Calcio
Barletta 1922: tutto cambia, affinché nulla cambi. Se non in peggio...
Squadra mentalmente allo sbando. Il supporto dei tifosi, ad oggi, l’unica ancora di salvezza
Barletta - lunedì 8 gennaio 2024
13.34
Partiamo dall'immagine di presentazione di quest'articolo, cioè dall'unica nota positiva di quest'ennesimo pomeriggio calcistico negativo vissuto al "Puttilli" dai sempre meno affezionati (e sempre meno numerosi) sportivi barlettani.
Un immagine che narra di undici ragazzi letteralmente mortificati dall'ennesima sconfitta interna (la quarta consecutiva), lì sotto la Curva Nord incoraggiati a non mollare e a lottare fino alla fine per la salvezza dai ragazzi dei gruppi organizzati, i quali hanno intelligentemente deciso di scindere la loro posizione di aperta contestazione nei confronti dell'attuale società da quella di chiaro e incondizionato sostegno alla squadra. Se tutto questo sarà di aiuto all'ASD Barletta inteso come squadra di calcio naturalmente lo scopriremo solo col tempo. Fatto sta che, come più volte abbiamo sottolineato in queste settimane, giocare a pallone indossando la maglia biancorossa al "Puttilli" sta diventando un qualcosa di sempre più pesante, come tra l'altro ampiamente testimoniato dalla vera e propria corsa alla rescissione consensuale dell'ultimo mese. E mentre lontano da Barletta (scoppola di Matino contro il Nardò a parte) il rendimento della squadra tutto sommato è più che dignitoso, i numeri nelle partite casalinghe da quando è scoppiato il bubbone della contestazione sono decisamente impietosi, e ciò non può essere un caso al di là dei limiti oggettivi della rosa ora a disposizione di mister Bitetto. Così come non può essere un caso il fatto che in poco più di un mese si sia passati dalla sconfitta rocambolesca ma assolutamente immeritata di Andria ad un Barletta al cospetto del quale il Martina di Pizzulli e Palermo sembra il Barcellona di Guardiola e di Messi, Ascione dell'Angri sembra il Maradona dell'86 e Faiello della Paganese sembra il Del Piero dei bei tempi.
Se poi al clima di pesante contestazione e alla sempre più cervellotica e nebulosa situazione di stallo societario tra aspiranti venditori e aspiranti compratori, vanno ad aggiungersi le "scelte tecniche" di mister Bitetto ecco che il quadro del Barletta calcio di oggi, che ci sembra un misto tra l'urlo di Munch e il Guernica di Picasso, è bello che completato.
Come mai Cafagna, l'unico superstite del Barletta che fu, in tribuna? Come mai N'Gom è fuori rosa? Come mai solo oggi ci si accorge che Schelotto non ha più la "brillantezza" di un tempo? E soprattutto come mai all'improvviso tutta questa rigidità nei confronti del "Galgo"? E poi, siamo proprio sicuri che un elemento di raccordo tra centrocampo e le punte, un qualcuno che salti l'uomo proprio non serve a questo Barletta, il cui unico e leggibilissimo spartito era e resta quello dei cross dal fondo per l'unica punta centrale?
Forse, anzi sicuramente siamo noi a capirci poco, ma in una situazione come quella attuale, con una squadra da oltre un mese con lo sguardo basso e con un livello di autostima ben al di sotto dell'indicatore della riserva, è proprio necessaria la modalità "sergente Hartmann" con il rischio più che concreto di completare l'opera di distruzione delle già poche certezze di questo organico?
Certo ha ragione Bitetto quando si professa "non preoccupato" circa le potenzialità di questo Barletta in chiave salvezza. Il problema è che tra mister e "diesse" che vanno e vengono, piazza inferocita, presidenti onorari, effettivi o l'una e l'altra cosa e acquirenti che al momento non vanno oltre le buone intenzioni, questi ragazzi che vanno in campo si trovano nella classica posizione tra più incudini e più martelli, dove chi ha potuto se l'è data a gambe.
Questa l'attuale situazione dell'ASD Barletta 1922: tutto è cambiato, affinché nulla sia cambiato, se non in peggio. Non lo diciamo noi scadenti scribi della "costa sveva", lo dicono i fatti.
Ciro Ginestra lascia il Barletta al decimo posto in classifica con sei punti di vantaggio sulla zona playout dopo un punto in quattro partite contro Fidelis Andria, Altamura, Casarano e Martina, di cui due giocate in trasferta e una in casa a porte chiuse.
