Eventi
Un calcio al doping con… Pietro Mennea
Il campione barlettano si è raccontato nel convegno tenutosi ieri al Cinema Paolillo. Presente anche l’arbitro internazionale Antonio Damato
Barletta - martedì 19 aprile 2011
Rispetto, equità, educazione, solidarietà, interazione, amicizia, lealtà, benessere, uguaglianza. Queste sono state alcune delle tematiche affrontate nel convegno"Gioca Pulito. Batti il doping", tenutosi ieri mattina nella sala Manfredi del Cinema Paolillo di Barletta. L'incontro, organizzato dalla Regione Puglia-Assessorato allo Sport e dal circolo Arci "Carlo Cafiero" con il patrocinio del Comune di Barletta, ha visto la partecipazione di una bella cornice di pubblico, in gran parte composto da studenti provenienti dalle scuole superiori della Bat, ed è stato nobilitato dalla partecipazione di diversi rappresentanti delle istituzioni e dello sport barlettano e pugliese, nello specifico: Nichi Vendola - Presidente Regione Puglia; Maria Grazia Donno – Dirigente di servizio "Sport per Tutti" della Regione Puglia; Isidoro Alvisi – Presidente Coni Provinciale; Domenico Accettura – Presidente del comitato regionale pugliese della federazione medico sportiva italiana - Coni; Nicola Maffei – Sindaco del Comune di Barletta; Franco Frezza – Responsabile di formazione e coordinatore della formazione e prevenzione al doping fra gli studenti; Antonio Damato – Arbitro internazionale; Pietro Mennea – Atleta olimpionico; Anna Cammalleri – Ufficio scolastico regionale; Rachid Berrati- Atleta olimpionico e coordinatore sportivo dell'Associazione LIBERA di Palermo; Maria Campese- Assessore allo Sport della Regione Puglia.
L'incontro ha avuto inizio con il benvenuto e l'introduzione affidati a Carmine Doronzo, Consigliere Regionale ARCI Puglia, mentre a moderare l'intero evento è stato il giornalista televisivo Salvatore Petrarolo. L'appuntamento ha avuto come tema centrale la piaga del doping, fenomeno allarmante fra atleti professionisti e dilettanti, che colpisce duramente il panorama sportivo nazionale. Una risposta sana, "genuina" a questa problematica è stata offerta sin dalle prime battute dell'evento con la proiezione di un video dal titolo "La grande corsa", nel quale si riassumevano le principali vittorie e i più importanti record stabiliti dall'ospite d'onore della giornata, Pietro Mennea.
Ad aprire le danze con il suo racconto di integrazione tra calcio e scuola nel difficile quartiere Zen di Palermo è stato Rachid Berrati; le parole intrise di rispetto e condivisione delle regole pronunciate dal primatista italiano di mezza maratona hanno trovato eco nell'intervento successivo, affidato al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ha preso come riferimento le parole della canzone "La leva calcistica del '68", brano-cult di Francesco De Gregori, per riportare i ragazzi sui retti binari rappresentati dal gioco di squadra, dalla rete di solidarietà, spesso messi in secondo piano in nome dell'individualismo e dell'apparenza. « Il doping non è fatto solo di sostanze o pillole- ha spiegato Vendola- ma esiste anche un doping "mentale" imposto dalla nostra società, che ha fatto della competizione un mito totalitario. Questa- ha denunciato il Presidente della Regione- è una società dopata. L'esclusione sociale è già di per sé doping, in quanto produce una società nevrotizzata. Anche lo sport è vissuto come modo per drogare le relazioni tra persone. Oggi il doping assedia le palestre, i giovani, le menti degli sportivi ». Una riflessione, quella di Vendola, tesa a riportare la pratica sportiva sulla via della sana competitività e conclusa con la consegna di una targa a Pietro Mennea da parte del Presidente della Regione, alla presenza del mentore del campione olimpionico barlettano, il professor Franco Mascolo.
A fare gli onori di casa nei confronti del record-man di Città del Messico è stato il Sindaco, Nicola Maffei, che ha parlato della necessità impellente di "combattere il pressante doping mediatico, pregno di prevaricazione e protagonismo". Vocaboli che non fanno certo parte del vocabolario di un atleta corretto come Pietro Mennea. Il simbolo sportivo barlettano ha esordito dicendo che «la piaga del doping è sempre esistita. Ho incontrato trasversalmente tante generazioni di sportivi; si può vincere anche senza doping e si possono battere coloro che fanno uso di doping attraverso l'impegno e la dedizione». Genuino come al solito e visibilmente emozionato dinanzi alla platea barlettana, Mennea ha raccontato dei suoi esordi, quando gli allenamenti «si svolgevano su viale Giannone o sulla Litoranea di Ponente; grazie all'Avis e all'Istituto Tecnico "Cassandro"- ha proseguito Mennea- ho conosciuto lo sport e l'importanza della costanza negli allenamenti. Ancora oggi mi dicono che quasi nessuno riesce a reggere i ritmi dei miei allenamenti (5-6 ore al giorno per 350 giorni all'anno) ».
