La città
Tutti di corsa sul Lungomare "Pietro Mennea"
La Freccia del Sud avrà due chilometri e mezzo di costa a lui dedicati in città
Barletta - domenica 3 novembre 2013
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Un solitario vero, che brillava di luce propria. Questo era Pietro Paolo Mennea, campionissimo barlettano di atletica leggera, detentore per lunghi anni di diversi record su scala mondiale: tanto spesso dimenticato in vita, quanto omaggiato post-mortem, questo è stato il suo destino. Pietro è stato sempre un'icona per Barletta, eppure è stato forse veramente onorato dalla sua città solo dopo la sua scomparsa, avvenuta lo scorso 21 marzo all'età di 61 anni. Dal 31 ottobre, il suo ricordo, le sue gesta sportive e la sua figura di grandissimo professionista sono diventati protagonisti sempiterni del Lungomare di Ponente a Barletta: la Giunta Comunale, con la delibera riguardante la nuova toponomastica cittadina, ha infatti deciso "di accogliere la petizione popolare spontanea per l'intitolazione della "Litoranea di Ponente", come oggi è genericamente denominata, all'atleta e campione olimpico Pietro Mennea, per cui l'area di circolazione che va da via Cristoforo Colombo a via Antonio Violante sarà denominata "Lungomare Pietro Paolo Mennea".
Una scelta annunciata in sede di presentazione del Mennea-Day, a inizio settembre, dal sindaco Cascella, per commemorare Mennea su quel viale costeggiante il mare dove il giovane Pietro si allenava e poneva le basi per i suoi successi sportivi: la scelta soddisferà i barlettani o farà discutere? L'arena virtuale ha già partorito il suo verdetto, dividendosi tra entusiasti e scettici, in quanto Pietro non era solito allenarsi sul lungomare. Mennea era un figlio del sud, nero del sud come lui stesso si definiva; raggiunse successi e traguardi importanti, superando le difficoltà di essere figlio di questa terra. Era figlio della città di Barletta, figlio del popolo. E Pietro in tutta la sua vita ha continuato a sognare il meglio per la sua città: ha sognato che diventasse una città in cui si poteva fare sport, una Barletta diversa da quella di oggi, che più che il ditino all'insù- celebre esultanza di Mennea- invita ad avere il dito puntato
Voleva essere veloce, Pietro. Prima ha sfidato il vento, poi gli avversari, poi solo se stesso. Così è riuscito a diventare il più grande atleta italiano di tutti i tempi. Ha corso da protagonista sulla scena mondiale per circa 20 anni in oltre 500 gare, ha battuto 2 primati mondiali, 8 primati europei, 33 record nazionali. Una corsa cominciata a 14 anni per guadagnare 500 lire, sfidando di sera le Alfa e le Porsche su viale Giannone, e sempre finendo davanti a loro, e passata attraverso cinque olimpiadi, quattro lauree e 23 libri. Già nel recente passato, tra aloni di ricordi e volontà di onorare al meglio la tradizione della città di Barletta, erano stati chiesti all'amministrazione lumi circa i progetti in agenda per lasciare tracce concrete della paternità barlettana della "Freccia del Sud": ora quel segnale è arrivato, magari in attesa di creare un centro federale per il Mezzogiorno d'Italia, alternativo a quelli laziali e campani, oggi i più vicini per gli atleti barlettani. Perchè di Pietro Mennea ne nasce uno, ma i prosecutori della sua eccellenza made in Barletta si spera aumentino: per ora, tutti di corsa sul Lungomare "Pietro Mennea", guardando il mare e quell'orizzonte che la "Freccia del Sud" ci ha dimostrato si possa estendere sempre più in là.
(Twitter: @GuerraLuca88)
Una scelta annunciata in sede di presentazione del Mennea-Day, a inizio settembre, dal sindaco Cascella, per commemorare Mennea su quel viale costeggiante il mare dove il giovane Pietro si allenava e poneva le basi per i suoi successi sportivi: la scelta soddisferà i barlettani o farà discutere? L'arena virtuale ha già partorito il suo verdetto, dividendosi tra entusiasti e scettici, in quanto Pietro non era solito allenarsi sul lungomare. Mennea era un figlio del sud, nero del sud come lui stesso si definiva; raggiunse successi e traguardi importanti, superando le difficoltà di essere figlio di questa terra. Era figlio della città di Barletta, figlio del popolo. E Pietro in tutta la sua vita ha continuato a sognare il meglio per la sua città: ha sognato che diventasse una città in cui si poteva fare sport, una Barletta diversa da quella di oggi, che più che il ditino all'insù- celebre esultanza di Mennea- invita ad avere il dito puntato
Voleva essere veloce, Pietro. Prima ha sfidato il vento, poi gli avversari, poi solo se stesso. Così è riuscito a diventare il più grande atleta italiano di tutti i tempi. Ha corso da protagonista sulla scena mondiale per circa 20 anni in oltre 500 gare, ha battuto 2 primati mondiali, 8 primati europei, 33 record nazionali. Una corsa cominciata a 14 anni per guadagnare 500 lire, sfidando di sera le Alfa e le Porsche su viale Giannone, e sempre finendo davanti a loro, e passata attraverso cinque olimpiadi, quattro lauree e 23 libri. Già nel recente passato, tra aloni di ricordi e volontà di onorare al meglio la tradizione della città di Barletta, erano stati chiesti all'amministrazione lumi circa i progetti in agenda per lasciare tracce concrete della paternità barlettana della "Freccia del Sud": ora quel segnale è arrivato, magari in attesa di creare un centro federale per il Mezzogiorno d'Italia, alternativo a quelli laziali e campani, oggi i più vicini per gli atleti barlettani. Perchè di Pietro Mennea ne nasce uno, ma i prosecutori della sua eccellenza made in Barletta si spera aumentino: per ora, tutti di corsa sul Lungomare "Pietro Mennea", guardando il mare e quell'orizzonte che la "Freccia del Sud" ci ha dimostrato si possa estendere sempre più in là.
(Twitter: @GuerraLuca88)