Calcio
Barletta 1922, il tempo è galantuomo
Riperocorriamo le tappe che hanno portato alla crisi con frasi celebri e tormentoni del presidente onorario
Barletta - martedì 12 dicembre 2023
12.33
"Come ti smonto un giocattolo quasi perfetto in appena 5 mesi", regia di Mario Dimiccoli, presidente onorario dell'Asd Barletta 1922 con la gentile partecipazione dei suoi collaboratori. Quelle che stiamo vivendo sono ore calde sul fronte biancorosso. In mattinata l'imprenditore Michele Dibenedetto di Sicur.a.l.a. accompagnato dal suo rappresentante legale Michele Cianci, incontrerà Dimiccoli per intavolare una trattativa finalizzata alla cessione del club. Andrà a buon fine? Non possiamo saperlo, ciò che invece possiamo fare è ripercorrere come il presidente onorario abbia mandato all'aria in pochi mesi quanto di buono era stato costruito anche grazie al suo importante contributo. Facciamolo con frasi celebri e tormentoni di questi mesi.
VOGLIO VINCERE IL CAMPIONATO (O MIGLIORARE IL QUARTO POSTO DELLO SCORSO ANNO)
Il "peccato originale" è probabilmente questo qui. Un'affermazione del genere, in una piazza calda ed entusiasta come quella di Barletta ha il suo peso. Dimiccoli l'ha pronunciata innumerevoli volte in tutte le salse: dalla più convinta "voglio vincere il campionato, per chi è vincente nella vita è naturale partire per vincere" alla più prudente "voglio migliorare il quarto posto dello scorso anno". Dirlo con tanta sicurezza genera entusiasmo (vedi oltre 3000 abbonamenti), ma anche aspettative che se poi si tramutano in illusioni...sono guai.
SONO UN DISCRETO INTENDITORE DI CALCIO
Pronunciata nella conferenza stampa del 14 luglio, questa frase si è tradotta essenzialmente nell'ingaggio di Luigi Pavarese. Non è ancora dato sapersi, nonostante la domanda formulata dal sottoscritto in conferenza stampa il 30 novembre, se Dimiccoli conoscesse il curriculum del dirigente avellinese. Fatto sta che il buon "Gigi" ha confermato pienamente quelle che erano le sue credenziali dando l'addio alla squadra l'11 ottobre, perfettamente in linea con quanto fatto negli ultimi 5 anni. Lo stato in cui l'ha lasciata lo conosciamo tutti e i risultati si sono visti.
QUESTA SQUADRA LA SENTO PIÙ MIA
Ne consegue che, ca va sans dire, i risultati negativi siano addebitabili a lui. Questo, va dato atto, lo stesso Dimiccoli lo ha ammesso il 30 novembre in conferenza stampa.
IO, IL MISTER E IL DIRETTORE SIAMO UN'UNICA PERSONA
Pronunciata sempre il 14 luglio, questa frase si è poi tradotta nello scontro tra mister Ginestra e Pavarese a Rivisondoli, nelle dimissioni di Pavarese, nel "je accuse" di Ginestra nella conferenza stampa del 30 novembre ("chi vi ha detto che questa squadra può vincere il campionato vi ha detto una cagata" e... indovinate chi l'ha detto...) e dulcis in fundo nelle dimissioni (non ancora ufficializzate) dello stesso tecnico.
QUALCUNO HA TRADITO IL BARLETTA, ALIAS DETRATTORI E GUFI
Questo è il vero tormentone dell'estate. Gli addi di chi, insieme a Dimiccoli ma anche a Divittorio, Palladino, Lattanzio, Cristallo, Zingrillo, Bellino e tanti altri aveva contribuito a far tornare il Barletta in D sono stati dolorosi. Il dg Beppe Iannone, Savino Daleno, ma anche Massimo Pollidori e Francesco Farina sono ombre che vanno spazzate via così come anche tutti gli altri ex (i più avranno notato i volti oscurati dei calciatori dello scorso anno negli stand del merchandising del "Puttilli"). In questo clima, chiunque agiti dubbi sulla bonarietà della squadra e delle sue possibilità di raggiungere gli obiettivi viene indicato come "gufo", "detrattore" o "amico di". Questo clima contribuisce a spaccare la piazza e i risultati, sono sotto gli occhi di tutti.
