Territorio
Tutti al mare... Tutti al mare...
E' davvero pubblica la spiaggia di Barletta?. «Libera spiaggia in libero stato»
Barletta - domenica 1 aprile 2012
12.06
Che la spiaggia rimanga pubblica, perché, quando d'estate si tenta di appoggiare un asciugamano sulla riva del mare, non compaia il bagnino che ingiunga di andare via e di ritornare, semmai, alla scadenza del suo diritto di superficie della serie "chissà quando". Nel mare, proprietà degli italiani, fieri di esserlo, nessun bagno libero per tutti, e nessuno, in proposito, osi dire che la proprietà delle spiagge non è pubblica, perché è facile evincere che l'esclusione dai lidi configura un simbolo dell'assetto sociale dei tempi in cui si vive. Ne consegue che chi paga ottiene l'accesso alle spiagge, la cabina, la sdraio, il sole e le chiacchiere sotto l'ombrellone, mentre gli altri rimangono fuori a guardare, e, nella migliore delle ipotesi, si devono accontentare di quel che passa il convento ossia di una striscia di sabbia, che fa il paio con quella di Gaza, non condividendo, per fortuna, i momenti bellici.
In Italia, il bene comune fatica a venir fuori come la casa per abitare, la piazza libera, il paesaggio aperto, la scuola e, soprattutto, le cure mediche gratis per tutti, in virtù dell'onerosa imposizione fiscale, che si aggira intorno al 55%. Accade che, a pagamento, tutto è disponibile con perfino qualche livello di efficienza con i se e i ma d'obbligo. Si assiste al varo di misure legislative, finalizzate allo sviluppo e al rilancio dell'economia con qualche tocco classista e di natura speculativa, che apre, in tal modo, ampi varchi ad ogni sorta di traffici. Se è valido il "libera spiaggia in libero stato", la questione delle spiagge e dell'assalto alle coste rimanda, inevitabilmente, a quella dell'acqua, che se rimane pubblica, ma con gestione privata, non è però sottoposta a concessioni lunghissime nel tempo. In conclusione, la spiaggia e l'acqua sono beni comuni, che, nella società civile, non riescono sia sul piano giuridico sia sul piano sociale ad imporsi, quali beni prevalenti per uno Stato moderno e non asservito al mercato.
In Italia, il bene comune fatica a venir fuori come la casa per abitare, la piazza libera, il paesaggio aperto, la scuola e, soprattutto, le cure mediche gratis per tutti, in virtù dell'onerosa imposizione fiscale, che si aggira intorno al 55%. Accade che, a pagamento, tutto è disponibile con perfino qualche livello di efficienza con i se e i ma d'obbligo. Si assiste al varo di misure legislative, finalizzate allo sviluppo e al rilancio dell'economia con qualche tocco classista e di natura speculativa, che apre, in tal modo, ampi varchi ad ogni sorta di traffici. Se è valido il "libera spiaggia in libero stato", la questione delle spiagge e dell'assalto alle coste rimanda, inevitabilmente, a quella dell'acqua, che se rimane pubblica, ma con gestione privata, non è però sottoposta a concessioni lunghissime nel tempo. In conclusione, la spiaggia e l'acqua sono beni comuni, che, nella società civile, non riescono sia sul piano giuridico sia sul piano sociale ad imporsi, quali beni prevalenti per uno Stato moderno e non asservito al mercato.