilia di una stagione carica di aspettative
Barletta - venerdì 17 giugno 2011
08.00
Che fosse già un dato acquisito o meno poco importa, ad ogni modo la conferenza stampa del 10 giugno scorso ha comunque sancito formalmente la fine di un'era per la società di via Vittorio Veneto. L'ormai annunciato addio dell'ex presidente Sfrecola, insieme con l'ex Vicepresidente Attimonelli (che, in attesa anche lui di defilarsi, rimane titolare di una quota di minoranza), chiude cinque anni intensi e tra i più importanti della storia calcistica barlettana. Forse solo nella più bella delle favole ci si poteva immaginare, in quell'ormai lontano Dicembre 2006, che un Barletta frastornato dall'addio burrascoso di Flora sarebbe ritornato di lì a poco nella terza serie nazionale. Eppure il presidente dal grande cuore biancorosso insieme ai tanti soci susseguitisi - primo fra tutti l'avvocato Russo - possono dire oggi di essersi defilati da questa intensa avventura avendo comunque centrato il traguardo. E che traguardo. A Barletta oggi sono tornate le grandi sfide, è tornato il calcio di livello, nell'attesa chissà di scrivere altre pagine gloriose nella storia di questa squadra e di questa città.
Il nuovo corso
Il testimone passa oggi al nuovo corso Tatò. L'imprenditore che già nella scorsa stagione aveva di fatti preso le redini della società e che consolida e rafforza ulteriormente la sua "leadership", inserendo nella compagine anche il figlio Walter nel ruolo di suo vice. Si cambia quindi e in maniera anche radicale. Le sorti della squadra biancorossa non dipendono più da una cordata di soci ma sono oggi legate a doppio filo con le scelte di un patron che - e lo diciamo lungi da ogni riferimento malizioso - ha fatto letteralmente "terra bruciata" attorno a se, volendo egli stesso in prima persona occuparsi della squadra per cui ha sempre tifato con molta passione ed orgoglio. Le grandi ambizioni e le ampie disponibilità economiche confluite con il nuovo corso fanno sognare il tifoso biancorosso sotto l'ombrellone ma è ad ogni modo lecito porgersi qualche interrogativo alla vigilia di una stagione calcistica che tra meno di un mese sarà già ai nastri di partenza con il ritiro in Trentino.
Castagnini, l'uomo del presidente
Recenti esperienze in piazze più o meno blasonate testimoniano a chiare lettere come non basti la sola moneta sonante per conseguire risultati concreti. Benevento, Taranto e – sebbene in parte – Atletico Roma ne sono la dimostrazione solo nel nostro girone: organici allestiti senza badare a spese e che tuttavia hanno pagato col tempo svariate mancanze a livello di spogliatoio e di organizzazione tecnica. Il rischio potrebbe essere quello di sobbarcarsi costi onerosi e ottenere risultati non soddisfacenti. Seguire le orme di società come Cesena e Novara appare un monito tanto scontato quanto vero. Di qui la scelta imprescindibile di sapersi avvalere della competenza di persone che nel calcio sanno come agire oculatamente e con responsabilità. Su Cari pochi dubbi, per il tecnico romano parla la sua seconda metà di stagione alla guida della squadra. Castagnini ad oggi è un'incognita tutta da scoprire. Il nuovo direttore sportivo è legato al presidente da una forte amicizia ed è stato proprio Tatò a puntare fortemente su di lui sin dallo scorso Gennaio, quando ha fornito alcuni consigli per poter risistemare la squadra durante il mercato di riparazione. Sul suo curriculum pesano tuttavia le esperienze negative di Piacenza e soprattutto Cosenza, dove però il ds toscano ha lavorato in un contesto societario a dir poco precario. Si ha la sensazione che Barletta possa rappresentare una ghiotta occasione di rilancio per l'ex capo degli osservatori della Juventus. I tifosi attendono i primi dati per poter iniziare a delineare un giudizio sul suo operato, a cominciare dalla sessione estiva dei trasferimenti, per la quale pare non mancherà di certo il capitale economico a disposizione.
La questione stadio
C'è poi l'annosa grana stadio. È notizia di ieri quella che ha visto amministrazione comunale e dirigenza effettuare un sopralluogo presso il "Cosimo Puttilli" per programmare il da farsi. Il presidente ha manifestato più volte la volontà di districare la matassa tramite l'installazione di settori modulari sulla pista d'atletica ma deve inevitabilmente confrontarsi con le esigenze opposte provenienti dagli atleti che su quella pista si allenano per tutto l'anno. La questione si pone in maniera pesante nei confronti di una amministrazione che in cinque anni di appelli da parte della società ha abbozzato promesse e risolto ben poco. È probabile che il maggior peso "politico" di Tatò stia smuovendo le acque non solo in superficie, cosa che ha tenuto a evidenziare proprio Sfrecola in conferenza, non senza una punta di veleno nei confronti di chi al comune ha fatto orecchie da mercante fino a poco prima. I tifosi attendono buone nuove sull'argomento con molta più trepidazione di quanto ne possa regalare un'estate di calciomercato. Di sicuro c'è che qualsiasi ambizione di cadetteria passa imprescindibilmente dall'esigenza di riuscire a dotarsi di uno stadio all'altezza. Un protrarsi dell'empasse da palazzo di città metterebbe a dura prova la pazienza di qualsiasi appassionato del Barletta, scoraggiando anche i più volenterosi. Con la fondamentale differenza che stavolta al di là di un presidente-patron non ci sarebbe nessun altro a salvare baracca e burattini. Un'ipotesi che francamente non vorremmo mai riportare su queste pagine virtuali.
