Scuola e Lavoro
Università, il Sud penalizzato per l'accesso a borse di studio dal decreto Profumo
Aumentano le fasce di reddito minime, si va verso atenei di serie A e serie B. Voce agli studenti barlettani, ieri e oggi proteste a Bari
Barletta - giovedì 7 febbraio 2013
18.53
Atenei di serie A e atenei di serie B. E' questo il panorama a dir poco sconfortante di fronte al quale gli studenti universitari del Meridione d'Italia rischiano concretamente di trovarsi a breve. A Bari, come in tante altre piazze del Sud d'Italia, i giovani discenti sono pronti a scendere in piazza. Motivo della protesta? Il decreto attuativo della riforma Gelmini presentato dal ministro Profumo, un atto che prevede di rimodulare le fasce di reddito minime per l'accesso ai bandi per le borse di studio, penalizzando ancora una volta e in maniera dura le regioni meridionali, una manovra che potrebbe indurre una notevole fascia di studenti, quelli meno abbienti, ad abbandonare lo studio, e spingerebbe alla fuga verso università con massimali più alti. Il decreto penalizzerebbe evidentemente gli studenti del Sud, per i quali la fascia minima di reddito Isee è pari a 14.300 euro, a fronte dei circa 20.000 euro per gli studenti iscritti alle facoltà del Centro-Nord. Una "fuga dei cervelli" tutta nostrana, che cozza con il recente annuncio della Giunta Regionale Pugliese, che ha stanziato 4 milioni di Euro per borse di studio destinate proprio all'Adisu. Insomma, di profumo, con la "p" maiuscola, rischia solo di scomparirne, e parliamo di quello della carta dei libri che tra poco diversi studenti faranno fatica a permettersi di questo passo.
Già ieri le studentesse e gli studenti di Bari, tutte le associazioni studentesche, i collegi della città e l'Accademia delle Belle Arti hanno dichiarato lo stato di agitazione. A seguito di un'assemblea tenutasi nella mensa universitaria di Via Amendola, che ha visto la partecipazione e l'appoggio del Presidente dell'AdiSu De Santis: gli studenti sono partiti in corteo per la città e in seguito hanno occupato la sede dell'AdiSu di via Fortunato. Oggi, alle 10, la scena si ripeterà in Piazza Cesare Battisti, con una assemblea generale interfacoltà.
L'indignazione e lo stupore si rincorrono in queste ore su social networks e forum studenteschi, e ha coinvolto anche gli universitari barlettani: "L'art. 3 della Costituzione consente la disparità di trattamento a parità di situazione, se la disparità è sorretta da motivi di ragionevolezza. Se sia ragionevole operare un distinguo sui redditi minimi che danno accesso alla fruizione delle borse di studio, in base al fatto che la media dei redditi al nord sia più alta che al sud, o che al sud è più diffusa che al nord l'evasione è tutto da dimostrare. Perchè punire un ragazzo del sud se ha la sfortuna di essere nato in una zona meno prosperosa o con più evasori ? I tagli alla spesa pubblica devono esserci, altrimenti debito pubblico, pressione fiscale non diminuiscono, ma siamo chiamati tutti a pagarli in maniera uguale, come da Costituzione. E poi la Gelmini non sa nemmeno come si chiama. Su quella modifica è impresso il marchio a ferro e fuoco della "Lega Nord". La Lega ha ottenuto il federalismo fiscale, ha avuto l'IMU ( prevista nel progetto generale legge delega 42/2009 ) e attuato con i vari decreti da Governo Berlusconi e da Monti. L'obiettivo era ridurre la spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale. Gli effetti sono per ora aumento della spesa pubblica e aumento della pressione fiscale. Il problema è l'incompetenza. Oltre la dilagante immoralità di questa classe dirigente politica che ci sta, inesorabilmente, portando al fallimento." Questa la denuncia di Ruggiero, 23 anni, laureando in Giurisprudenza a Bari. Gli fa da eco Daniele, 22 anni, studente in Scienze della Comunicazione all'Università "Aldo Moro": "Penso che l'università pubblica, per come viene concepita al Sud, sia una grande opportunità finita nello scarico del wc. Le tasse che vengono pagate, non corrispondono ai servizi offerti da docenti, segreterie e dalla qualità delle strutture. Peggio ancora è se vengono svantaggiati i meno abbienti, specie in un periodo di allontanamento dalle università, con un saldo di -55mila nuove iscrizioni)". Maria, 21 anni, laureanda in Scienze Politiche a Bari, sarà direttamente colpita dal provvedimento: "Sono coinvolta in prima persona in questa questione perchè dal primo anno di università usufruisco della borsa di studio (fascia A) e naturalmente sono in disaccordo. Questo porta a lasciare indietro i figli di famiglie con reddito medio-basso. Personalmente la borsa di studio mi è servita tantissimo: per comprare i libri, per pagarmi il treno(dato che non c'è nessun modo di ottenere un rimborso dei biglietti anche minimo). Essere esonerati dal pagamento delle tasse universitarie non basta soprattutto quando in famiglia si fanno tanti sacrifici per tante altre cose".
