Viva la danza a Barletta
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Cara Barletta ti scrivo

Viva la danza a Barletta: «Non era scontato ritrovare la comunità in piazza»

La riflessione di una lettrice

«Per danzare nel 2020 bisogna fare «di necessità, virtù». Questo è quanto balzato agli occhi in un sabato sera d'agosto. Come una turista mi sono messa alla ricerca di eventi artistici e culturali in città e sabato 8 ho raggiunto il Parco dell'Umanità per un'edizione estiva straordinaria di Azioni in Danza, in quest'occasione, a cura dell'associazione KoreoProject». È l'incipit della riflessione che Francesca Beatrice Vista ha voluto condividere con la città dopo lo spettacolo di danza dello scorso sabato, nell'ambito del programma "Si va in scena".

«In un'annata così complessa in cui i lavoratori dello spettacolo, che vivono di vicinanza, di contatto, di condivisione dello spazio e del respiro, hanno speso una primavera in angoli domestici, nei limiti dello schermo di uno smartphone, di un pc o nella solitudine di una sala, non era affatto scontato ritrovare l'energia di giovanissimi danzatori mossi da autentica necessità di andare in scena. Non era scontato neanche ritrovare la comunità - numerosa e intergenerazionale - convocata in una piazza ellittica alla periferia della città, eletta a palcoscenico. Qui sei danzatori come artisti di strada o saltimbanchi contemporanei hanno catturato lo sguardo e restituito tutta la vitalità della danza in città.

Parco Parade è una performance site specific, nata da un originario duetto di Francesca Rinaldi e Nicolò Giorgini, trasformato e articolato in una caleidoscopica coreografia da Mariella Rinaldi. Il lavoro, frutto di una settimana di residenza artistica presso il "Toninospace" delle gemelle Alessandra e Viviana De Fazio, vede coinvolti i danzatori del territorio in un ventaglio di immagini che, dagli arlecchini scoloriti di Picasso giunge al varietà in bianco e nero delle Kessler.

Un gioco serio, quello coreografico, che strizza l'occhio alla rivista e ai meccanismi della pubblicità, con momenti all'unisono dal sapore rétro, senza pretese, ma con intelligenza, senza dimenticare la lezione di umanità del teatrodanza, che tanto ha segnato le generazioni di danzatori barlettani. Così, anche quando la successione di amabili musiche finisce, una danzatrice continua imperterrita nel flusso di movimento, non perdendo mai la pulsazione e inchiodando, nel silenzio, lo sguardo dei bambini seduti per terra. Ecco espletata la funzione coreografica: rivelare qualcosa al di là di ciò che è evidente; ma anche quella pedagogica, come sottolinea Carmine Doronzo al termine della performance, perché mostra come spendere energia e creatività al di là di ogni difficoltà.

Negli ultimi dieci anni, in seguito alla generale crisi economica e, dunque, di senso delle arti performative dal vivo, le modalità di fruizione sono mutate proporzionalmente alle modalità della creazione contemporanea. La partecipazione di amatori va di pari passo con la volontà di scendere dal palcoscenico verso la strada, la piazza, per non arroccarsi nei teatri, ma tornare alla condivisione degli spazi, dei luoghi di una comunità. Questo processo si può denominare promozione, formazione o rinnovamento del pubblico, ma corrisponde ad una volontà di partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza.

Indagando con curiosità, scopro che i danzatori sono allievi delle scuole di danza storiche della città, ma anche della nuova generazione di insegnanti che, a loro volta, hanno aperto i propri centri di formazione. Queste realtà oggi hanno un decennio di attività ed esperienza sul campo e anche durante il lockdown hanno continuato a tenere vivo lo studio della disciplina. Un panorama ricco che orienta i ragazzi all'alta formazione artistica e coreutica, facendo loro conoscere e amare la complessità di questo mestiere, la molteplicità dei percorsi possibili, che nei decenni ha portato i danzatori barlettani nelle migliori scuole e sulle migliori scene nazionali e internazionali.

Questa operazione semplice, in un 2020 così difficile, mette in luce sinergie e potenzialità, tutta la vitalità della danza nella città della Disfida, che attraverso il bando last minute "Si va in scena" ha il merito civile di tutelare gli artisti, parte viva di una società dinamica, impulso alla crescita culturale, investimento economico a lungo termine sulla qualità della vita, il rispetto della civiltà e delle diverse forme del sapere».
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