Pop Corn
Ci prova ma non riesce il “Pasolini” di Abel Ferrara
“Quando scandalizzare è un diritto ed essere scandalizzati è un piacere”
domenica 5 ottobre 2014
Abel Ferrara ci prova ma non ci riesce. Del resto sarebbe difficile racchiudere la poliedricità anticonformista di un soggetto dello spessore di Pier Paolo Pasolini in pochi minuti, nei pochi istanti concessi alla pellicola. Ardito il progetto e non troppo deludente il risultato che porta nelle sale il "Pasolini" interpretato dal calzante Willem Dafoe. Arditi i contrasti e le osmosi tra vita vissuta e immaginario, restituiti dal protagonista all'osservatore, attraverso le sue rimembranze audaci e scabrose. La sacralità dello scandalo spaventa ma non troppo lo spettatore di un film che, coraggioso, tenta di osservare con invadenza una realtà sensuale strappandola alla fantasia, rubandola alle frasi e agli sguardi del poeta, sparpagliati durante gli 86 lunghi e franti minuti cinematografici, quasi spiando di nascosto attraverso le scure lenti degli occhiali spessi e neri dell'ultimo nostro poeta. Scombinato tra i ruoli della sua esistenza il Pier Paolo di Dafoe da figlio diventa amante, poi letterato, regista, poeta, amico e infine vittima quasi consapevole del proprio inevitabile destino.
Disgustato e amareggiato, talvolta il triste osservatore di una "Situazione" senza la quale si incendierebbero i mulini a vento dello "stato sociale" italiano, scende all'Inferno e lo fa soprattutto nella sua ultima giornata di vita, ma ambisce al Paradiso come quel suo "Epifanio", che mai nascerà, interpretato nel film da Ninetto Davoli. Il personaggio di Epifanio elaborato dal poeta friulano per l'amico Eduardo De Filippo, seppur vedendo la cometa, accompagnato dal suo angelo custode(nel film Riccardo Scamarcio), la insegue ma mai la troverà, per riapparire pulsante e ansioso durante tutto il film tra gli sparuti vagheggi della mente follemente affascinata del Pasolini. Tra le altre numerosissime citazioni sparse, tra gli abbagli dei ricordi, in una di quelle che pare essere stata tra le "120 giornate di Sodoma" la più funesta, l'ira del nostro si ritrova con incertezza nel vagheggio del protagonista di "Petrolio" anch'esso distribuito e spalmato nel coacervo turbinante di fantasia mista a realtà della breve rappresentazione filmica.
Le immagini fotografiche ed istantanee di cui si avvale il regista respirano ampiamente "dove scandalizzare diventa un diritto ed essere scandalizzati un piacere", così rifiutare il piacere di essere scandalizzati sarebbe puro moralismo: per fortuna in quanto esseri umani abbiamo buoni stomaci, pronti a guardare, gustare e talvolta anche criticare e come non farlo osservando una non troppo esaustiva reinterpretazione delle ultime giornate del Pasolini, ammirando e forse odiando la più grande e più tragica tra le sue rivoluzionarie opere: la sua stessa vita.
Disgustato e amareggiato, talvolta il triste osservatore di una "Situazione" senza la quale si incendierebbero i mulini a vento dello "stato sociale" italiano, scende all'Inferno e lo fa soprattutto nella sua ultima giornata di vita, ma ambisce al Paradiso come quel suo "Epifanio", che mai nascerà, interpretato nel film da Ninetto Davoli. Il personaggio di Epifanio elaborato dal poeta friulano per l'amico Eduardo De Filippo, seppur vedendo la cometa, accompagnato dal suo angelo custode(nel film Riccardo Scamarcio), la insegue ma mai la troverà, per riapparire pulsante e ansioso durante tutto il film tra gli sparuti vagheggi della mente follemente affascinata del Pasolini. Tra le altre numerosissime citazioni sparse, tra gli abbagli dei ricordi, in una di quelle che pare essere stata tra le "120 giornate di Sodoma" la più funesta, l'ira del nostro si ritrova con incertezza nel vagheggio del protagonista di "Petrolio" anch'esso distribuito e spalmato nel coacervo turbinante di fantasia mista a realtà della breve rappresentazione filmica.
Le immagini fotografiche ed istantanee di cui si avvale il regista respirano ampiamente "dove scandalizzare diventa un diritto ed essere scandalizzati un piacere", così rifiutare il piacere di essere scandalizzati sarebbe puro moralismo: per fortuna in quanto esseri umani abbiamo buoni stomaci, pronti a guardare, gustare e talvolta anche criticare e come non farlo osservando una non troppo esaustiva reinterpretazione delle ultime giornate del Pasolini, ammirando e forse odiando la più grande e più tragica tra le sue rivoluzionarie opere: la sua stessa vita.