Associazioni
Timac, denuncia dei sindacati: «Serie preoccupazioni per i lavoratori»
«La logica di abbandonare la tradizione industriale per fare posto a ombrelloni e palazzi non ci convince»
Barletta - sabato 9 luglio 2016
Comunicato Stampa
«Nella scorsa settimana siamo stati ricevuti su nostra richiesta dal sindaco di Barletta, al quale abbiamo manifestato le nostre serie preoccupazioni in merito al futuro dei lavoratori della Timac Agro, un'azienda economicamente solida, con un livello di occupazione tra diretti e indiretti di oltre duecento unità lavorative, che si trova ad affrontare una possibile chiusura del sito, dovuta forse a responsabilità altrui». E' quanto denunciano Luigi Lauriola (FILCTEM CGIL), Egidio Ondretti (FEMCA CISL) e Filippo Lupelli (UILTEC).
«Il Sindaco, parlando in nome di tutta la giunta, ha detto chiaramente e inequivocabilmente che bisogna andare via da quei terreni, ormai è tempo che lo sviluppo sostenibile della città prenda piede spostando altrove la zona industriale, la grande macchina dell'edilizia che fa muovere tutta l'economia di una città deve andare avanti. Come Organizzazioni Sindacali, riteniamo ormai superato la logica del cementificare e consumare suolo, sarebbe opportuno riqualificare le aree già esistenti per il fabbisogno abitativo di Barletta. Abbiamo posto una domanda al sindaco, come mai a seguito del sequestro della TIMAC, per presunto inquinamento della falda, perché nessuno si è preoccupato di controllare le acque di balneazione del mare sottostante la fabbrica. Questo tema del rischio ambientale e delle acque a mare, oggi balneabili, lo poniamo anche ai tanti comitati spontanei e non. Perché non si coinvolge l'ISPRA per effettuare i carotaggi a mare affinché la salute dei barlettani venga tutelata e non strumentalizzata? La logica scellerata di abbandonare una tradizione industriale per fare posto a degli ombrelloni e qualche palazzo non ci convince per gli effetti devastanti che produrrà.
Sia chiaro, noi non siamo per l'industria che inquina e uccide i cittadini e ancor prima i lavoratori. La nostra stella polare è, le produzioni devono essere compatibili con la salute la sicurezza e l'ambiente. Dove le aziende superano con le emissioni o gli scarichi le soglie della Legge, sulla tutela della salute della collettività, devono provvedere a riportare i parametri sotto le soglie previste, se non lo fanno a quel punto possono anche essere chiuse, con buona pace di tutti.
La Timac Agro ha sempre avuto corrette relazioni industriali e buoni rapporti con i dipendenti, ha sempre applicato il CCNL, una tra le poche aziende a Barletta a praticare la contrattazione di secondo livello, questo non ha nulla a che vedere con le questioni ambientali, ma ci da il senso delle politiche aziendali. Il sindaco nell'incontro non ha fatto un solo accenno sul futuro di oltre 200 famiglie adesso coinvolte, in futuro potrebbero essere parecchie migliaia i posti di lavoro che saltano, qualora si dovesse attuare la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell'area industriale per trasferirli in altre aree fuori dalla città. Il Sindaco e la sua giunta forse sottovalutano, che cacciando importanti realtà produttive locali, si sta rischiando di procurare un danno alla società barlettana condannandola a perdere migliaia di posti di lavoro e redditi , creando di fatto le condizioni di disoccupazione diffusa e povertà del territorio.
Il rischio che si corre è che sarà più facile e conveniente per le imprese chiudere i battenti e delocalizzare altrove le loro produzioni. In questa valle di lacrime che si chiama Sud in cui la disoccupazione giovanile è al 40% non possiamo perdere posti di lavoro, non solo per la crisi, ma anche per scelte politiche frettolose è un lusso che non ci possiamo permettere. Il problema è sicuramente difficile! Sostenere uno sviluppo compatibile tra ambiente/salute e sicurezza con le produzioni industriali sono dibattito nazionale a cui il sindacato della BAT non intende sottrarsi, possiamo concretamente offrire un contributo alla discussione e alle soluzioni. Per questo le scriventi OO.SS. hanno chiesto una Task Force per affrontare almeno i problemi impellenti sotto l'aspetto delle ricadute occupazionali della Timac, senza però ricevere riscontro dall'Amministrazione Comunale.
