Religioni
Traslazione delle ossa di San Ruggero da Canne a Barletta, il racconto di Michele Grimaldi
Domani il 748° anniversario
Barletta - venerdì 26 aprile 2024
12.52
«Il prossimo 27 aprile saranno trascorsi 748 anni dalla traslazione delle ossa di San Ruggero da Canne a Barletta. Sulla questione traslazione, nel senso cristiano del termine, ci sono molti dubbi in quanto in tanti adotterebbero, in modo più appropriato, la parola trafugamento visto che quel blitz fu compiuto per mire di potere religioso». Così lo storico e archivista di Stato, Michele Grimaldi.
«Infatti nel 1276 le spoglie mortali del Vescovo di Canne furono traslate da Canne a Barletta. Il clero cannese accusò di "furto" gli omologhi barlettani ed inviò una lettera di fuoco appellandosi al Papa Innocenzo V. Il Pontefice dispose un'inchiesta affidandola al Vescovo di Minervino il quale assolse (un po' forse no) il clero barlettano. A riguardo non ho intenzione di disquisire in quanto tanti ne hanno parlato ed alcuni (purtroppo non tutti) anche in modo storicamente documentato, desidero, al contrario, soffermarmi sulle "manifestazioni" collaterali che ben poco (o nulla) hanno a che vedere con l'evento religioso.
In pochi, da sempre attenti osservatori della realtà barlettana, conoscitori delle più antiche tradizioni popolari e appassionati di storia e arte, da un po' di anni hanno scritto articoli animando l'asfittica dialettica culturale dedicata a luoghi, personaggi e racconti poco noti della Città. Ed è proprio rileggendoli che ci si accorge come, oltre il naturale immutabile dato storico dei luoghi descritti, è assolutamente immutato, anzi evidentemente peggiorato, lo stato di degrado ed abbandono in cui molti di questi versano.
Ecco che allora andare a riprendere quegli interventi, sempre attuali, rappresenta ancora una testimonianza civile prima ancora che culturale, ma soprattutto un richiamo alla necessità di intervenire e subito. Gli articoli raccontano dunque episodi, storie e luoghi di una Barletta sconosciuta a molti e se conosciuta, comunque dimenticata, soprattutto dalle amministrazioni. Spesso mi sorprendo a constatare come la nostra Città è piena di individui alle prese con improponibili iniziative che portano via denari pubblici per mettere in "scena" paradossali ricostruzioni pseudo storiche fine a se stesse che, per acquistare credibilità, vengono affiancate a manifestazioni di carattere religioso aggiungendo al danno anche la beffa. Far sapere loro che la storica Fontana medievale di San Ruggero (a proposito!) nella parte più dimenticata di Canne della Battaglia, ormai vicina al completo annientamento, ha un immediato ed improrogabile bisogno di un intervento per salvare ciò che ne rimane? Sarebbe cosa buona e giusta…o no?
Cosicché è da presumere che gli individui in questione sono in altre faccende affaccendati. La "Storica" Barletta possiede un importante patrimonio artistico - culturale eppure è in coda alle classifiche per quanto riguarda gli investimenti pubblici nella cultura, quella vera e non i baracconi fieristici; forse la nostra Città potrebbe essere considerata un museo a cielo aperto, data la ricchezza di opere presenti e tuttavia, riusciamo a distinguerci per il nulla culturale. Ancora, non ci sono soldi per interventi essenziali ma si prevedere di impegnare milioni di euro in progetti che non saranno mai realizzati o se lo saranno, riusciranno a vederli i nostri pronipoti. E non contenti si organizzano anche tavole rotonde, dibattiti pubblici e concorsi di idee sul tema "La Barletta che verrà" sperando di trovare tra i tanti e competenti partecipanti un alchimista che sappia tramutare, le quattro assi sopravvissute, nella Città "più grande e più bella che pria".
A Barletta, insomma, è purtroppo poco l'interesse a valorizzare e proteggere quel patrimonio culturale che potrebbe, dovrebbe, costituire la prima risorsa economica. Ma, invece, si continua a discutere (mamma mia che noia!) sulla fuffa. Eppure quei luoghi sono i siti culturali di Barletta. Retaggio storico-culturale della colonizzazione di varie etnie, diario della nostra storia, risposte alle domande ataviche dell'uomo (chi siamo? da dove veniamo?), il patrimonio culturale nostrano è molto di più che l'insieme dei luoghi della vita dei nostri millenari antenati: esso rappresenta la nostra preziosa eredità. Eppure, oggi, quei reperti, quegli scavi, quel patrimonio archeologico, quella ricchezza troppo spesso millantata nelle dichiarazioni da propaganda, è perlopiù dimenticato, consegnato all'oblio, scordato dalle Istituzioni, sconosciuto ai barlettani, improduttivo. Il che per una città a vocazione turistica è tutto dire!
