Territorio
Tremila sardine in piazza, presente un gruppo di Barletta
«La nostra presenza silenziosa sarà un grido che sentiranno da lontano»
Barletta - lunedì 9 dicembre 2019
8.10
In piazza famiglie, ragazzi e anziani. Nessuna bandiera, solo striscioni e cori. Erano oltre tremila le sardine scese in piazza Libertà a Bari, in nome di un'Italia antifascista e inclusiva. Tra di loro anche numerosi gruppi di Barletta che hanno voluto sentirsi parte di un oceano. Una manifestazione tenutasi in contemporanea con la piazza di Foggia.
«Ci siamo ritrovati un piccolo palchetto informale, sul quale quattro ragazzi: Chiara Vitale, Francesca Blasi, Camilla Checchia e Davide Bonadies, organizzatori dell'evento, hanno parlato di sanità, immigrazione, lavoro, ambiente, cultura e mondo femminile – spiega il signor Luigi». Il grido si è così propagato, fino a diventare un suono solo, distinto e chiaro. Un boato rivolto a quella politica che induce all'odio, all'omofobia, alla discriminazione e al populismo. Una partecipazione ampia che ha coinvolto anche le città vicine. Da Barletta alcuni gruppi sono partiti in treno nel pomeriggio; c'è chi si è deciso proprio all'ultimo secondo e, zaino in spalla, ha raggiunto in solitaria piazza Libertà. «Ho partecipato per pura curiosità personale verso un movimento che ha portato in piazza, in poche settimane, decine di migliaia di persone – confessa Paolo. Ero solo ma tranquillo, vi era molta cura nel rispettare l'ordine della piazza e le forze dell'ordine erano lì pronte ad aiutare pedoni e manifestanti».
«Siamo in piazza – dichiarano gli organizzatori della manifestazione - per dare una voce alla cittadinanza succube di una politica che non ascolta più i diritti e le necessità di chi compone la società. Siamo qui per rivendicare una Costituzione basata sull'antifascismo, e per contrastare tutte le forme di violenza. Il movimento non è nato per fare politica, anche perché è un movimento trasversale, all'interno ha diverse anime».
Sul futuro dell'onda ci sono posizioni differenti. «Credo sia troppo presto per esprimere un giudizio definitivo – prosegue Paolo. La forza delle sardine risiede nell'aver chiamato in piazza delusi, astenuti e, soprattutto, riunire gente di colore politico, età e fascia sociale diverse, per chiedere una politica più educata ed equa». Luigi invece spera sia l'inizio di un lungo viaggio. «Vorrei che dia innanzitutto la consapevolezza che la libertà è partecipazione, e che il movimento sia garante di una politica nobile. Non spero che diventi un movimento politico, o perlomeno che non si costruisca una politica di Palazzo. Spero che le sardine siano gli anticorpi alla politica becera e populista. Sabato i giovani ci hanno insegnato tanto - conclude Luigi».
La folla, assai numerosa, ha costretto la polizia locale a chiudere al transito delle auto corso Vittorio Emanuele, nel tratto tra via Cairoli e via Andrea da Bari. Non si sarebbero presentate situazioni di pericolo. Alla richiesta di una politica seria e costruttiva è seguito un coro spontaneo sulle note di Bella città. L'ultima immagine che il signor Luigi consegna contiene vecchi ricordi: «Quando hanno mandato la canzone "El Pueblo Unico Jamas sera vencido" non ho potuto trattenere le lacrime perché mi sono venute in mente tante immagini: mia madre operaia, donna sola con 5 figli che credeva nel comunismo e mi portava alle riunioni quando avevo 6 anni, a tutti i lavoratori costretti a vite sacrificate, alle popolazioni schiacciate e umiliate da regimi totalitari». Nello sguardo rivolto verso un futuro fatto di speranza, c'è sempre il tarlo del passato più nero che ha scavato così a fondo da non poterlo più cancellare. E forse è meglio così: che resti indelebile così da poter imparare la lezione.
«Ci siamo ritrovati un piccolo palchetto informale, sul quale quattro ragazzi: Chiara Vitale, Francesca Blasi, Camilla Checchia e Davide Bonadies, organizzatori dell'evento, hanno parlato di sanità, immigrazione, lavoro, ambiente, cultura e mondo femminile – spiega il signor Luigi». Il grido si è così propagato, fino a diventare un suono solo, distinto e chiaro. Un boato rivolto a quella politica che induce all'odio, all'omofobia, alla discriminazione e al populismo. Una partecipazione ampia che ha coinvolto anche le città vicine. Da Barletta alcuni gruppi sono partiti in treno nel pomeriggio; c'è chi si è deciso proprio all'ultimo secondo e, zaino in spalla, ha raggiunto in solitaria piazza Libertà. «Ho partecipato per pura curiosità personale verso un movimento che ha portato in piazza, in poche settimane, decine di migliaia di persone – confessa Paolo. Ero solo ma tranquillo, vi era molta cura nel rispettare l'ordine della piazza e le forze dell'ordine erano lì pronte ad aiutare pedoni e manifestanti».
«Siamo in piazza – dichiarano gli organizzatori della manifestazione - per dare una voce alla cittadinanza succube di una politica che non ascolta più i diritti e le necessità di chi compone la società. Siamo qui per rivendicare una Costituzione basata sull'antifascismo, e per contrastare tutte le forme di violenza. Il movimento non è nato per fare politica, anche perché è un movimento trasversale, all'interno ha diverse anime».
Sul futuro dell'onda ci sono posizioni differenti. «Credo sia troppo presto per esprimere un giudizio definitivo – prosegue Paolo. La forza delle sardine risiede nell'aver chiamato in piazza delusi, astenuti e, soprattutto, riunire gente di colore politico, età e fascia sociale diverse, per chiedere una politica più educata ed equa». Luigi invece spera sia l'inizio di un lungo viaggio. «Vorrei che dia innanzitutto la consapevolezza che la libertà è partecipazione, e che il movimento sia garante di una politica nobile. Non spero che diventi un movimento politico, o perlomeno che non si costruisca una politica di Palazzo. Spero che le sardine siano gli anticorpi alla politica becera e populista. Sabato i giovani ci hanno insegnato tanto - conclude Luigi».
La folla, assai numerosa, ha costretto la polizia locale a chiudere al transito delle auto corso Vittorio Emanuele, nel tratto tra via Cairoli e via Andrea da Bari. Non si sarebbero presentate situazioni di pericolo. Alla richiesta di una politica seria e costruttiva è seguito un coro spontaneo sulle note di Bella città. L'ultima immagine che il signor Luigi consegna contiene vecchi ricordi: «Quando hanno mandato la canzone "El Pueblo Unico Jamas sera vencido" non ho potuto trattenere le lacrime perché mi sono venute in mente tante immagini: mia madre operaia, donna sola con 5 figli che credeva nel comunismo e mi portava alle riunioni quando avevo 6 anni, a tutti i lavoratori costretti a vite sacrificate, alle popolazioni schiacciate e umiliate da regimi totalitari». Nello sguardo rivolto verso un futuro fatto di speranza, c'è sempre il tarlo del passato più nero che ha scavato così a fondo da non poterlo più cancellare. E forse è meglio così: che resti indelebile così da poter imparare la lezione.