C'è anche chi si avvale di satirici quanto glacialmente centrati giochi di parole: è il caso di Floriana, 19 anni, al primo anno di Scienze della Comunicazione presso l'ateneo barese. "Profumo si giustifica facendone una questione di finanza adattiva; questo è sintomo di una grande ignoranza di chi ha proposto e chi vuol portare avanti questo decreto! L'idea che al Nord il tenore di vita sia più alto e di conseguenza anche gli stipendi è ancora vera ma questo gap territoriale si sta accorciando sempre di più e lo vediamo a partire dai provvedimenti amministrativi presi nella nostra città. Quello che c'è da dire al caro ministro, che sente il profumo di soldi e non quello dei nuovi e ingiusti provvedimenti municipali (che aumentano di fatto il costo della vita anche nelle pensate poco costose città meridionali), è Mind the gap ma non poi così tanto! Si facesse prima una ricognizione amministrativa delle varie province prima di deterritorializzare le esigue agevolazioni di cui gli studenti italiani possono ancora beneficiare". C'è chi vive il disagio con estrema amarezza (mia sorella non ha potuto partecipare al bando (nonostante i più che ottimi voti) per un ciuffo d'erba", spiega Vito, 20 anni, iscritto alla facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Foggia), infine c'è chi con amarezza ingoia l'amaro boccone, come Angelo, 24 anni, laureando in Ingegneria Gestionale a Bari: "Al di là delle ripercussioni che avrebbe sull'università questa riforma che rischierebbe di creare atenei di serie a e atenei di serie b, mi chiedo come mai il ministro Profumo stia cercando di accelerare i tempi per chiudere questa riforma e fare questo ultimo regalo agli studenti italiani, anzi agli studenti del sud!". Glielo chiediamo anche noi, ministro: perché? Aspettiamo risposta, tenendo a mente l'articolo 34, comma 1 della Costituzione italiana, secondo cui lo Stato deve svolgere l'opera di promozione culturale garantendo "il libero accesso all'istruzione scolastica, senza alcuna discriminazione".
(Twitter: @GuerraLuca88)
Già ieri le studentesse e gli studenti di Bari, tutte le associazioni studentesche, i collegi della città e l'Accademia delle Belle Arti hanno dichiarato lo stato di agitazione. A seguito di un'assemblea tenutasi nella mensa universitaria di Via Amendola, che ha visto la partecipazione e l'appoggio del Presidente dell'AdiSu De Santis: gli studenti sono partiti in corteo per la città e in seguito hanno occupato la sede dell'AdiSu di via Fortunato. Oggi, alle 10, la scena si ripeterà in Piazza Cesare Battisti, con una assemblea generale interfacoltà.
