Politica
Uno strano vento nella maggioranza del Consiglio Comunale
Cascella: «Metodi del passato da superare»
Barletta - domenica 22 settembre 2013
Un vento del passato è quello che si respira in Consiglio Comunale. Quel vento che fa ricordare, non con sommo piacere, delle precedenti Amministrazioni; quel vento contro il quale Pasquale Cascella ha basato la propria campagna elettorale ripetendo fino alla noia: non si sarebbe più ricorsi all'inutile lottizzazione edilizia, in particolar modo nella 167; insomma non si sarebbe più perseguita la strada della speculazione edilizia, del costruire per costruire, come è avvenuto a Barletta negli ultimi decenni, asservendo il potere politico locale e i suoi rappresentanti. E non sarebbe poi così azzardato pensare che, in un momento storico di appiattimento generale della politica ad ogni livello dove le differenze tra i vari schieramenti le si individua alla lente d'ingrandimento, Cascella avesse guadagnato un po' di terreno grazie a quelle promesse.
Ci rinfranca leggere nel comunicato di Giunta: "metodi del passato che hanno già danneggiato la città e debbono essere coraggiosamente superati", sperando nel riferimento non solo alla materia economica, obiezioni comunque sostanziali, ma anche alla metodologia della proposta di due consiglieri di maggioranza. Quella maggioranza che ha condiviso le posizioni del Sindaco in campagna elettorale.
Ma non è compito nostro fare i conti, semmai riferire il bisogno che le zone della 167, per cui non si è fatto ancora nulla di sostanziale, nonostante le promesse elettorali non siano mancate da parte di tutti, nutrono di verde pubblico attrezzato, spazi pubblici per agevolare la socialità e il riconoscimento in un'identità urbana anche in quella zona. Direi che questo, più che ulteriori vendite a cooperative, seppure al fine di costruire scuole di cui la zona non scarseggia, i residenti hanno bisogno. Servizi, migliore illuminazione pubblica, sicurezza e attività che non la facciano essere periferia della periferia.
Attenzione meritano le notazioni che riguardano la vendita di beni comunali inutili, tuttavia non dimenticando di provvedere anche alla messa in sicurezza e riqualificazione di beni di valore storico-artistico-sociale, anche in precarie condizioni strutturali, come l'ex distilleria, il convento S. Andrea e Palazzo Bonelli. Oppure sistemando servizi comunali in strutture proprie, onde evitare sprechi per allocazioni.
Si tratta di osservazioni che non guardano a domani, come giustamente deve fare la politica, ma tendono ad una visione di vivibilità di un territorio, da cui, tuttavia, la buona politica non può prescindere.
Ci rinfranca leggere nel comunicato di Giunta: "metodi del passato che hanno già danneggiato la città e debbono essere coraggiosamente superati", sperando nel riferimento non solo alla materia economica, obiezioni comunque sostanziali, ma anche alla metodologia della proposta di due consiglieri di maggioranza. Quella maggioranza che ha condiviso le posizioni del Sindaco in campagna elettorale.
Ma non è compito nostro fare i conti, semmai riferire il bisogno che le zone della 167, per cui non si è fatto ancora nulla di sostanziale, nonostante le promesse elettorali non siano mancate da parte di tutti, nutrono di verde pubblico attrezzato, spazi pubblici per agevolare la socialità e il riconoscimento in un'identità urbana anche in quella zona. Direi che questo, più che ulteriori vendite a cooperative, seppure al fine di costruire scuole di cui la zona non scarseggia, i residenti hanno bisogno. Servizi, migliore illuminazione pubblica, sicurezza e attività che non la facciano essere periferia della periferia.
Attenzione meritano le notazioni che riguardano la vendita di beni comunali inutili, tuttavia non dimenticando di provvedere anche alla messa in sicurezza e riqualificazione di beni di valore storico-artistico-sociale, anche in precarie condizioni strutturali, come l'ex distilleria, il convento S. Andrea e Palazzo Bonelli. Oppure sistemando servizi comunali in strutture proprie, onde evitare sprechi per allocazioni.
Si tratta di osservazioni che non guardano a domani, come giustamente deve fare la politica, ma tendono ad una visione di vivibilità di un territorio, da cui, tuttavia, la buona politica non può prescindere.