Politica
Traditori, transfughi, egoisti
La nuova giunta Maffei e la fine del patto del centrosinistra. La società barlettana sta diventando utilitarista
Barletta - giovedì 10 maggio 2012
12.39
Maffei ha presentato oggi la sua nuova giunta, i suoi nuovi nove assessori. Il 9 è il numero della generazione e della reincarnazione: nove sono i mesi necessari per la gestazione, per la nascita di una nuova vita. È il numero della materia che si scompone e si ricompone continuamente. E' l'ultimo numero delle cifre essenziali che rappresentano il cammino evolutivo dell'uomo. E' dunque il simbolo della realizzazione. Non sappiamo cosa genererà questo nuovo esecutivo cittadino. È invece chiaro cosa sia stato dissolto, scomposto, cancellato con il varo della giunta. Maffei è un traditore. In senso stretto: Maffei ha tradito in modo definitivo il patto che il centrosinistra aveva messo al centro dell'ultima stagione elettorale. L'alleanza, che prima aveva organizzato le primarie e poi aveva condotto il loro vincitore alla vittoria e alla riconferma per il secondo mandato, aveva individuato i propri capisaldi: 1)nella condanna del trasformismo e del familismo, archiviandoli come pratiche esecrabili; 2)nella centralità dei partiti come necessario argine al protagonismo (eccessivo) degli eletti.
Condanna del trasformismo e del familismo. In realtà la pratica al centro delle polemiche pre-elettorali non era quella dei trasformisti (chi cambia posizione in modo repentino, chi passa improvvisamente dalla minoranza alla maggioranza) quanto piuttosto quella dei transfughi, quella cioè di coloro che si spostano da un partito ad un altro per interessi particolari e personali, per trarne vantaggio invece che per mutate convinzioni ideali. Sorgono allora alcuni interrogativi. Un consigliere, eletto in una lista che abbandona costituendone una ex novo, e per rappresentare la stessa viene chiamato in giunta, può o no considerarsi un transfuga? È il caso di Marcello Lanotte, passato dalla Buona Politica alla Lista Emiliano. Un consigliere che abbandona il partito in cui è stato eletto e, appena giunto in un nuovo partito, ottiene come contropartita che l'assessore sia un suo amico o una sua amica, è o no un transfuga? Qui i casi sono addirittura due, e Sel e Pd si scambiano la cortesia. Ventura, eletto in Sel, passa nel Pd che gli riconosce l'assessore per la fidata Lucia Ricatti; Crudele, eletto nel Pd, passato in Sel fa nominare il suo uomo Andriani assessore del partito. Sono solo domande. Il Sindaco avrebbe il dovere morale di rispondere di fronte al proprio elettorato di queste scelte. Anche, se ritiene, difendendole. Per il momento almeno dal familismo il Maffei bis risulta innocente. Ma per la sentenza definitiva attendiamo Bar.S.A., revisori e il resto della lista della spesa.
Centralità dei partiti come argine al protagonismo degli eletti. I partiti sono spariti, svuotati, ormai privi di senso. Nessun contenuto è emerso in queste settimane di stallo. Il tavolo politico, lungi dall'interrogarsi sulle ragioni della crisi cittadina, ha messo in campo solo ipotesi di spartizione. Fa persino sorridere rileggere oggi il documento congressuale di Stefano Chiariello, segretario del Pd: "Il partito democratico deve divenire (…) un contenitore politico fortemente inclusivo ed aperto alla società civile. Un luogo ideale in cui la partecipazione e la condivisione costituiscono il metodo per la definizione delle strategie". Ciò che abbiamo di fronte è invece un mix di colpi di mano, voti a maggioranza della maggioranza che confermano le decisioni del segretario della maggioranza, promozione di notabilato nuovo e antico. Il rischio per la città è di essere travolta da questa mentalità. La mentalità che porta alla cecità e confusione dei valori falsi e di quelli veri. La società barlettana sta diventando utilitarista e sa vedere solo il benessere del gruppo dirigente e delle sue clientele. Quando il processo sarà completo il gruppo non avrà più limiti alle sue pretese e finirà col guidare i modi di pensare della gente. Individui e gruppi affermeranno che il loro egoismo è ragionevole, pratico, l'unica maniera di agire secondo il senso comune. Lo stile clientelare, lo stile dei notabili, dei politicanti arraffoni diventa così una filosofia. Fermiamoli finché siamo in tempo.
Condanna del trasformismo e del familismo. In realtà la pratica al centro delle polemiche pre-elettorali non era quella dei trasformisti (chi cambia posizione in modo repentino, chi passa improvvisamente dalla minoranza alla maggioranza) quanto piuttosto quella dei transfughi, quella cioè di coloro che si spostano da un partito ad un altro per interessi particolari e personali, per trarne vantaggio invece che per mutate convinzioni ideali. Sorgono allora alcuni interrogativi. Un consigliere, eletto in una lista che abbandona costituendone una ex novo, e per rappresentare la stessa viene chiamato in giunta, può o no considerarsi un transfuga? È il caso di Marcello Lanotte, passato dalla Buona Politica alla Lista Emiliano. Un consigliere che abbandona il partito in cui è stato eletto e, appena giunto in un nuovo partito, ottiene come contropartita che l'assessore sia un suo amico o una sua amica, è o no un transfuga? Qui i casi sono addirittura due, e Sel e Pd si scambiano la cortesia. Ventura, eletto in Sel, passa nel Pd che gli riconosce l'assessore per la fidata Lucia Ricatti; Crudele, eletto nel Pd, passato in Sel fa nominare il suo uomo Andriani assessore del partito. Sono solo domande. Il Sindaco avrebbe il dovere morale di rispondere di fronte al proprio elettorato di queste scelte. Anche, se ritiene, difendendole. Per il momento almeno dal familismo il Maffei bis risulta innocente. Ma per la sentenza definitiva attendiamo Bar.S.A., revisori e il resto della lista della spesa.
Centralità dei partiti come argine al protagonismo degli eletti. I partiti sono spariti, svuotati, ormai privi di senso. Nessun contenuto è emerso in queste settimane di stallo. Il tavolo politico, lungi dall'interrogarsi sulle ragioni della crisi cittadina, ha messo in campo solo ipotesi di spartizione. Fa persino sorridere rileggere oggi il documento congressuale di Stefano Chiariello, segretario del Pd: "Il partito democratico deve divenire (…) un contenitore politico fortemente inclusivo ed aperto alla società civile. Un luogo ideale in cui la partecipazione e la condivisione costituiscono il metodo per la definizione delle strategie". Ciò che abbiamo di fronte è invece un mix di colpi di mano, voti a maggioranza della maggioranza che confermano le decisioni del segretario della maggioranza, promozione di notabilato nuovo e antico. Il rischio per la città è di essere travolta da questa mentalità. La mentalità che porta alla cecità e confusione dei valori falsi e di quelli veri. La società barlettana sta diventando utilitarista e sa vedere solo il benessere del gruppo dirigente e delle sue clientele. Quando il processo sarà completo il gruppo non avrà più limiti alle sue pretese e finirà col guidare i modi di pensare della gente. Individui e gruppi affermeranno che il loro egoismo è ragionevole, pratico, l'unica maniera di agire secondo il senso comune. Lo stile clientelare, lo stile dei notabili, dei politicanti arraffoni diventa così una filosofia. Fermiamoli finché siamo in tempo.