Pop Corn
Emoziona ma non stupisce "Padri e figlie" di Gabriele Muccino
"Non tutte le persone che ti amano ti lasceranno"
venerdì 16 ottobre 2015
Un padre, Jake Davis e sua figlia, un padre e la sua solitudine, un padre e la sua ostinata voglia di amare completamente l'unica creatura che gli è rimasta al mondo. Jake è uno scrittore di successo, premio Pulitzer, quando stress fisico e mentale prendono il sopravvento dopo la morte di sua moglie. Quella morte intrisa di mille significati, tradimenti di un destino ancora ricco di sofferenze. L'ospedale psichiatrico, il distacco dalla sua adorata bambina, gli insuccessi e gli attacchi dei parenti non basteranno ad abbattere una grande mente che soccomberà solo quando, levigate le asperità della vita, non riuscirà a controllare quelle del cuore.
La storia melodrammatica non sbalordisce, classica dello stile di Gabriele Muccino, riprende con continui flashback e flashforward riportando lo spettatore all'apice dell'attenzione quando, l'amatissima Katie, venticinque anni dopo, è diventata un'assistente sociale occupandosi di bambini con situazioni familiari disagiate. La vita della giovane riserva però una piega cruenta e masochista, perversa e sfrenata. Dopo gli impegni e le sue passioni Katie, si concede ad ogni uomo, senza impegno e senza amore, nel vano tentativo di riempire un vuoto che la divora. Il piacere incondizionato e la libertà sessuale assorbono quei sentimenti che la donna ormai teme non poter più meritare.
Nell'osservare la pellicola ci si chiede quale possa essere lo scontato finale di una storia ricca di dolore, vuoto e mancanze sofferte e quando ci si trascina sui due piani temporali, ormai sembra che nulla possa più risollevare una situazione al precipizio. La cifra di un autore come Muccino, sembra ormai garantita quando invece in quest'ultimo lavoro si assiste ad una crescita sconfinata dell'espressione delle emotività: dai sentimenti trattenuti al coraggio di guardare sempre avanti, i protagonisti proseguono il proprio cammino ricchi di forza nell'agire anche dinanzi a circostanze paralizzanti. Fotogrammi realistici ed oscillanti inquadrature di un tremolio che appartiene alle emozioni e non solo ai corpi, ripropongono uno spannung che nulla lascia sperare, e quando tutto ormai sembra perduto, Muccino riesce a mandare i suoi spettatori a casa rinvigoriti da un forse troppo classico lieto fine.
La storia melodrammatica non sbalordisce, classica dello stile di Gabriele Muccino, riprende con continui flashback e flashforward riportando lo spettatore all'apice dell'attenzione quando, l'amatissima Katie, venticinque anni dopo, è diventata un'assistente sociale occupandosi di bambini con situazioni familiari disagiate. La vita della giovane riserva però una piega cruenta e masochista, perversa e sfrenata. Dopo gli impegni e le sue passioni Katie, si concede ad ogni uomo, senza impegno e senza amore, nel vano tentativo di riempire un vuoto che la divora. Il piacere incondizionato e la libertà sessuale assorbono quei sentimenti che la donna ormai teme non poter più meritare.
Nell'osservare la pellicola ci si chiede quale possa essere lo scontato finale di una storia ricca di dolore, vuoto e mancanze sofferte e quando ci si trascina sui due piani temporali, ormai sembra che nulla possa più risollevare una situazione al precipizio. La cifra di un autore come Muccino, sembra ormai garantita quando invece in quest'ultimo lavoro si assiste ad una crescita sconfinata dell'espressione delle emotività: dai sentimenti trattenuti al coraggio di guardare sempre avanti, i protagonisti proseguono il proprio cammino ricchi di forza nell'agire anche dinanzi a circostanze paralizzanti. Fotogrammi realistici ed oscillanti inquadrature di un tremolio che appartiene alle emozioni e non solo ai corpi, ripropongono uno spannung che nulla lascia sperare, e quando tutto ormai sembra perduto, Muccino riesce a mandare i suoi spettatori a casa rinvigoriti da un forse troppo classico lieto fine.