Pop Corn
Tim Burton nel paese delle meraviglie
La fantasmagorica visione di Alice diventa 3D + Galleria fotografica del film
mercoledì 10 marzo 2010
Tutti i fan di Tim Burton l'hanno sognato almeno una volta, visto che la trama trasognata e fuori dagli schemi del romanzo di Lewis Carroll sembrava adattarsi alla perfezione alla mano gotica e fiabesca del regista di Burbank. Finalmente il sogno si è avverato, ed è così che arriva sugli schermi di tutto il mondo Alice in wonderland, ultimo fenomeno della Disney e quattordicesimo lungometraggio del regista divenuto famoso con la sua favola triste Edward mani di forbice.
Questa volta il nostro Tim abbandona le atmosfere dark e sanguinolente di Sweeney Todd, lugubre barbiere tagliagole assetato di vendetta, per cimentarsi nel sogno ad occhi aperti più famoso della storia della letteratura. E l'impresa era piuttosto ardua, perché Burton si sarebbe confrontato non solo con il materiale del romanzo originale, ma anche con la riuscitissima trasposizione – sempre targata Disney – del 1951. Di quel capolavoro in classica animazione 2D Burton mantiene le forti tinte pastello e la viva pazzia di tutti i personaggi del Sottomondo, ma questa volta è molto più forte la dipendenza dal disegnatore John Tenniel, autore delle gotiche illustrazioni originali al romanzo di Carroll. A cambiare è soprattutto Alice, non più ingenua bambina persa in un mondo di fiabe, ma ragazza responsabile costretta a scontrarsi con le ipocrite convenzioni sociali della sua famiglia e con l'insistenza di un promesso sposo che non ama. Presa dal panico, Alice (interpretata da Mia Wasikowska, giovane rivelazione) scappa all'inseguimento di un coniglio bianco fino alla sua tana, dove si ritroverà catapultata nello stesso mondo colorato e fantasmagorico che era solita sognare da piccina. La guideranno attraverso il paese delle meraviglie, un paese fin troppo reale per trattarsi di un sogno, gli strambi gemelli Pincopanco e Pancopinco (il loro volto è quello di Matt Lucas, famoso attore della serie Little Britain), che la condurranno ad una strana tavola imbandita nel bel mezzo della foresta: ad attenderla ci saranno il Leprotto Marzolino (più svitato che mai), il piccolo ghiro e – dulcis in fundo – il Cappellaio Matto, interpretato dal camaleontico Johnny Depp. Messe da parte le vesti del pirata Jack Sparrow, Depp ritorna davanti alla cinepresa di Tim Burton per la settima volta, impersonando un favolistico clown dai mille colori e dalle mille risorse che finirà per diventare vero protagonista della pellicola. Tutti questi svitati personaggi, guidati dall'impavida Alice, dovranno lottare contro la crudele tirannide della Regina Rossa (Helena Bonham-Carter) per aiutare il ritorno della più benevola sorella, la Regina Bianca (Anne Hathaway), reclusa senza più potere in un reggia dai tratti tipicamente disneyani.
E' la vittoria dei colori e della follia, della fuga dalla realtà e del perseguimento dei propri sogni, anche se da un regista visionario come Tim Burton ci saremmo aspettati maggiore inventiva, maggiore anarchia rispetto alle convenzioni della trama. E ancora una volta il 3D si dimostra strumento troppo freddo per l'immersione totale nel caleidoscopio immaginato da Burton: il sogno si è realizzato, ma non ha completamente soddisfatto i più accaniti afficionados. Tuttavia la pellicola rimane una validissima proposta, non solo per le divertenti interpretazioni dei caratteristi nascosti dietro i visi e gli occhi dei vari strampalati personaggi, ma anche – e soprattutto – per le emozioni che la penna di Lewis Carroll ci ha regalato ancora una volta attraverso lo sguardo più freak e multicolore di Tim Burton. Vogliamo svelarvi un segreto: «Tutti i migliori sono matti».
Questa volta il nostro Tim abbandona le atmosfere dark e sanguinolente di Sweeney Todd, lugubre barbiere tagliagole assetato di vendetta, per cimentarsi nel sogno ad occhi aperti più famoso della storia della letteratura. E l'impresa era piuttosto ardua, perché Burton si sarebbe confrontato non solo con il materiale del romanzo originale, ma anche con la riuscitissima trasposizione – sempre targata Disney – del 1951. Di quel capolavoro in classica animazione 2D Burton mantiene le forti tinte pastello e la viva pazzia di tutti i personaggi del Sottomondo, ma questa volta è molto più forte la dipendenza dal disegnatore John Tenniel, autore delle gotiche illustrazioni originali al romanzo di Carroll. A cambiare è soprattutto Alice, non più ingenua bambina persa in un mondo di fiabe, ma ragazza responsabile costretta a scontrarsi con le ipocrite convenzioni sociali della sua famiglia e con l'insistenza di un promesso sposo che non ama. Presa dal panico, Alice (interpretata da Mia Wasikowska, giovane rivelazione) scappa all'inseguimento di un coniglio bianco fino alla sua tana, dove si ritroverà catapultata nello stesso mondo colorato e fantasmagorico che era solita sognare da piccina. La guideranno attraverso il paese delle meraviglie, un paese fin troppo reale per trattarsi di un sogno, gli strambi gemelli Pincopanco e Pancopinco (il loro volto è quello di Matt Lucas, famoso attore della serie Little Britain), che la condurranno ad una strana tavola imbandita nel bel mezzo della foresta: ad attenderla ci saranno il Leprotto Marzolino (più svitato che mai), il piccolo ghiro e – dulcis in fundo – il Cappellaio Matto, interpretato dal camaleontico Johnny Depp. Messe da parte le vesti del pirata Jack Sparrow, Depp ritorna davanti alla cinepresa di Tim Burton per la settima volta, impersonando un favolistico clown dai mille colori e dalle mille risorse che finirà per diventare vero protagonista della pellicola. Tutti questi svitati personaggi, guidati dall'impavida Alice, dovranno lottare contro la crudele tirannide della Regina Rossa (Helena Bonham-Carter) per aiutare il ritorno della più benevola sorella, la Regina Bianca (Anne Hathaway), reclusa senza più potere in un reggia dai tratti tipicamente disneyani.
E' la vittoria dei colori e della follia, della fuga dalla realtà e del perseguimento dei propri sogni, anche se da un regista visionario come Tim Burton ci saremmo aspettati maggiore inventiva, maggiore anarchia rispetto alle convenzioni della trama. E ancora una volta il 3D si dimostra strumento troppo freddo per l'immersione totale nel caleidoscopio immaginato da Burton: il sogno si è realizzato, ma non ha completamente soddisfatto i più accaniti afficionados. Tuttavia la pellicola rimane una validissima proposta, non solo per le divertenti interpretazioni dei caratteristi nascosti dietro i visi e gli occhi dei vari strampalati personaggi, ma anche – e soprattutto – per le emozioni che la penna di Lewis Carroll ci ha regalato ancora una volta attraverso lo sguardo più freak e multicolore di Tim Burton. Vogliamo svelarvi un segreto: «Tutti i migliori sono matti».