Mennea ha parlato del doping come una problematica che investe vari livelli della società, di cui lo sportivo è solo «la punta dell'iceberg». L'agrodolce considerazione finale del campione ha infatti espresso l'opinione che «solo la polizia e la magistratura possono sconfiggere le lobbies che stanno dietro il mondo del doping», combattendo sempre nella convinzione che «la vita è una pista di atletica, con 8 corsie: lasciamo almeno una di queste corsie a disposizione di coloro che vogliono onestamente allenarsi, senza aiuti dopanti». Questo l'auspicio finale espresso nell'applauditissimo intervento da parte di Pietro Mennea.
Il tema del doping è tornato quanto mai di stringente attualità nelle ultime ore con le dichiarazioni del presidente del Coni Petrucci, che aveva chiesto un'azione forte nei controlli antidoping nel mondo del ciclismo, considerato l'elevato numero di corridori positivi. Sulla tematica è ritornato nel suo intervento Isidoro Alvisi, Presidente del Coni Provinciale: « Credo che il doping rappresenti qualcosa da cui rifuggire per i ragazzi, in particolare per chi frequenta le scuole, soprattutto è necessario capire che spesso si paga nel futuro l'utilizzo di scorciatoie nella carriera agonistica, in termini di salute». I rischi del doping per la salute sono stati al centro dell'intervento del dottor Domenico Accettura, che ha definito i medici dello sport «medici della salute». L'Italia ha disciplinato le misure antidoping nel 2000, dopo 16 anni di battaglie parlamentari, con la persecuzione penale anche per chi fornisce la sostanza dopante. Accettura ha spiegato che il doping « non è solo ciò che fa male, ma anche un medicinale di cui si abusa e finisce per far male: il nuovo problema di questo millennio è la vendita di queste sostanze su internet». Il finale dell'intervento del Presidente del comitato regionale pugliese della federazione medico sportiva italiana – Coni è stato denso di speranze: «Io credo che il doping si possa sconfiggere- ha ammesso Accettura- bisogna però armonizzare le volontà di istituzioni e Stato».
Le conclusioni sono state affidate all' Assessore allo Sport della Regione Puglia Maria Campese e all'arbitro barlettano Antonio Damato, "fischietto" internazionale dal 2010. Molto forte il messaggio del direttore di gara classe 1972. « Per il mio fisico e il mio spirito lo sport ha avuto grande importanza. Pratico sport da 29 anni, e arbitro dal 1988. Sin da giovane- ha spiegato Damato- volevo far parte dell'ambiente calcistico, e credo che il calcio, sin dal livello giovanile, è "dopato" da molti genitori dei ragazzi che giocano a calcio. Credo che i genitori debbano stare al seguito dei ragazzi, facendogli comprendere la negatività dell'uso delle scorciatoie. In fondo che gusto c'è a vincere con il trucco? E' una vittoria che non forgia l'uomo e non forma il campione».
Una giornata densa di emozioni e ricordi, gradita dal pubblico presente, che ha ben recepito il messaggio "Lo sport dopato è nemico dello sport pulito".
L'incontro ha avuto inizio con il benvenuto e l'introduzione affidati a Carmine Doronzo, Consigliere Regionale ARCI Puglia, mentre a moderare l'intero evento è stato il giornalista televisivo Salvatore Petrarolo. L'appuntamento ha avuto come tema centrale la piaga del doping, fenomeno allarmante fra atleti professionisti e dilettanti, che colpisce duramente il panorama sportivo nazionale. Una risposta sana, "genuina" a questa problematica è stata offerta sin dalle prime battute dell'evento con la proiezione di un video dal titolo "La grande corsa", nel quale si riassumevano le principali vittorie e i più importanti record stabiliti dall'ospite d'onore della giornata, Pietro Mennea.
Ad aprire le danze con il suo racconto di integrazione tra calcio e scuola nel difficile quartiere Zen di Palermo è stato Rachid Berrati; le parole intrise di rispetto e condivisione delle regole pronunciate dal primatista italiano di mezza maratona hanno trovato eco nell'intervento successivo, affidato al Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ha preso come riferimento le parole della canzone "La leva calcistica del '68", brano-cult di Francesco De Gregori, per riportare i ragazzi sui retti binari rappresentati dal gioco di squadra, dalla rete di solidarietà, spesso messi in secondo piano in nome dell'individualismo e dell'apparenza. « Il doping non è fatto solo di sostanze o pillole- ha spiegato Vendola- ma esiste anche un doping "mentale" imposto dalla nostra società, che ha fatto della competizione un mito totalitario. Questa- ha denunciato il Presidente della Regione- è una società dopata. L'esclusione sociale è già di per sé doping, in quanto produce una società nevrotizzata. Anche lo sport è vissuto come modo per drogare le relazioni tra persone. Oggi il doping assedia le palestre, i giovani, le menti degli sportivi ». Una riflessione, quella di Vendola, tesa a riportare la pratica sportiva sulla via della sana competitività e conclusa con la consegna di una targa a Pietro Mennea da parte del Presidente della Regione, alla presenza del mentore del campione olimpionico barlettano, il professor Franco Mascolo.
