Ultra-Suoni
Giorgio Porcelluzzi, la musica come stile di vita
Il giovane musicista barlettano si racconta, tra il rock e la letteratura
domenica 11 marzo 2018
Dopo la sosta per la parentesi delle elezioni politiche, ecco che torna di prepotenza la nostra rubrica "Ultra-Suoni" e con essa giunge una ventata d'aria fresca sempre carica di novità sul mondo musicale. Protagonista dell'odierna puntata è Giorgio Porcelluzzi, cantante e percussionista di djambé – strumento originario dell'Africa occidentale la cui forma ricorda quella di un calice – con un'interessante esperienza artistica alle spalle che merita di essere raccontata.
Qual è stato il tuo percorso artistico nel corso degli anni?
«Ho iniziato a suonare ai tempi della scuola media, quando, iscrivendomi ad un corso musicale con il flauto traverso. Con esso ho partecipato a molti concorsi, anche in duetto, ottenendo spesso il primo premio. Poi, per circa tre anni non ho suonato strumenti, fino a scoprire il djambé a cui mi sono approcciato in maniera autodidatta. E' stato quello il periodo più bello che io ricordi perché si faceva musica in maniera spensierata. Ho esteso la mia passione ad alcuni contest e giornate dell'arte con Vito Filomeno ed altri amici. Tutt'ora mi diletto con le percussioni africane, facendo cover con l'accompagnamento di una chitarra acustica ».
Come definiresti il tuo rapporto con la musica?
«E' un legame molto longevo che risale a quando frequentavo le elementari, momento in cui ho iniziato ad ascoltare musica seriamente. Inoltre è una mia passione che coltivo ogni giorno e ho scoperto molti artisti grazie a mio padre che ha condiviso con me la sua conoscenza musicale. Il mio genere prediletto è il rock, dai Beatles ai Pink Floyd passando per i Cure ed i Nirvana. Apprezzo anche l'elettronica ed il reggae e, perché no, il cantautorato italiano dato che anch'io scrivo testi inediti ma ancora senza melodia».
Amore straripante quello verso la musica dunque che il giovane musicista barlettano vorrebbe intrattenere nella maniera più fervida con progetti – a detta sua, di avere un gruppo fisso il cui genere «lo deciderà chi suona, l'importante è trovare il giusto feeling con i componenti» e magari dopo l'Università di legare indissolubilmente il giornalismo alla musica – e cover di pezzi storici. Esperienze segnanti quelle vissute da Giorgio Porcelluzzi che non ha nascosto di aver provato a registrare pezzi appartenenti ad un rock molto "sporcato" in stile Pearl Jam. Non possiede una pagina Facebook dedicata o un canale YouTube e alla domanda se aprirne uno fosse nei suoi programmi futuri, ha risposto: «Mi lascio prendere dalla musica e non ho mai pensato di aprire un canale perché preferisco sempre esibirmi sempre in live».
Quali tematiche inserisci nei tuoi testi inediti?
«Essendo la letteratura un'altra mia passione, mi ispiro alle opere che mi hanno segnato ma scrivo anche qualsiasi cosa mi passi per la testa che siano pensieri o stati d'animo che spesso, al lettore potrebbero sembrare illogici ma che hanno un collegamento intrinseco».
Dove ti vedresti con la musica tra qualche anno?
«Per ora la musica resta una mia passione, suono senza pensare ai risvolti economici. Il mio obiettivo principale è laurearmi, spostandomi dove io possa non precludermi nessuna possibilità, puntando molto sulla mia abilità scrittoria».
Qual è stato il tuo percorso artistico nel corso degli anni?
«Ho iniziato a suonare ai tempi della scuola media, quando, iscrivendomi ad un corso musicale con il flauto traverso. Con esso ho partecipato a molti concorsi, anche in duetto, ottenendo spesso il primo premio. Poi, per circa tre anni non ho suonato strumenti, fino a scoprire il djambé a cui mi sono approcciato in maniera autodidatta. E' stato quello il periodo più bello che io ricordi perché si faceva musica in maniera spensierata. Ho esteso la mia passione ad alcuni contest e giornate dell'arte con Vito Filomeno ed altri amici. Tutt'ora mi diletto con le percussioni africane, facendo cover con l'accompagnamento di una chitarra acustica ».
Come definiresti il tuo rapporto con la musica?
«E' un legame molto longevo che risale a quando frequentavo le elementari, momento in cui ho iniziato ad ascoltare musica seriamente. Inoltre è una mia passione che coltivo ogni giorno e ho scoperto molti artisti grazie a mio padre che ha condiviso con me la sua conoscenza musicale. Il mio genere prediletto è il rock, dai Beatles ai Pink Floyd passando per i Cure ed i Nirvana. Apprezzo anche l'elettronica ed il reggae e, perché no, il cantautorato italiano dato che anch'io scrivo testi inediti ma ancora senza melodia».
Amore straripante quello verso la musica dunque che il giovane musicista barlettano vorrebbe intrattenere nella maniera più fervida con progetti – a detta sua, di avere un gruppo fisso il cui genere «lo deciderà chi suona, l'importante è trovare il giusto feeling con i componenti» e magari dopo l'Università di legare indissolubilmente il giornalismo alla musica – e cover di pezzi storici. Esperienze segnanti quelle vissute da Giorgio Porcelluzzi che non ha nascosto di aver provato a registrare pezzi appartenenti ad un rock molto "sporcato" in stile Pearl Jam. Non possiede una pagina Facebook dedicata o un canale YouTube e alla domanda se aprirne uno fosse nei suoi programmi futuri, ha risposto: «Mi lascio prendere dalla musica e non ho mai pensato di aprire un canale perché preferisco sempre esibirmi sempre in live».
Quali tematiche inserisci nei tuoi testi inediti?
«Essendo la letteratura un'altra mia passione, mi ispiro alle opere che mi hanno segnato ma scrivo anche qualsiasi cosa mi passi per la testa che siano pensieri o stati d'animo che spesso, al lettore potrebbero sembrare illogici ma che hanno un collegamento intrinseco».
Dove ti vedresti con la musica tra qualche anno?
«Per ora la musica resta una mia passione, suono senza pensare ai risvolti economici. Il mio obiettivo principale è laurearmi, spostandomi dove io possa non precludermi nessuna possibilità, puntando molto sulla mia abilità scrittoria».