Barletta-Acquaviva. <span>Foto Cosimo Campanella</span>
Barletta-Acquaviva. Foto Cosimo Campanella
Calcio

Barletta-Atl. Acquaviva 1-1: un pari deludente, ma indolore

I biancorossi vengono meritatamente raggiunti nel finale, ma restano a +12 sul Polimnia che solo nel finale evita il ko col Bitonto

Al fischio finale di Barletta-Atletico Acquaviva il primo pensiero della stragrande maggioranza di tifosi e commentatori delle sorti biancorosse non poteva che essere: ok, si sente tanto la mancanza di Nicola Strambelli. Pensiero sicuramente condivisibile, ma solo in piccola parte, perché tutti siamo d'accordo sulla qualità del tutto fuori categoria del numero dieci barese, ma spesso ci si dimentica dell'enorme tasso tecnico degli altri. Un qualcosa di ben oltre l'eccelso per un semplice campionato di Eccellenza, se si considera che domenica sera era in campo gente come ad esempio Lattanzio, appena reduce dal campionato di Serie D vinto con l'Altamura, come Lopez, capocannoniere uscente di Eccellenza, o come Lavopa, il cui splendido gol è lì a testimoniare l'enorme gap tecnico tra il Barletta e le altre diciannove squadre facenti parte del massimo campionato dilettantistico pugliese. Morale della favola: il Barletta edizione 2024/25 ha tutto per fare un sol boccone dell'Atletico Acquaviva con o senza Strambelli, con o senza il clamoroso calcio di rigore non fischiato dal signor Gioia della sezione di Brindisi per un evidentissimo fallo su Lattanzio.

Scriviamo tutto questo non perché si ha timore una rimonta del Polimnia - che, parliamoci chiaro e fuori da ogni ipocrisia, allo stato attuale non è impossibile ma ha più o meno le stesse probabilità di riuscita di un sei al Superenalotto - ma perché è da un po di partite che il Barletta gioca al piccolo trotto vincendo le partite più per singole giocate che per aver sprigionato tutto il suo reale potenziale, come ad esempio accaduto nella trasferta di coppa a Canosa.
Per carità, nessuna preoccupazione, o quasi, in merito alle sorti di questo campionato di Eccellenza, ma volendo usare una metafora da Formula 1, a procedere troppo con un'andatura (seppur vincente) da safety car, risulta poi un po più faticoso riabituarsi ad andare a 200 orari di media, come ad esempio in occasione dei prossimi impegni di coppa…

In ogni caso il Barletta conserva il +12 in classifica sulla Polimnia, che al "Madonna d'Alto Mare" riesce ad evitare la sconfitta contro il Bitonto solo a pochi minuti dalla fine.

Per quanto riguarda il resto della 17a giornata di Eccellenza pugliese, c'è da registrare la gran bagarre in zona playoff che, dai 27 punti di Galatina e Gallipoli ai 24 del Massafra, vede ben nove squadre in lotta per tre posti, anche in virtù di risultati che definire altalenanti è esercizio di puro eufemismo. Si pensi al Galatina, raggiunto sul pari interno ben oltre il 90' dal Molfetta, o al Canosa sconfitto per 2-1 a Massafra, oppure al Brilla Campi, bloccato sul 1-1 al "Trevisi" dalla Nuova Spinazzola. E poi c'è l'Unione Bisceglie, protagonista con l'Atletico Racale del vibrante e spettacolare 3-3 in terra salentina con tanto di gol del classe 2006 Salvatore Fitto, figlio del ben più noto neo commissario UE Raffaele Fitto, nonché nipote del compianto Salvatore, padre di Raffaele e presidente della Regione Puglia a fine anni Ottanta.

Zona playoff nella quale è piombato prepotentemente il Manduria, vittorioso per 6-2 sul campo del derelitto Arboris Belli, mentre in coda vi è da registrare il vittorioso ritorno di Pino Di Meo sulla panchina del Bisceglie, che sul neutro di Bitritto ha battuto per 1-0 il Ginosa.
Un discorso a parte merita infine la vicenda del Gallipoli (sulla carta prossimo avversario del Barletta al "Bianco") non presentatosi in casa del Foggia Incedit a causa delle gravi vicissitudini societarie per l'ennesimo triste esempio di una federazione calcistica italiana (dai vertici fino alle ultimissime ramificazioni) debole, ai limiti dello scendiletto coi forti, ma "fortissima" e implacabile coi deboli: ieri Canosa, Corato e Brindisi, oggi Taranto, Gallipoli e tantissimi altri. Una FIGC che, con ai vertici più o meno le stesse facce che da decenni si scambiano ruoli e poltrone, è la perfetta raffigurazione in salsa calcistica italiana della nobiltà della Francia pre-rivoluzionaria. Una classe dirigente da decenni cieca e sorda dinanzi ai "cahiers de doléances" (quaderni di doglianze) del calcio dilettantistico e non solo.

Un Titanic con l'acqua da tempo salita ben oltre le stive, ma con un'orchestrina più che mai intenta suonare a volume consapevolmente sempre più alto. Un po' come nei film Western del maestro Sergio Leone, dove la musica ad alto volume serviva a coprire i gemiti e le urla di sofferenza dei prigionieri.
  • Barletta 1922 srl
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