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"Suffragette": le donne che hanno cambiato il mondo
«Non possiamo rispettare una legge che non ci rispetta»
martedì 15 marzo 2016
Furono spregevolmente denominate "Suffragette", furono maltrattate, torturate, emarginate, picchiate, ma non smisero mai di lottare, furono le donne che cambiarono la storia. Le abbiamo spesso immaginate avvolte nei loro bianchi vestiti e ornate di fiori ma il film "Suffragette" - lanciato nelle sale italiane poco prima della Giornata Internazionale della donna - narra tutta la verità sulla storia del gruppo di attiviste che lottò fino alla morte per riuscire ad ottenere il diritto al voto, combattendo per i propri diritti sotto la guida di Emmeline Pankhurst (Meryl Streep) nella Londra dei primi del Novecento.
Il film diretto da Sarah Gavron prende avvio narrando la lotta iniziale che il movimento affrontò per superare l'indifferenza: ignorate dalla stampa manipolata dai poteri forti, le suffragette decisero di passare alla violenza pur di far sentire la propria voce. La narrazione cinematografica scorre veloce mantenendo altissima l'attenzione sulla sottile fragilità di una lotta tutta al femminile. Emergono personaggi forti e carismatici, dalla protagonista Maud (Carey Mulligan) che dall'iniziale titubanza passerà alla lotta sfrenata, sino alle sue compagne militanti che diventeranno poi amiche di vita, disposte ad affrontare violenze e maltrattamenti, digiuni e talvolta anche la morte, per ottenere il proprio scopo.
L'eterna sottomissione femminile viene pian piano messa in dubbio e poi scardinata, dove lo stupro era la condizione necessaria al mantenimento del proprio posto di lavoro, prevale una voce forte e costante di ribellione al sistema costituito ed affermato, tanto da insinuare anche nella rigida mentalità maschilista quel barlume di titubanza. Pietre contro le vetrine, boicottaggi, e bombe attireranno l'attenzione e pian piano conseguiranno una delle più grandi conquiste della storia. Macchiata di sudore, sangue e profonda tristezza, macchiata di lacrime amare increspate in un sorriso di grande soddisfazione, la lotta politica diventa ragione di vita e lottare per un diritto l'unico modo di ottenerlo. Agghiacciante la carrellata finale in cui viene definito l'anno in cui ogni nazione ha garantito il diritto di voto alle donne, troppo recenti alcune conquiste, ancora troppo parziali altre e come al solito troppo indietro l'Italia.
Il film diretto da Sarah Gavron prende avvio narrando la lotta iniziale che il movimento affrontò per superare l'indifferenza: ignorate dalla stampa manipolata dai poteri forti, le suffragette decisero di passare alla violenza pur di far sentire la propria voce. La narrazione cinematografica scorre veloce mantenendo altissima l'attenzione sulla sottile fragilità di una lotta tutta al femminile. Emergono personaggi forti e carismatici, dalla protagonista Maud (Carey Mulligan) che dall'iniziale titubanza passerà alla lotta sfrenata, sino alle sue compagne militanti che diventeranno poi amiche di vita, disposte ad affrontare violenze e maltrattamenti, digiuni e talvolta anche la morte, per ottenere il proprio scopo.
L'eterna sottomissione femminile viene pian piano messa in dubbio e poi scardinata, dove lo stupro era la condizione necessaria al mantenimento del proprio posto di lavoro, prevale una voce forte e costante di ribellione al sistema costituito ed affermato, tanto da insinuare anche nella rigida mentalità maschilista quel barlume di titubanza. Pietre contro le vetrine, boicottaggi, e bombe attireranno l'attenzione e pian piano conseguiranno una delle più grandi conquiste della storia. Macchiata di sudore, sangue e profonda tristezza, macchiata di lacrime amare increspate in un sorriso di grande soddisfazione, la lotta politica diventa ragione di vita e lottare per un diritto l'unico modo di ottenerlo. Agghiacciante la carrellata finale in cui viene definito l'anno in cui ogni nazione ha garantito il diritto di voto alle donne, troppo recenti alcune conquiste, ancora troppo parziali altre e come al solito troppo indietro l'Italia.