L'indignazione e lo stupore si rincorrono in queste ore su social networks e forum studenteschi, e ha coinvolto anche gli universitari barlettani: "L'art. 3 della Costituzione consente la disparità di trattamento a parità di situazione, se la disparità è sorretta da motivi di ragionevolezza. Se sia ragionevole operare un distinguo sui redditi minimi che danno accesso alla fruizione delle borse di studio, in base al fatto che la media dei redditi al nord sia più alta che al sud, o che al sud è più diffusa che al nord l'evasione è tutto da dimostrare. Perchè punire un ragazzo del sud se ha la sfortuna di essere nato in una zona meno prosperosa o con più evasori ? I tagli alla spesa pubblica devono esserci, altrimenti debito pubblico, pressione fiscale non diminuiscono, ma siamo chiamati tutti a pagarli in maniera uguale, come da Costituzione. E poi la Gelmini non sa nemmeno come si chiama. Su quella modifica è impresso il marchio a ferro e fuoco della "Lega Nord". La Lega ha ottenuto il federalismo fiscale, ha avuto l'IMU ( prevista nel progetto generale legge delega 42/2009 ) e attuato con i vari decreti da Governo Berlusconi e da Monti. L'obiettivo era ridurre la spesa pubblica per ridurre la pressione fiscale. Gli effetti sono per ora aumento della spesa pubblica e aumento della pressione fiscale. Il problema è l'incompetenza. Oltre la dilagante immoralità di questa classe dirigente politica che ci sta, inesorabilmente, portando al fallimento." Questa la denuncia di Ruggiero, 23 anni, laureando in Giurisprudenza a Bari. Gli fa da eco Daniele, 22 anni, studente in Scienze della Comunicazione all'Università "Aldo Moro": "Penso che l'università pubblica, per come viene concepita al Sud, sia una grande opportunità finita nello scarico del wc. Le tasse che vengono pagate, non corrispondono ai servizi offerti da docenti, segreterie e dalla qualità delle strutture. Peggio ancora è se vengono svantaggiati i meno abbienti, specie in un periodo di allontanamento dalle università, con un saldo di -55mila nuove iscrizioni)". Maria, 21 anni, laureanda in Scienze Politiche a Bari, sarà direttamente colpita dal provvedimento: "Sono coinvolta in prima persona in questa questione perchè dal primo anno di università usufruisco della borsa di studio (fascia A) e naturalmente sono in disaccordo. Questo porta a lasciare indietro i figli di famiglie con reddito medio-basso. Personalmente la borsa di studio mi è servita tantissimo: per comprare i libri, per pagarmi il treno(dato che non c'è nessun modo di ottenere un rimborso dei biglietti anche minimo). Essere esonerati dal pagamento delle tasse universitarie non basta soprattutto quando in famiglia si fanno tanti sacrifici per tante altre cose".
C'è anche chi si avvale di satirici quanto glacialmente centrati giochi di parole: è il caso di Floriana, 19 anni, al primo anno di Scienze della Comunicazione presso l'ateneo barese. "Profumo si giustifica facendone una questione di finanza adattiva; questo è sintomo di una grande ignoranza di chi ha proposto e chi vuol portare avanti questo decreto! L'idea che al Nord il tenore di vita sia più alto e di conseguenza anche gli stipendi è ancora vera ma questo gap territoriale si sta accorciando sempre di più e lo vediamo a partire dai provvedimenti amministrativi presi nella nostra città. Quello che c'è da dire al caro ministro, che sente il profumo di soldi e non quello dei nuovi e ingiusti provvedimenti municipali (che aumentano di fatto il costo della vita anche nelle pensate poco costose città meridionali), è Mind the gap ma non poi così tanto! Si facesse prima una ricognizione amministrativa delle varie province prima di deterritorializzare le esigue agevolazioni di cui gli studenti italiani possono ancora beneficiare". C'è chi vive il disagio con estrema amarezza (mia sorella non ha potuto partecipare al bando (nonostante i più che ottimi voti) per un ciuffo d'erba", spiega Vito, 20 anni, iscritto alla facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Foggia), infine c'è chi con amarezza ingoia l'amaro boccone, come Angelo, 24 anni, laureando in Ingegneria Gestionale a Bari: "Al di là delle ripercussioni che avrebbe sull'università questa riforma che rischierebbe di creare atenei di serie a e atenei di serie b, mi chiedo come mai il ministro Profumo stia cercando di accelerare i tempi per chiudere questa riforma e fare questo ultimo regalo agli studenti italiani, anzi agli studenti del sud!". Glielo chiediamo anche noi, ministro: perché? Aspettiamo risposta, tenendo a mente l'articolo 34, comma 1 della Costituzione italiana, secondo cui lo Stato deve svolgere l'opera di promozione culturale garantendo "il libero accesso all'istruzione scolastica, senza alcuna discriminazione".
(Twitter: @GuerraLuca88)