SILENZI STAMPA, GIORNALISTI SGRADITI E... L' "EDITTO VACCARIELLO"
Altro must di questi mesi sono stati i silenzi stampa. Tra quello post Nardò "perchè gli animi erano troppo surriscaldati" (e in effetti...) fino ad arrivare a quello post T. Altamura che "non è un capriccio", i silenzi stampa sono stati lo strumento per non rispondere a dubbi e perplessità che serpeggiavano in maniera sempre maggiore nella piazza. L'apice di una mai nascosta insofferenza verso la stampa e i detrattori lo si raggiunge, tra un commento cancellato e l'altro, con la celeberrima telefonata con la quale l'ufficio stampa comunicava al collega di Teleregione Massimiliano Dipasquale il divieto di accesso allo stadio con accredito per Barletta-Martina in quanto "non gradito" al presidente onorario. La sua colpa? Aver chiesto lumi su Salvatore Vaccariello che, da visura camerale, risulta essere il presidente del club.
I FATTI DI MATINO NON SONO PARAGONABILI A QUELLI DI CASARANO
In una nota successiva alla decisione del giudice sportivo di chiudere le porte del "Puttilli" per Barletta-Martina in seguito agli incidenti di Casarano, la società evidenziava come i fatti accaduti a Matino non fossero "minimamente paragonabili" a quanto accaduto al "Capozza". Beh sicuramente è così, ma dai fatti di Matino nel post Nardó-Barletta 3-0 è emerso un Daspo di 12 mesi per il presidente onorario, reo secondo la questura di Lecce e in attesa di esito del ricorso, di aver rivolto insulti e minacce in modo aggressivo ad agenti della polizia di Stato che tentavano di impedirgli di raggiungere lo spogliatoio degli arbitri.
IL BARLETTA NON È OSTAGGIO DI MARIO DIMICCOLI
Pronunciata innumerevoli volte, questa frase troverà riscontri più o meno concreti dagli sviluppi della trattativa con Michele Dibenedetto.
IL TEMPO È GALANTUOMO
Pronunciata con fare di sfida verso tutti i "detrattori", si sta traducendo in una realtà dei fatti ben diversa da quella immaginata dal presidente onorario. Almeno su questo, però, aveva ragione. Il tempo, effettivamente, è galantuomo.
VOGLIO VINCERE IL CAMPIONATO (O MIGLIORARE IL QUARTO POSTO DELLO SCORSO ANNO)
Il "peccato originale" è probabilmente questo qui. Un'affermazione del genere, in una piazza calda ed entusiasta come quella di Barletta ha il suo peso. Dimiccoli l'ha pronunciata innumerevoli volte in tutte le salse: dalla più convinta "voglio vincere il campionato, per chi è vincente nella vita è naturale partire per vincere" alla più prudente "voglio migliorare il quarto posto dello scorso anno". Dirlo con tanta sicurezza genera entusiasmo (vedi oltre 3000 abbonamenti), ma anche aspettative che se poi si tramutano in illusioni...sono guai.
SONO UN DISCRETO INTENDITORE DI CALCIO
Pronunciata nella conferenza stampa del 14 luglio, questa frase si è tradotta essenzialmente nell'ingaggio di Luigi Pavarese. Non è ancora dato sapersi, nonostante la domanda formulata dal sottoscritto in conferenza stampa il 30 novembre, se Dimiccoli conoscesse il curriculum del dirigente avellinese. Fatto sta che il buon "Gigi" ha confermato pienamente quelle che erano le sue credenziali dando l'addio alla squadra l'11 ottobre, perfettamente in linea con quanto fatto negli ultimi 5 anni. Lo stato in cui l'ha lasciata lo conosciamo tutti e i risultati si sono visti.