Marco Bruno
Il nuovo corso
Il testimone passa oggi al nuovo corso Tatò. L'imprenditore che già nella scorsa stagione aveva di fatti preso le redini della società e che consolida e rafforza ulteriormente la sua "leadership", inserendo nella compagine anche il figlio Walter nel ruolo di suo vice. Si cambia quindi e in maniera anche radicale. Le sorti della squadra biancorossa non dipendono più da una cordata di soci ma sono oggi legate a doppio filo con le scelte di un patron che - e lo diciamo lungi da ogni riferimento malizioso - ha fatto letteralmente "terra bruciata" attorno a se, volendo egli stesso in prima persona occuparsi della squadra per cui ha sempre tifato con molta passione ed orgoglio. Le grandi ambizioni e le ampie disponibilità economiche confluite con il nuovo corso fanno sognare il tifoso biancorosso sotto l'ombrellone ma è ad ogni modo lecito porgersi qualche interrogativo alla vigilia di una stagione calcistica che tra meno di un mese sarà già ai nastri di partenza con il ritiro in Trentino.
Castagnini, l'uomo del presidente
Recenti esperienze in piazze più o meno blasonate testimoniano a chiare lettere come non basti la sola moneta sonante per conseguire risultati concreti. Benevento, Taranto e – sebbene in parte – Atletico Roma ne sono la dimostrazione solo nel nostro girone: organici allestiti senza badare a spese e che tuttavia hanno pagato col tempo svariate mancanze a livello di spogliatoio e di organizzazione tecnica. Il rischio potrebbe essere quello di sobbarcarsi costi onerosi e ottenere risultati non soddisfacenti. Seguire le orme di società come Cesena e Novara appare un monito tanto scontato quanto vero. Di qui la scelta imprescindibile di sapersi avvalere della competenza di persone che nel calcio sanno come agire oculatamente e con responsabilità. Su Cari pochi dubbi, per il tecnico romano parla la sua seconda metà di stagione alla guida della squadra. Castagnini ad oggi è un'incognita tutta da scoprire. Il nuovo direttore sportivo è legato al presidente da una forte amicizia ed è stato proprio Tatò a puntare fortemente su di lui sin dallo scorso Gennaio, quando ha fornito alcuni consigli per poter risistemare la squadra durante il mercato di riparazione. Sul suo curriculum pesano tuttavia le esperienze negative di Piacenza e soprattutto Cosenza, dove però il ds toscano ha lavorato in un contesto societario a dir poco precario. Si ha la sensazione che Barletta possa rappresentare una ghiotta occasione di rilancio per l'ex capo degli osservatori della Juventus. I tifosi attendono i primi dati per poter iniziare a delineare un giudizio sul suo operato, a cominciare dalla sessione estiva dei trasferimenti, per la quale pare non mancherà di certo il capitale economico a disposizione.
La questione stadio
C'è poi l'annosa grana stadio. È notizia di ieri quella che ha visto amministrazione comunale e dirigenza effettuare un sopralluogo presso il "Cosimo Puttilli" per programmare il da farsi. Il presidente ha manifestato più volte la volontà di districare la matassa tramite l'installazione di settori modulari sulla pista d'atletica ma deve inevitabilmente confrontarsi con le esigenze opposte provenienti dagli atleti che su quella pista si allenano per tutto l'anno. La questione si pone in maniera pesante nei confronti di una amministrazione che in cinque anni di appelli da parte della società ha abbozzato promesse e risolto ben poco. È probabile che il maggior peso "politico" di Tatò stia smuovendo le acque non solo in superficie, cosa che ha tenuto a evidenziare proprio Sfrecola in conferenza, non senza una punta di veleno nei confronti di chi al comune ha fatto orecchie da mercante fino a poco prima. I tifosi attendono buone nuove sull'argomento con molta più trepidazione di quanto ne possa regalare un'estate di calciomercato. Di sicuro c'è che qualsiasi ambizione di cadetteria passa imprescindibilmente dall'esigenza di riuscire a dotarsi di uno stadio all'altezza. Un protrarsi dell'empasse da palazzo di città metterebbe a dura prova la pazienza di qualsiasi appassionato del Barletta, scoraggiando anche i più volenterosi. Con la fondamentale differenza che stavolta al di là di un presidente-patron non ci sarebbe nessun altro a salvare baracca e burattini. Un'ipotesi che francamente non vorremmo mai riportare su queste pagine virtuali.
Marco Bruno