"Il futuro è già qui" è stato il titolo del convegno svoltosi un secolo fa (tanto sembra essere passato ma sono solo dieci anni) presso la Sala Rossa del Castello, ma i presenti, tra i quali chi scrive, oltre ad avere avuto evidenti difficoltà nel percepire dove fosse ubicato questo futuro, si chiedevano e neanche tanto discretamente, se di quell'ossimoro (ma sarà o è ?) facessero parte anche loro o come accade sempre, sarà il solito club esclusivo al quale si accede soltanto con invito».
«Infatti nel 1276 le spoglie mortali del Vescovo di Canne furono traslate da Canne a Barletta. Il clero cannese accusò di "furto" gli omologhi barlettani ed inviò una lettera di fuoco appellandosi al Papa Innocenzo V. Il Pontefice dispose un'inchiesta affidandola al Vescovo di Minervino il quale assolse (un po' forse no) il clero barlettano. A riguardo non ho intenzione di disquisire in quanto tanti ne hanno parlato ed alcuni (purtroppo non tutti) anche in modo storicamente documentato, desidero, al contrario, soffermarmi sulle "manifestazioni" collaterali che ben poco (o nulla) hanno a che vedere con l'evento religioso.
In pochi, da sempre attenti osservatori della realtà barlettana, conoscitori delle più antiche tradizioni popolari e appassionati di storia e arte, da un po' di anni hanno scritto articoli animando l'asfittica dialettica culturale dedicata a luoghi, personaggi e racconti poco noti della Città. Ed è proprio rileggendoli che ci si accorge come, oltre il naturale immutabile dato storico dei luoghi descritti, è assolutamente immutato, anzi evidentemente peggiorato, lo stato di degrado ed abbandono in cui molti di questi versano.
Ecco che allora andare a riprendere quegli interventi, sempre attuali, rappresenta ancora una testimonianza civile prima ancora che culturale, ma soprattutto un richiamo alla necessità di intervenire e subito. Gli articoli raccontano dunque episodi, storie e luoghi di una Barletta sconosciuta a molti e se conosciuta, comunque dimenticata, soprattutto dalle amministrazioni. Spesso mi sorprendo a constatare come la nostra Città è piena di individui alle prese con improponibili iniziative che portano via denari pubblici per mettere in "scena" paradossali ricostruzioni pseudo storiche fine a se stesse che, per acquistare credibilità, vengono affiancate a manifestazioni di carattere religioso aggiungendo al danno anche la beffa. Far sapere loro che la storica Fontana medievale di San Ruggero (a proposito!) nella parte più dimenticata di Canne della Battaglia, ormai vicina al completo annientamento, ha un immediato ed improrogabile bisogno di un intervento per salvare ciò che ne rimane? Sarebbe cosa buona e giusta…o no?
Cosicché è da presumere che gli individui in questione sono in altre faccende affaccendati. La "Storica" Barletta possiede un importante patrimonio artistico - culturale eppure è in coda alle classifiche per quanto riguarda gli investimenti pubblici nella cultura, quella vera e non i baracconi fieristici; forse la nostra Città potrebbe essere considerata un museo a cielo aperto, data la ricchezza di opere presenti e tuttavia, riusciamo a distinguerci per il nulla culturale. Ancora, non ci sono soldi per interventi essenziali ma si prevedere di impegnare milioni di euro in progetti che non saranno mai realizzati o se lo saranno, riusciranno a vederli i nostri pronipoti. E non contenti si organizzano anche tavole rotonde, dibattiti pubblici e concorsi di idee sul tema "La Barletta che verrà" sperando di trovare tra i tanti e competenti partecipanti un alchimista che sappia tramutare, le quattro assi sopravvissute, nella Città "più grande e più bella che pria".
A Barletta, insomma, è purtroppo poco l'interesse a valorizzare e proteggere quel patrimonio culturale che potrebbe, dovrebbe, costituire la prima risorsa economica. Ma, invece, si continua a discutere (mamma mia che noia!) sulla fuffa. Eppure quei luoghi sono i siti culturali di Barletta. Retaggio storico-culturale della colonizzazione di varie etnie, diario della nostra storia, risposte alle domande ataviche dell'uomo (chi siamo? da dove veniamo?), il patrimonio culturale nostrano è molto di più che l'insieme dei luoghi della vita dei nostri millenari antenati: esso rappresenta la nostra preziosa eredità. Eppure, oggi, quei reperti, quegli scavi, quel patrimonio archeologico, quella ricchezza troppo spesso millantata nelle dichiarazioni da propaganda, è perlopiù dimenticato, consegnato all'oblio, scordato dalle Istituzioni, sconosciuto ai barlettani, improduttivo. Il che per una città a vocazione turistica è tutto dire!
"Il futuro è già qui" è stato il titolo del convegno svoltosi un secolo fa (tanto sembra essere passato ma sono solo dieci anni) presso la Sala Rossa del Castello, ma i presenti, tra i quali chi scrive, oltre ad avere avuto evidenti difficoltà nel percepire dove fosse ubicato questo futuro, si chiedevano e neanche tanto discretamente, se di quell'ossimoro (ma sarà o è ?) facessero parte anche loro o come accade sempre, sarà il solito club esclusivo al quale si accede soltanto con invito».