Calcio
Barletta-Fasano 2-3, ovvero la certificazione di un totale fallimento, altro che barlume…
Si compirà ad Angri domenica prossima il destino del Barletta più insipido e mortificante degli ultimi dieci anni
Barletta - lunedì 29 aprile 2024
12.29
Parliamoci chiaro, resta solo l'aritmetica a tenere in piedi l'ultima flebilissima speranza di salvare la categoria per il Barletta più insulso e scoraggiante dell'ultimo decennio.
Era infatti dall'umiliante 1-6 contro il Benevento (stagione 2013/14, quella della Lega Pro senza retrocessioni, causa riforma campionato) che al Puttilli non si respirava un' aria così pesante. Era da allora che una piazza che, per passione e presenze allo stadio potrebbe benissimo navigare almeno nella classifica medio alta di Serie C, non veniva così sistematicamente umiliata, vilipesa, ingannata e derisa.
In quel mortificante 2014, grazie anche alle inevitabili pressioni della piazza l'allora proprietà fece letteralmente piazza pulita dallo staff tecnico a quello dirigenziale, prima di farsi essa stessa da parte.
Unica nota positiva di allora fu, come già detto, la mancanza di retrocessioni che consentì al Barletta l'anno successivo di disputare, almeno sul campo, una più che dignitosa stagione in Serie C prima dell'apocalisse genovese, delle penalizzazioni, del pasticciaccio di Barletta-Vigor Lamezia e del secondo fallimento.
Oggi invece il mesto ritorno in Eccellenza è a tutti gli effetti una quasi certezza. Solo vincendo ad Angri il Barletta avrebbe infatti la certezza di disputare i playout. Cosa naturalmente possibile in teoria.
La pratica, o meglio, la cronaca di Barletta-Fasano 2-3 ci induce invece a pensare come quanto meno improbabile un ipotetico successo di una squadra, il Barletta, letteralmente incapace di vincere un solo contrasto di gioco (figuriamoci provare a imbastire un'azione degna di tal nome), sul campo di una squadra che nelle ultime quattro apparizioni ha subito un solo gol (quello di domenica pomeriggio a Gallipoli) e che nella gara di andata al Puttilli, dopo l'effimero vantaggio biancorosso firmato da Caputo, si è presa i tre punti senza neanche faticare più di tanto.
Tutto questo naturalmente in riferimento all'ultimo "barlume di speranza" di salvare la Serie D rimasto al Barletta edizione 2023/2024.
Ma se la speranza resta proverbialmente l'ultima a morire, il nostro ruolo di cronisti ci impone realismo e razionalità, e a tal proposito la cronaca di Barletta-Fasano ci parla di una squadra ormai in coma quasi irreversibile figlia di un colossale fallimento tecnico e dirigenziale tra i peggiori della ultracentenaria storia calcistica biancorossa. Un crollo devastante iniziato negli ultimi scampoli della scorsa stagione che in pochissimi già intravedevano dopo il misterioso silenzio stampa di Martina Franca. Un bubbone reso poi manifesto dal famoso "o mi fate la squadra a vincere o tolgo il disturbo" di mister Francesco Farina e dalla successiva e progressiva epurazione di tutti i protagonisti (in campo e fuori) del fantastico biennio 2021-2023.
Il resto, dall'arrivo di Schelotto ai più che giustificati tormenti di mister Ginestra, dalla toccata e fuga di Gigi "Virgilio" Pavarese, al "tesoretto" di Pitino, alle vacanze natalizie del "Tato" Diaz e tanto altro ancora è storia fin troppo nota. La storia di una squadra che a vederla in campo, oltre a manifestare palesi limiti tecnici e caratteriali, pare essere composta da gente che manco si saluta per strada. La certificazione di un fallimento tecnico le cui ragioni forse non si sapranno mai del tutto.
Fatto sta che, a meno di un improvviso allineamento di qualche centinaio di pianeti a partire da domenica prossima ad Angri, il Barletta farà mestamente ritorno in Eccellenza con un futuro, a voler essere iper ottimisti, quanto meno incerto e nebuloso.
Era infatti dall'umiliante 1-6 contro il Benevento (stagione 2013/14, quella della Lega Pro senza retrocessioni, causa riforma campionato) che al Puttilli non si respirava un' aria così pesante. Era da allora che una piazza che, per passione e presenze allo stadio potrebbe benissimo navigare almeno nella classifica medio alta di Serie C, non veniva così sistematicamente umiliata, vilipesa, ingannata e derisa.
In quel mortificante 2014, grazie anche alle inevitabili pressioni della piazza l'allora proprietà fece letteralmente piazza pulita dallo staff tecnico a quello dirigenziale, prima di farsi essa stessa da parte.
Unica nota positiva di allora fu, come già detto, la mancanza di retrocessioni che consentì al Barletta l'anno successivo di disputare, almeno sul campo, una più che dignitosa stagione in Serie C prima dell'apocalisse genovese, delle penalizzazioni, del pasticciaccio di Barletta-Vigor Lamezia e del secondo fallimento.
Oggi invece il mesto ritorno in Eccellenza è a tutti gli effetti una quasi certezza. Solo vincendo ad Angri il Barletta avrebbe infatti la certezza di disputare i playout. Cosa naturalmente possibile in teoria.
La pratica, o meglio, la cronaca di Barletta-Fasano 2-3 ci induce invece a pensare come quanto meno improbabile un ipotetico successo di una squadra, il Barletta, letteralmente incapace di vincere un solo contrasto di gioco (figuriamoci provare a imbastire un'azione degna di tal nome), sul campo di una squadra che nelle ultime quattro apparizioni ha subito un solo gol (quello di domenica pomeriggio a Gallipoli) e che nella gara di andata al Puttilli, dopo l'effimero vantaggio biancorosso firmato da Caputo, si è presa i tre punti senza neanche faticare più di tanto.
Tutto questo naturalmente in riferimento all'ultimo "barlume di speranza" di salvare la Serie D rimasto al Barletta edizione 2023/2024.
Ma se la speranza resta proverbialmente l'ultima a morire, il nostro ruolo di cronisti ci impone realismo e razionalità, e a tal proposito la cronaca di Barletta-Fasano ci parla di una squadra ormai in coma quasi irreversibile figlia di un colossale fallimento tecnico e dirigenziale tra i peggiori della ultracentenaria storia calcistica biancorossa. Un crollo devastante iniziato negli ultimi scampoli della scorsa stagione che in pochissimi già intravedevano dopo il misterioso silenzio stampa di Martina Franca. Un bubbone reso poi manifesto dal famoso "o mi fate la squadra a vincere o tolgo il disturbo" di mister Francesco Farina e dalla successiva e progressiva epurazione di tutti i protagonisti (in campo e fuori) del fantastico biennio 2021-2023.
Il resto, dall'arrivo di Schelotto ai più che giustificati tormenti di mister Ginestra, dalla toccata e fuga di Gigi "Virgilio" Pavarese, al "tesoretto" di Pitino, alle vacanze natalizie del "Tato" Diaz e tanto altro ancora è storia fin troppo nota. La storia di una squadra che a vederla in campo, oltre a manifestare palesi limiti tecnici e caratteriali, pare essere composta da gente che manco si saluta per strada. La certificazione di un fallimento tecnico le cui ragioni forse non si sapranno mai del tutto.
Fatto sta che, a meno di un improvviso allineamento di qualche centinaio di pianeti a partire da domenica prossima ad Angri, il Barletta farà mestamente ritorno in Eccellenza con un futuro, a voler essere iper ottimisti, quanto meno incerto e nebuloso.