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"Agorà", la forza delle idee e il coraggio di una donna
La storia della filosofa Ipazia, tra fanatismo e intolleranza
lunedì 3 maggio 2010
Alessandria d'Egitto. Anno 391 dopo Cristo. Il mondo ellenistico sta conoscendo l'apice delle sue potenzialità: una cultura cosmopolita, il diffondersi di nuove conoscenze, l'affermazione di studi scientifici sempre più accurati. Nella maestosa biblioteca del Serapeo, custode del sapere allora conosciuto, si svolgono le lezioni della filosofa Ipazia, portatrice coraggiosa di una saggezza che anticipa di molti secoli le scoperte del mondo moderno. Riesce a coinvolgere con passione i suoi studenti, fra cui lo schiavo Davo e il ribelle Oreste, entrambi innamorati da lei, e a convincerli a difendere quel sapere da loro rappresentato contro il dilagare di una cultura pagana sempre più chiusa in sé stessa e dall'avvento del cristianesimo, che come una nuvole oscurantista minaccia le ricerche in campo scientifico.
Emblema di un sapere sull'orlo dell'oblio, Ipazia lotterà ma inerme sarà costretta ad osservare la distruzione della preziosa biblioteca, mentre la setta cristiana dei Parabolani da alle fiamme l'edificio e tutti gli inestimabili volumi in papiro contenuti al suo interno. La filosofa tuttavia continuerà i suoi studi, la sua incessante ricerca, tormentata dalla teoria eliocentrica ipotizzata da Aristarco: lei guarderà il cielo, studierà le stelle, e mille anni prima di Keplero capirà il segreto delle orbite planetarie. Purtroppo il suo sapere sarà messo a tacere dall'ostilità del vescovo Cirillo, che la stigmatizzerà come eretica e la condannerà a morte.
Non è la prima volta che il cinema americano riscopre il fascino dell'Antica Grecia e si cimenta con tematiche storiche poco conosciute ai più. La storia di Ipazia viene ripresa con interessante modernità, per raccontare la storia di una donna che sfidò le convenzioni, e riflettere sull'eterno contrasto fra scienza e religione. Le sue vicende biografiche diventano metafora del mondo moderno, mentre l'occhio della telecamera si stacca dalle strade polverose di Alessandria per cogliere lo sguardo d'insieme di un pianeta silenzioso, che attraverso i secoli vive numerosi mutamenti senza mai veramente cambiare.
Esteticamente ben confezionato, Agorà si presenta al pubblico con la genuinità di un affresco storico ben calibrato e coerentemente costruito, ulteriormente impreziosito dalla solida interpretazione di una sincera Rachel Weisz. Poche altre le particolarità del film, opera piuttosto convenzionale priva di spicchi geniali, che rappresenta una battuta d'arresto per un regista come Alejandro Amenàbar che invece ha molto da dire, sicuramente un passo indietro rispetto al suo Mare dentro, premiato nel 2004 con il premio Oscar.
Un efficace tuffo in un passato lontano, che però convince solo a tratti.
Emblema di un sapere sull'orlo dell'oblio, Ipazia lotterà ma inerme sarà costretta ad osservare la distruzione della preziosa biblioteca, mentre la setta cristiana dei Parabolani da alle fiamme l'edificio e tutti gli inestimabili volumi in papiro contenuti al suo interno. La filosofa tuttavia continuerà i suoi studi, la sua incessante ricerca, tormentata dalla teoria eliocentrica ipotizzata da Aristarco: lei guarderà il cielo, studierà le stelle, e mille anni prima di Keplero capirà il segreto delle orbite planetarie. Purtroppo il suo sapere sarà messo a tacere dall'ostilità del vescovo Cirillo, che la stigmatizzerà come eretica e la condannerà a morte.
Non è la prima volta che il cinema americano riscopre il fascino dell'Antica Grecia e si cimenta con tematiche storiche poco conosciute ai più. La storia di Ipazia viene ripresa con interessante modernità, per raccontare la storia di una donna che sfidò le convenzioni, e riflettere sull'eterno contrasto fra scienza e religione. Le sue vicende biografiche diventano metafora del mondo moderno, mentre l'occhio della telecamera si stacca dalle strade polverose di Alessandria per cogliere lo sguardo d'insieme di un pianeta silenzioso, che attraverso i secoli vive numerosi mutamenti senza mai veramente cambiare.
Esteticamente ben confezionato, Agorà si presenta al pubblico con la genuinità di un affresco storico ben calibrato e coerentemente costruito, ulteriormente impreziosito dalla solida interpretazione di una sincera Rachel Weisz. Poche altre le particolarità del film, opera piuttosto convenzionale priva di spicchi geniali, che rappresenta una battuta d'arresto per un regista come Alejandro Amenàbar che invece ha molto da dire, sicuramente un passo indietro rispetto al suo Mare dentro, premiato nel 2004 con il premio Oscar.
Un efficace tuffo in un passato lontano, che però convince solo a tratti.