Dopo tre partite il Barletta è in zona playout con sei lunghezze di vantaggio sul penultimo posto che vale la retrocessione diretta dopo aver ottenuto un punto soffertissimo a Fasano e due sconfitte in casa contro Angri e Paganese.
Questi sono i numeri in campo, signori. Il resto sono chiacchiere e buoni propositi.
Un immagine che narra di undici ragazzi letteralmente mortificati dall'ennesima sconfitta interna (la quarta consecutiva), lì sotto la Curva Nord incoraggiati a non mollare e a lottare fino alla fine per la salvezza dai ragazzi dei gruppi organizzati, i quali hanno intelligentemente deciso di scindere la loro posizione di aperta contestazione nei confronti dell'attuale società da quella di chiaro e incondizionato sostegno alla squadra. Se tutto questo sarà di aiuto all'ASD Barletta inteso come squadra di calcio naturalmente lo scopriremo solo col tempo. Fatto sta che, come più volte abbiamo sottolineato in queste settimane, giocare a pallone indossando la maglia biancorossa al "Puttilli" sta diventando un qualcosa di sempre più pesante, come tra l'altro ampiamente testimoniato dalla vera e propria corsa alla rescissione consensuale dell'ultimo mese. E mentre lontano da Barletta (scoppola di Matino contro il Nardò a parte) il rendimento della squadra tutto sommato è più che dignitoso, i numeri nelle partite casalinghe da quando è scoppiato il bubbone della contestazione sono decisamente impietosi, e ciò non può essere un caso al di là dei limiti oggettivi della rosa ora a disposizione di mister Bitetto. Così come non può essere un caso il fatto che in poco più di un mese si sia passati dalla sconfitta rocambolesca ma assolutamente immeritata di Andria ad un Barletta al cospetto del quale il Martina di Pizzulli e Palermo sembra il Barcellona di Guardiola e di Messi, Ascione dell'Angri sembra il Maradona dell'86 e Faiello della Paganese sembra il Del Piero dei bei tempi.
Se poi al clima di pesante contestazione e alla sempre più cervellotica e nebulosa situazione di stallo societario tra aspiranti venditori e aspiranti compratori, vanno ad aggiungersi le "scelte tecniche" di mister Bitetto ecco che il quadro del Barletta calcio di oggi, che ci sembra un misto tra l'urlo di Munch e il Guernica di Picasso, è bello che completato.
Come mai Cafagna, l'unico superstite del Barletta che fu, in tribuna? Come mai N'Gom è fuori rosa? Come mai solo oggi ci si accorge che Schelotto non ha più la "brillantezza" di un tempo? E soprattutto come mai all'improvviso tutta questa rigidità nei confronti del "Galgo"? E poi, siamo proprio sicuri che un elemento di raccordo tra centrocampo e le punte, un qualcuno che salti l'uomo proprio non serve a questo Barletta, il cui unico e leggibilissimo spartito era e resta quello dei cross dal fondo per l'unica punta centrale?
Forse, anzi sicuramente siamo noi a capirci poco, ma in una situazione come quella attuale, con una squadra da oltre un mese con lo sguardo basso e con un livello di autostima ben al di sotto dell'indicatore della riserva, è proprio necessaria la modalità "sergente Hartmann" con il rischio più che concreto di completare l'opera di distruzione delle già poche certezze di questo organico?
Certo ha ragione Bitetto quando si professa "non preoccupato" circa le potenzialità di questo Barletta in chiave salvezza. Il problema è che tra mister e "diesse" che vanno e vengono, piazza inferocita, presidenti onorari, effettivi o l'una e l'altra cosa e acquirenti che al momento non vanno oltre le buone intenzioni, questi ragazzi che vanno in campo si trovano nella classica posizione tra più incudini e più martelli, dove chi ha potuto se l'è data a gambe.
Questa l'attuale situazione dell'ASD Barletta 1922: tutto è cambiato, affinché nulla sia cambiato, se non in peggio. Non lo diciamo noi scadenti scribi della "costa sveva", lo dicono i fatti.
Ciro Ginestra lascia il Barletta al decimo posto in classifica con sei punti di vantaggio sulla zona playout dopo un punto in quattro partite contro Fidelis Andria, Altamura, Casarano e Martina, di cui due giocate in trasferta e una in casa a porte chiuse.
Dopo tre partite il Barletta è in zona playout con sei lunghezze di vantaggio sul penultimo posto che vale la retrocessione diretta dopo aver ottenuto un punto soffertissimo a Fasano e due sconfitte in casa contro Angri e Paganese.
Questi sono i numeri in campo, signori. Il resto sono chiacchiere e buoni propositi.