QUESTA SQUADRA LA SENTO PIÙ MIA
Ne consegue che, ca va sans dire, i risultati negativi siano addebitabili a lui. Questo, va dato atto, lo stesso Dimiccoli lo ha ammesso il 30 novembre in conferenza stampa.
IO, IL MISTER E IL DIRETTORE SIAMO UN'UNICA PERSONA
Pronunciata sempre il 14 luglio, questa frase si è poi tradotta nello scontro tra mister Ginestra e Pavarese a Rivisondoli, nelle dimissioni di Pavarese, nel "je accuse" di Ginestra nella conferenza stampa del 30 novembre ("chi vi ha detto che questa squadra può vincere il campionato vi ha detto una cagata" e... indovinate chi l'ha detto...) e dulcis in fundo nelle dimissioni (non ancora ufficializzate) dello stesso tecnico.
QUALCUNO HA TRADITO IL BARLETTA, ALIAS DETRATTORI E GUFI
Questo è il vero tormentone dell'estate. Gli addi di chi, insieme a Dimiccoli ma anche a Divittorio, Palladino, Lattanzio, Cristallo, Zingrillo, Bellino e tanti altri aveva contribuito a far tornare il Barletta in D sono stati dolorosi. Il dg Beppe Iannone, Savino Daleno, ma anche Massimo Pollidori e Francesco Farina sono ombre che vanno spazzate via così come anche tutti gli altri ex (i più avranno notato i volti oscurati dei calciatori dello scorso anno negli stand del merchandising del "Puttilli"). In questo clima, chiunque agiti dubbi sulla bonarietà della squadra e delle sue possibilità di raggiungere gli obiettivi viene indicato come "gufo", "detrattore" o "amico di". Questo clima contribuisce a spaccare la piazza e i risultati, sono sotto gli occhi di tutti.
SILENZI STAMPA, GIORNALISTI SGRADITI E... L' "EDITTO VACCARIELLO"
Altro must di questi mesi sono stati i silenzi stampa. Tra quello post Nardò "perchè gli animi erano troppo surriscaldati" (e in effetti...) fino ad arrivare a quello post T. Altamura che "non è un capriccio", i silenzi stampa sono stati lo strumento per non rispondere a dubbi e perplessità che serpeggiavano in maniera sempre maggiore nella piazza. L'apice di una mai nascosta insofferenza verso la stampa e i detrattori lo si raggiunge, tra un commento cancellato e l'altro, con la celeberrima telefonata con la quale l'ufficio stampa comunicava al collega di Teleregione Massimiliano Dipasquale il divieto di accesso allo stadio con accredito per Barletta-Martina in quanto "non gradito" al presidente onorario. La sua colpa? Aver chiesto lumi su Salvatore Vaccariello che, da visura camerale, risulta essere il presidente del club.
I FATTI DI MATINO NON SONO PARAGONABILI A QUELLI DI CASARANO
In una nota successiva alla decisione del giudice sportivo di chiudere le porte del "Puttilli" per Barletta-Martina in seguito agli incidenti di Casarano, la società evidenziava come i fatti accaduti a Matino non fossero "minimamente paragonabili" a quanto accaduto al "Capozza". Beh sicuramente è così, ma dai fatti di Matino nel post Nardó-Barletta 3-0 è emerso un Daspo di 12 mesi per il presidente onorario, reo secondo la questura di Lecce e in attesa di esito del ricorso, di aver rivolto insulti e minacce in modo aggressivo ad agenti della polizia di Stato che tentavano di impedirgli di raggiungere lo spogliatoio degli arbitri.
IL BARLETTA NON È OSTAGGIO DI MARIO DIMICCOLI
Pronunciata innumerevoli volte, questa frase troverà riscontri più o meno concreti dagli sviluppi della trattativa con Michele Dibenedetto.
IL TEMPO È GALANTUOMO
Pronunciata con fare di sfida verso tutti i "detrattori", si sta traducendo in una realtà dei fatti ben diversa da quella immaginata dal presidente onorario. Almeno su questo, però, aveva ragione. Il tempo, effettivamente, è galantuomo.