Ogni cosa è illuminata
La satira e la disinformazione ai tempi di Lercio
Intervistiamo Adelmo Monachese, pugliese e redattore del giornale satirico
martedì 3 marzo 2015
Fenomeno ormai celebre per la sua satira in formato giornalistico, vincitore del premio "miglior sito" ai premi del web italiano #MIA2014, nel loro disclaimer si specifica che "tutti gli articoli contenuti in questo sito sono falsi (almeno finché non si avverano) e sono stati redatti a scopo esclusivamente umoristico": tutto questo è Lercio.it, il sito web satirico che si definisce come "giornale di disinformazione". Ma non preoccupatevi, sono ancora tanti, tantissimi gli utenti che prendono per vere le loro divertentissime bufale: la caratteristica principale dei redattori di Lercio.it è la capacità, maturata in anni di esperienza nel mondo della satira, di cogliere il lato tragicomico del panorama giornalistico italiano e smitizzarlo, creando articoli appositamente confezionati per sembrare veri, pur essendo chiaramente inventati. Ne parliamo con uno dei loro redattori, Adelmo Monachese, pugliese DOC e in questi mesi impegnato nella promozione del libro "Un anno Lercio – il 2014 come non l'avete mai letto" edito da Rizzoli, che condensa il meglio (e soprattutto il peggio, per non dire il lercio) delle notizie apparse sul loro sito nel 2014.
Classe 1983, nato e residente a Foggia, Adelmo Monachese è blogger, autore umoristico e redattore del giornale satirico Lercio.it. Autore e conduttore radiofonico, il suo programma "Cose che non fanno ridere" (mandato in onda dall'emittente manfredoniana Rete Smash) è stato finalista ai Macchianera Awards 2012 (gli oscar del web italiano) come miglior programma in podcast - trasmissione on line. Nel 2012 ha condotto il tg satirico "Cose che non fanno ridere - TV" andato in onda dall'emittente televisiva TeleFoggia e sul canale YouTube ofalo.it. Nel 2014 ha partecipato come concorrente al programma di Rai3 "Masterpiece" dedicato agli scrittori esordienti, classificandosi decimo su 5000 aspiranti finalisti e cura una rubrica settimanale di satira sul quotidiano Libero. Giovedì sarà a Barletta, ospite del Circolo Arci "Cafiero", per la presentazione del libro. Ogni giorno potete leggere le sue migliori bufale cliccando sull'homepage di Lercio.it.
Eravate preparati al successo delle vostre finte notizie? Sono condivise addirittura da politici e testate giornalistiche "tradizionali".
«No, non eravamo preparati. In Italia le fictional news non erano un genere conclamato prima di noi, ha vissuto solo momenti di sporadica e magnifica goliardia come ad esempio l'arresto di Ugo Tognazzi come capo delle Brigate Rosse».
Come lavora la vostra redazione? In quanti siete?
«Siamo 40, tutti ex frequentatori della Palestra di Daniele Luttazzi (una rubrica in cui il lettore trasformava in satira i titoli dei giornali). Una volta che è stata chiusa ci siamo cercati sui social e abbiamo deciso di continuare a fare satira. La nostra redazione lavora a seconda dei momenti, stati d'animo, temi e questioni, dipende. L'ispirazione può nascere da un fatto di cronaca, da un fatto di vita vissuta. Oppure dalla fantasia contorta di una mente malata. Inutile dire che noi facciamo parte della terza categoria».
Qual è la tua notizia "lercia" preferita? E quella che ha fatto più scalpore?
«Ne ho tante di preferite. Però voglio perorare la causa di una notizia che secondo me non ha avuto il risalto che meritava. Il testo proponeva, per prevenire le stragi nelle scuole americane, di creare campi di concentramento per ragazzi timidi, visto che è sempre colpa di questi ultimi».
Da pugliese, cosa pensi del giornalismo e della satira in Puglia?
«Non ne faccio una questione territoriale, né dell'uno né dell'altra. I giornalisti e gli autori satirici che fanno il loro lavoro in Puglia come altrove, sono chiamati a seguire le regole etiche e deontologiche universali della loro professione».
Inutile negare che dopo i fatti dello Charlie Hebdo qualcosa è cambiato per sempre nel mondo della satira. Come si può rispondere a questa situazione di preoccupazione e incertezza?
