Pop Corn
Il cyberpunk dal cuore di bit
28 anni dopo torna il mondo virtuale di ‘Tron’
lunedì 3 gennaio 2011
1982. La nuova frontiera del cinema si sposa con le prime avanzate tecnologie dei videogame: nasce "Tron", la pellicola di culto di qualsiasi smanettone di PC e sale gioco. Kevin Flynn, prototipo del videogiocatore da record, riesce ad addentrarsi nel mondo virtuale del Master Control Program e a salvare la Encom, la potente società di informatica che minacciava gli archivi dati più segreti di tutto il pianeta.
Sette anni dopo Flynn, che non ha mai smesso di lavorare segretamente alla "Rete", sparisce misteriosamente senza lasciare traccia. Gli anni passano e dopo essere vissuto all'ombra del mito di "Tron" il giovane figlio Sam, addentrandosi tra gli schermi impolverati della sala giochi del padre, riesce a scoprire la via d'accesso per la Rete. In quella realtà virtuale, che credeva essere solo un mondo immaginario, Sam scoprirà la triste realtà: il padre è ancora vivo, ma è tenuto prigioniero dal suo programma migliore, CLU, creato da Flynn a sua immagine e somiglianza per generare il programma perfetto. Ossessionato da questo ideale di perfezione, CLU sta reclutando un esercito minacciando non solo la realtà virtuale, ma anche il mondo umano.
Sogno di tutti gli appassionati di videogiochi e di cinema fantascientifico, Tron Legacy ripropone le fantasie cyberpunk del cult del 1982 supportato dalle più nuove tecnologie di grafica, a partire dalla ricostruzione 3D del mondo virtuale, un mondo di luci fosforescenti, esplosioni di colori, gare di velocità in alta definizione in cui ogni elemento diviene metaforico viaggio nella storia dell'informatica.
Un caleidoscopio di filologia informatica e avanguardia tecnologica, di allegorie da videogamer e filosofia zen: "Tron Legacy" è il paradiso virtuale in cui i programmatori possono guardare in faccia i programmi da loro progettatati, dove i creativi si affrontano in vere arene informatiche, dove i computer hanno un'anima e i miracoli possono accadere. Se nel primo Tron la domanda ontologica di fondo era: "E se gli uomini potessero penetrare nella realtà virtuale?", nel secondo capitolo della saga fantascientifica l'interrogativo diviene: "E se i programmi prendessero corpo e entrassero nel mondo reale?". Nel mondo immaginifico di "Tron" il miracolo avviene: sono le ISO, programmi dotati di DNA digitale che la Rete ha partorito dal nulla, delle imperfezioni quasi umane che l'utopia di CLU cercherà di sterminare tramite una crudele epurazione.
L'informatica con un cuore umano: è questa la morale di "Tron Legacy", pellicola di eleganza tecnologica che non supera in emozioni il vecchio capolavoro del 1982, ma che potrà entusiasmare le nuove generazioni di appassionati di fantascienza e videogame.
Sette anni dopo Flynn, che non ha mai smesso di lavorare segretamente alla "Rete", sparisce misteriosamente senza lasciare traccia. Gli anni passano e dopo essere vissuto all'ombra del mito di "Tron" il giovane figlio Sam, addentrandosi tra gli schermi impolverati della sala giochi del padre, riesce a scoprire la via d'accesso per la Rete. In quella realtà virtuale, che credeva essere solo un mondo immaginario, Sam scoprirà la triste realtà: il padre è ancora vivo, ma è tenuto prigioniero dal suo programma migliore, CLU, creato da Flynn a sua immagine e somiglianza per generare il programma perfetto. Ossessionato da questo ideale di perfezione, CLU sta reclutando un esercito minacciando non solo la realtà virtuale, ma anche il mondo umano.
Sogno di tutti gli appassionati di videogiochi e di cinema fantascientifico, Tron Legacy ripropone le fantasie cyberpunk del cult del 1982 supportato dalle più nuove tecnologie di grafica, a partire dalla ricostruzione 3D del mondo virtuale, un mondo di luci fosforescenti, esplosioni di colori, gare di velocità in alta definizione in cui ogni elemento diviene metaforico viaggio nella storia dell'informatica.
Un caleidoscopio di filologia informatica e avanguardia tecnologica, di allegorie da videogamer e filosofia zen: "Tron Legacy" è il paradiso virtuale in cui i programmatori possono guardare in faccia i programmi da loro progettatati, dove i creativi si affrontano in vere arene informatiche, dove i computer hanno un'anima e i miracoli possono accadere. Se nel primo Tron la domanda ontologica di fondo era: "E se gli uomini potessero penetrare nella realtà virtuale?", nel secondo capitolo della saga fantascientifica l'interrogativo diviene: "E se i programmi prendessero corpo e entrassero nel mondo reale?". Nel mondo immaginifico di "Tron" il miracolo avviene: sono le ISO, programmi dotati di DNA digitale che la Rete ha partorito dal nulla, delle imperfezioni quasi umane che l'utopia di CLU cercherà di sterminare tramite una crudele epurazione.
L'informatica con un cuore umano: è questa la morale di "Tron Legacy", pellicola di eleganza tecnologica che non supera in emozioni il vecchio capolavoro del 1982, ma che potrà entusiasmare le nuove generazioni di appassionati di fantascienza e videogame.