Il Trovatore
Partitura 37
Le radici dei Quacerbo
martedì 4 novembre 2014
Folk, musica mediterranea, dialetto barlettano. Questi gli ingredienti musicali dei Quacerbo, trio musicale acustico che ha pubblicato il disco "A Fateik", nove storie musicate e cantate in dialetto, con uno sguardo al Mediterraneo. Vado a trovare i Quacerbo in campagna, nel loro trullo, adibito a sala prove, per fare due chiacchiere e ascoltare, seduti in giardino, qualche traccia del loro lavoro discografico.
Formazione:
Luigi Gianfrancesco – chitarre e voce
Nicola Lemma – chitarre
Nico Defazio - percussioni
Perché avete scelto il nome "Quacerbo"?
Luigi:«Il nome deriva dal "coacervo" di persone che si riuniscono in piazza, per discutere di tematiche sociali, le stesse tematiche che affrontiamo nei testi delle nostre canzoni, avvalendoci della ironia e delle storie di vita barlettana».
Quando è nato il gruppo?
Luigi:«il gruppo è nato 3 anni fa, dopo una esperienza di "blues barlettano". Ho incontrato Nicola Lemma, a cui si è aggiunto Nicola Defazio».
Come definireste la vostra musica?
Nicola:«Folk, con venature di cantautorato. Ad esempio, nel brano "Vangtid", esprimiamo un parere sottile sulla nostra classe politica, che definiamo "uomini di legno"».
Luigi:«Nascono da racconti di vita e tematiche sociali. Nel brano "Caterein", si narra la solitudine e l'abbandono di Caterina, una barlettana che soffre per la lontananza del marito, emigrato in America, oppure nel brano "Pataned", dove si narra di un alcolista, che vince una scommessa, ma perde il biglietto vincente ».
Nel brano "Omag- Gino", chi è citato?
Nico:«Il brano è un omaggio al grande Gino Pastore, che ha collaborato al brano».
Cosa vi piace della dimensione "live"?
Nico:«Ci piace la dimensione acustica, che il pubblico apprezza».
Luigi:«Non è facile suonare in altri paesi, a causa del dialetto. Sarebbe più semplice scrivere canzoni in italiano, ma noi vogliamo portare avanti la tradizione musicale barlettana, che è prestigiosa».
Quale sarà il vostro futuro musicale?
Nico:«Abbiamo avuto richieste da parte delle comunità barlettane sparse in Italia e all'estero. Siamo proiettati verso quei concittadini emigrati».
C'è un aneddoto legato al gruppo, che vi spinge a continuare?
Luigi:«C'è stato un momento in cui, sfiduciati dallo scarso riscontro di pubblico, stavamo per mollare il progetto Quacerbo. Un giorno, sulla nostra pagina face book, riceviamo un messaggio di incoraggiamento da parte di un concittadino barlettano, che vive da 40 anni lontano da Barletta e che per motivi di salute non può tornare. Ebbene, questo concittadino aveva ricevuto in regalo dai suoi parenti il nostro disco, e ci ringraziava di poter ascoltare un "pezzo di Barletta". Un uomo senza radici, è un albero tra piantato da un'altra parte».
Formazione:
Luigi Gianfrancesco – chitarre e voce
Nicola Lemma – chitarre
Nico Defazio - percussioni
Perché avete scelto il nome "Quacerbo"?
Luigi:«Il nome deriva dal "coacervo" di persone che si riuniscono in piazza, per discutere di tematiche sociali, le stesse tematiche che affrontiamo nei testi delle nostre canzoni, avvalendoci della ironia e delle storie di vita barlettana».
Quando è nato il gruppo?
Luigi:«il gruppo è nato 3 anni fa, dopo una esperienza di "blues barlettano". Ho incontrato Nicola Lemma, a cui si è aggiunto Nicola Defazio».
Come definireste la vostra musica?
Nicola:«Folk, con venature di cantautorato. Ad esempio, nel brano "Vangtid", esprimiamo un parere sottile sulla nostra classe politica, che definiamo "uomini di legno"».
Luigi:«Nascono da racconti di vita e tematiche sociali. Nel brano "Caterein", si narra la solitudine e l'abbandono di Caterina, una barlettana che soffre per la lontananza del marito, emigrato in America, oppure nel brano "Pataned", dove si narra di un alcolista, che vince una scommessa, ma perde il biglietto vincente ».
Nel brano "Omag- Gino", chi è citato?
Nico:«Il brano è un omaggio al grande Gino Pastore, che ha collaborato al brano».
Cosa vi piace della dimensione "live"?
Nico:«Ci piace la dimensione acustica, che il pubblico apprezza».
Luigi:«Non è facile suonare in altri paesi, a causa del dialetto. Sarebbe più semplice scrivere canzoni in italiano, ma noi vogliamo portare avanti la tradizione musicale barlettana, che è prestigiosa».
Quale sarà il vostro futuro musicale?
Nico:«Abbiamo avuto richieste da parte delle comunità barlettane sparse in Italia e all'estero. Siamo proiettati verso quei concittadini emigrati».
C'è un aneddoto legato al gruppo, che vi spinge a continuare?
Luigi:«C'è stato un momento in cui, sfiduciati dallo scarso riscontro di pubblico, stavamo per mollare il progetto Quacerbo. Un giorno, sulla nostra pagina face book, riceviamo un messaggio di incoraggiamento da parte di un concittadino barlettano, che vive da 40 anni lontano da Barletta e che per motivi di salute non può tornare. Ebbene, questo concittadino aveva ricevuto in regalo dai suoi parenti il nostro disco, e ci ringraziava di poter ascoltare un "pezzo di Barletta". Un uomo senza radici, è un albero tra piantato da un'altra parte».