A fare gli onori di casa nei confronti del record-man di Città del Messico è stato il Sindaco, Nicola Maffei, che ha parlato della necessità impellente di "combattere il pressante doping mediatico, pregno di prevaricazione e protagonismo". Vocaboli che non fanno certo parte del vocabolario di un atleta corretto come Pietro Mennea. Il simbolo sportivo barlettano ha esordito dicendo che «la piaga del doping è sempre esistita. Ho incontrato trasversalmente tante generazioni di sportivi; si può vincere anche senza doping e si possono battere coloro che fanno uso di doping attraverso l'impegno e la dedizione». Genuino come al solito e visibilmente emozionato dinanzi alla platea barlettana, Mennea ha raccontato dei suoi esordi, quando gli allenamenti «si svolgevano su viale Giannone o sulla Litoranea di Ponente; grazie all'Avis e all'Istituto Tecnico "Cassandro"- ha proseguito Mennea- ho conosciuto lo sport e l'importanza della costanza negli allenamenti. Ancora oggi mi dicono che quasi nessuno riesce a reggere i ritmi dei miei allenamenti (5-6 ore al giorno per 350 giorni all'anno) ».
Mennea ha parlato del doping come una problematica che investe vari livelli della società, di cui lo sportivo è solo «la punta dell'iceberg». L'agrodolce considerazione finale del campione ha infatti espresso l'opinione che «solo la polizia e la magistratura possono sconfiggere le lobbies che stanno dietro il mondo del doping», combattendo sempre nella convinzione che «la vita è una pista di atletica, con 8 corsie: lasciamo almeno una di queste corsie a disposizione di coloro che vogliono onestamente allenarsi, senza aiuti dopanti». Questo l'auspicio finale espresso nell'applauditissimo intervento da parte di Pietro Mennea.
Il tema del doping è tornato quanto mai di stringente attualità nelle ultime ore con le dichiarazioni del presidente del Coni Petrucci, che aveva chiesto un'azione forte nei controlli antidoping nel mondo del ciclismo, considerato l'elevato numero di corridori positivi. Sulla tematica è ritornato nel suo intervento Isidoro Alvisi, Presidente del Coni Provinciale: « Credo che il doping rappresenti qualcosa da cui rifuggire per i ragazzi, in particolare per chi frequenta le scuole, soprattutto è necessario capire che spesso si paga nel futuro l'utilizzo di scorciatoie nella carriera agonistica, in termini di salute». I rischi del doping per la salute sono stati al centro dell'intervento del dottor Domenico Accettura, che ha definito i medici dello sport «medici della salute». L'Italia ha disciplinato le misure antidoping nel 2000, dopo 16 anni di battaglie parlamentari, con la persecuzione penale anche per chi fornisce la sostanza dopante. Accettura ha spiegato che il doping « non è solo ciò che fa male, ma anche un medicinale di cui si abusa e finisce per far male: il nuovo problema di questo millennio è la vendita di queste sostanze su internet». Il finale dell'intervento del Presidente del comitato regionale pugliese della federazione medico sportiva italiana – Coni è stato denso di speranze: «Io credo che il doping si possa sconfiggere- ha ammesso Accettura- bisogna però armonizzare le volontà di istituzioni e Stato».
Le conclusioni sono state affidate all' Assessore allo Sport della Regione Puglia Maria Campese e all'arbitro barlettano Antonio Damato, "fischietto" internazionale dal 2010. Molto forte il messaggio del direttore di gara classe 1972. « Per il mio fisico e il mio spirito lo sport ha avuto grande importanza. Pratico sport da 29 anni, e arbitro dal 1988. Sin da giovane- ha spiegato Damato- volevo far parte dell'ambiente calcistico, e credo che il calcio, sin dal livello giovanile, è "dopato" da molti genitori dei ragazzi che giocano a calcio. Credo che i genitori debbano stare al seguito dei ragazzi, facendogli comprendere la negatività dell'uso delle scorciatoie. In fondo che gusto c'è a vincere con il trucco? E' una vittoria che non forgia l'uomo e non forma il campione».
Una giornata densa di emozioni e ricordi, gradita dal pubblico presente, che ha ben recepito il messaggio "Lo sport dopato è nemico dello sport pulito".