«Non credo sia cambiato molto nel mondo della satira, dove da secoli, in ogni regime e tutt'oggi, molti hanno pagato e pagano con torture, percosse, derisioni, cause legali, o addirittura con la vita. Vi consiglio di leggere la storia di Ali Ferzat, vignettista siriano a cui gli uomini del regime di Assad hanno spezzato tutte le dita delle mani. Era il 2011, non ricordo di un mondo con i cartelli #JuSuisAli. La risposta è l'accesso all'istruzione, alla cultura».
Proveresti a scrivere una notizia in stile "Lercio" su Barletta?
«Ne abbiamo già preparate alcune, le leggerò live all' Arci Carlo Cafiero il 5 Marzo, così testerò sulla mia pelle il livello di autoironia dei barlettani, che dici? Porto i cerotti?».
Classe 1983, nato e residente a Foggia, Adelmo Monachese è blogger, autore umoristico e redattore del giornale satirico Lercio.it. Autore e conduttore radiofonico, il suo programma "Cose che non fanno ridere" (mandato in onda dall'emittente manfredoniana Rete Smash) è stato finalista ai Macchianera Awards 2012 (gli oscar del web italiano) come miglior programma in podcast - trasmissione on line. Nel 2012 ha condotto il tg satirico "Cose che non fanno ridere - TV" andato in onda dall'emittente televisiva TeleFoggia e sul canale YouTube ofalo.it. Nel 2014 ha partecipato come concorrente al programma di Rai3 "Masterpiece" dedicato agli scrittori esordienti, classificandosi decimo su 5000 aspiranti finalisti e cura una rubrica settimanale di satira sul quotidiano Libero. Giovedì sarà a Barletta, ospite del Circolo Arci "Cafiero", per la presentazione del libro. Ogni giorno potete leggere le sue migliori bufale cliccando sull'homepage di Lercio.it.
Eravate preparati al successo delle vostre finte notizie? Sono condivise addirittura da politici e testate giornalistiche "tradizionali".
«No, non eravamo preparati. In Italia le fictional news non erano un genere conclamato prima di noi, ha vissuto solo momenti di sporadica e magnifica goliardia come ad esempio l'arresto di Ugo Tognazzi come capo delle Brigate Rosse».
Come lavora la vostra redazione? In quanti siete?
«Siamo 40, tutti ex frequentatori della Palestra di Daniele Luttazzi (una rubrica in cui il lettore trasformava in satira i titoli dei giornali). Una volta che è stata chiusa ci siamo cercati sui social e abbiamo deciso di continuare a fare satira. La nostra redazione lavora a seconda dei momenti, stati d'animo, temi e questioni, dipende. L'ispirazione può nascere da un fatto di cronaca, da un fatto di vita vissuta. Oppure dalla fantasia contorta di una mente malata. Inutile dire che noi facciamo parte della terza categoria».
Qual è la tua notizia "lercia" preferita? E quella che ha fatto più scalpore?
«Ne ho tante di preferite. Però voglio perorare la causa di una notizia che secondo me non ha avuto il risalto che meritava. Il testo proponeva, per prevenire le stragi nelle scuole americane, di creare campi di concentramento per ragazzi timidi, visto che è sempre colpa di questi ultimi».
Da pugliese, cosa pensi del giornalismo e della satira in Puglia?
«Non ne faccio una questione territoriale, né dell'uno né dell'altra. I giornalisti e gli autori satirici che fanno il loro lavoro in Puglia come altrove, sono chiamati a seguire le regole etiche e deontologiche universali della loro professione».
Inutile negare che dopo i fatti dello Charlie Hebdo qualcosa è cambiato per sempre nel mondo della satira. Come si può rispondere a questa situazione di preoccupazione e incertezza?
«Non credo sia cambiato molto nel mondo della satira, dove da secoli, in ogni regime e tutt'oggi, molti hanno pagato e pagano con torture, percosse, derisioni, cause legali, o addirittura con la vita. Vi consiglio di leggere la storia di Ali Ferzat, vignettista siriano a cui gli uomini del regime di Assad hanno spezzato tutte le dita delle mani. Era il 2011, non ricordo di un mondo con i cartelli #JuSuisAli. La risposta è l'accesso all'istruzione, alla cultura».
Proveresti a scrivere una notizia in stile "Lercio" su Barletta?
«Ne abbiamo già preparate alcune, le leggerò live all' Arci Carlo Cafiero il 5 Marzo, così testerò sulla mia pelle il livello di autoironia dei barlettani, che dici? Porto i cerotti?».