Calcio
Barletta 1989-2019: dalle magie di Beccalossi alla faticosa iscrizione in Eccellenza
Storia di trent’anni di agonia del calcio barlettano
Barletta - martedì 23 luglio 2019
Esattamente trent'anni fa il nostro caro vecchio Barletta viveva forse il momento più alto della sua storia quasi centenaria. La squadra del mai troppo rimpianto presidente Franco Di Cosola era reduce da una brillantissima salvezza in Serie B, conquistata a suon di gol (il Barletta concluse il campionato 1988/89 con il secondo miglior attacco, dietro al solo Messina di Zdenek Zeman e del futuro bomber di Italia 90, Salvatore "Totò" Schillaci) grazie soprattutto alle preziose giocate di Evaristo Beccalossi e Francesco Vincenzi. L'apoteosi sarebbe giunta nell'agosto del 1989, quando nel primo turno di Coppa Italia (quella vera, non il patetico torneo da dopolavoro aziendale che oggi chiamano Tim Cup) i ragazzi di mister Gesualdo Albanese furono capaci di eliminare il Verona di Osvaldo Bagnoli, campione d'Italia appena quattro anni prima e che annoverava tra le proprie fila gente come Peruzzi, Favero, Magrin, Prytz, Galderisi ecc.
Viene quasi il magone a ricordare quegli splendidi momenti proprio nei giorni in cui il Barletta 1922 riesce a fatica ad iscriversi al campionato di Eccellenza pugliese. Magone che diventa un misto tra amarezza e sconforto se si analizzano le tappe che negli ultimi trent'anni hanno portato la Barletta calcistica allo sfacelo attuale: l'ultima salvezza in Serie B conquistata grazie al "volemose bene" di Catanzaro; una retrocessione dalla cadetteria tutt'ora inspiegabile; uno stadio che praticamente non esiste più dal 1991; proprietà volatili con presidenti a volte pittoreschi e a volte semplicemente inquietanti che hanno portato il Barletta calcio a due fallimenti.
A tutto ciò si aggiunga l'idiosincrasia dell'ambiente verso comunque più fantomatici che reali "compratori forestieri" – anche alla luce della traumatica, anche se mai del tutto chiarita, vicenda Perpignano - ed ecco spiegata l'attuale situazione del Barletta calcio 1922. Una società dimissionaria (per ora) la cui rosa, al momento, è ufficialmente composta da un pezzo di carta (il titolo sportivo in mano al sindaco Mino Cannito) e qualche calciatore sul piede di partenza.
Che dire, un quadro sconfortante reso ancora più deprimente dalla quasi trentennale questione-stadio. Una situazione tale da scoraggiare quei pochi imprenditori barlettani di una certa rilevanza, alcuni dei quali hanno preferito investire si sul calcio, ma altrove, piuttosto che avventurarsi nella causa biancorossa. Una causa che allo stato attuale pare decisamente persa in partenza in un contesto, quello barlettano, che accoglierebbe come manna dal cielo un'apertura molto parziale (si parla di circa 1500 posti) del nuovo Puttilli. Tutto questo mentre trent'anni fa di questi tempi eravamo circa in 15.000 a festeggiare la grande impresa del Barletta contro l'ultimo grande Verona degli anni Ottanta.
Quando si parla di quegli anni splendidi per il calcio italiano, generalmente noi ultraquarantenni usiamo dire ai più giovani: "che cosa vi siete persi!!!".
Ecco, nel caso del Barletta di quegli anni, da assiduo frequentatore della cara vecchia Curva Sud del glorioso Stadio Comunale, ai nostri concittadini più giovani direi pressappoco questo: "Beati voi che non c'eravate, perché a ben guardare l'attuale situazione del calcio a Barletta, almeno voi non vivrete di soli ricordi".
Viene quasi il magone a ricordare quegli splendidi momenti proprio nei giorni in cui il Barletta 1922 riesce a fatica ad iscriversi al campionato di Eccellenza pugliese. Magone che diventa un misto tra amarezza e sconforto se si analizzano le tappe che negli ultimi trent'anni hanno portato la Barletta calcistica allo sfacelo attuale: l'ultima salvezza in Serie B conquistata grazie al "volemose bene" di Catanzaro; una retrocessione dalla cadetteria tutt'ora inspiegabile; uno stadio che praticamente non esiste più dal 1991; proprietà volatili con presidenti a volte pittoreschi e a volte semplicemente inquietanti che hanno portato il Barletta calcio a due fallimenti.
A tutto ciò si aggiunga l'idiosincrasia dell'ambiente verso comunque più fantomatici che reali "compratori forestieri" – anche alla luce della traumatica, anche se mai del tutto chiarita, vicenda Perpignano - ed ecco spiegata l'attuale situazione del Barletta calcio 1922. Una società dimissionaria (per ora) la cui rosa, al momento, è ufficialmente composta da un pezzo di carta (il titolo sportivo in mano al sindaco Mino Cannito) e qualche calciatore sul piede di partenza.
Che dire, un quadro sconfortante reso ancora più deprimente dalla quasi trentennale questione-stadio. Una situazione tale da scoraggiare quei pochi imprenditori barlettani di una certa rilevanza, alcuni dei quali hanno preferito investire si sul calcio, ma altrove, piuttosto che avventurarsi nella causa biancorossa. Una causa che allo stato attuale pare decisamente persa in partenza in un contesto, quello barlettano, che accoglierebbe come manna dal cielo un'apertura molto parziale (si parla di circa 1500 posti) del nuovo Puttilli. Tutto questo mentre trent'anni fa di questi tempi eravamo circa in 15.000 a festeggiare la grande impresa del Barletta contro l'ultimo grande Verona degli anni Ottanta.
Quando si parla di quegli anni splendidi per il calcio italiano, generalmente noi ultraquarantenni usiamo dire ai più giovani: "che cosa vi siete persi!!!".
Ecco, nel caso del Barletta di quegli anni, da assiduo frequentatore della cara vecchia Curva Sud del glorioso Stadio Comunale, ai nostri concittadini più giovani direi pressappoco questo: "Beati voi che non c'eravate, perché a ben guardare l'attuale situazione del calcio a Barletta, almeno voi non vivrete di soli ricordi".