Il Sindacato rivendica la necessità di partecipare alle Conferenze dei Servizi in quanto portatori di interessi collettivi dei lavoratori, poniamo con forza la necessità di essere coinvolti concretamente da protagonista sulle scelte future dell'area industriale e non solo come uditori. Sappiamo che questo è un terreno molto scivoloso, ma vorremmo evidenziare all'opinione pubblica e a tutta la stampa, che l'incontro era stato chiesto dal Sindacato per capire se l'amministrazione avesse a cuore la sorte di centinaia di lavoratori oppure no, ma abbiamo letto nei giorni successivi che è stata riportata solo la posizione unilaterale e le parole d'ordine del sindaco, ovvero Sviluppo Sostenibile, partecipazione alla preparazione del PUG, bonifica, chiusura e delocalizzazione delle fabbriche, niente delle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie. E questa indifferenza che ci preoccupa molto e la osteggeremo con tutti i mezzi disponibili non escluso la mobilitazione dei lavoratori di tutta l'area industriale, affinché la Timac e tutte le aziende presenti nell'area, con migliaia di posti di lavoro occupati, non siano sacrificati sull'altare di interessi speculativi ancora poco chiari».
«Il Sindaco, parlando in nome di tutta la giunta, ha detto chiaramente e inequivocabilmente che bisogna andare via da quei terreni, ormai è tempo che lo sviluppo sostenibile della città prenda piede spostando altrove la zona industriale, la grande macchina dell'edilizia che fa muovere tutta l'economia di una città deve andare avanti. Come Organizzazioni Sindacali, riteniamo ormai superato la logica del cementificare e consumare suolo, sarebbe opportuno riqualificare le aree già esistenti per il fabbisogno abitativo di Barletta. Abbiamo posto una domanda al sindaco, come mai a seguito del sequestro della TIMAC, per presunto inquinamento della falda, perché nessuno si è preoccupato di controllare le acque di balneazione del mare sottostante la fabbrica. Questo tema del rischio ambientale e delle acque a mare, oggi balneabili, lo poniamo anche ai tanti comitati spontanei e non. Perché non si coinvolge l'ISPRA per effettuare i carotaggi a mare affinché la salute dei barlettani venga tutelata e non strumentalizzata? La logica scellerata di abbandonare una tradizione industriale per fare posto a degli ombrelloni e qualche palazzo non ci convince per gli effetti devastanti che produrrà.
Sia chiaro, noi non siamo per l'industria che inquina e uccide i cittadini e ancor prima i lavoratori. La nostra stella polare è, le produzioni devono essere compatibili con la salute la sicurezza e l'ambiente. Dove le aziende superano con le emissioni o gli scarichi le soglie della Legge, sulla tutela della salute della collettività, devono provvedere a riportare i parametri sotto le soglie previste, se non lo fanno a quel punto possono anche essere chiuse, con buona pace di tutti.
La Timac Agro ha sempre avuto corrette relazioni industriali e buoni rapporti con i dipendenti, ha sempre applicato il CCNL, una tra le poche aziende a Barletta a praticare la contrattazione di secondo livello, questo non ha nulla a che vedere con le questioni ambientali, ma ci da il senso delle politiche aziendali. Il sindaco nell'incontro non ha fatto un solo accenno sul futuro di oltre 200 famiglie adesso coinvolte, in futuro potrebbero essere parecchie migliaia i posti di lavoro che saltano, qualora si dovesse attuare la delocalizzazione delle unità produttive presenti nell'area industriale per trasferirli in altre aree fuori dalla città. Il Sindaco e la sua giunta forse sottovalutano, che cacciando importanti realtà produttive locali, si sta rischiando di procurare un danno alla società barlettana condannandola a perdere migliaia di posti di lavoro e redditi , creando di fatto le condizioni di disoccupazione diffusa e povertà del territorio.
Il rischio che si corre è che sarà più facile e conveniente per le imprese chiudere i battenti e delocalizzare altrove le loro produzioni. In questa valle di lacrime che si chiama Sud in cui la disoccupazione giovanile è al 40% non possiamo perdere posti di lavoro, non solo per la crisi, ma anche per scelte politiche frettolose è un lusso che non ci possiamo permettere. Il problema è sicuramente difficile! Sostenere uno sviluppo compatibile tra ambiente/salute e sicurezza con le produzioni industriali sono dibattito nazionale a cui il sindacato della BAT non intende sottrarsi, possiamo concretamente offrire un contributo alla discussione e alle soluzioni. Per questo le scriventi OO.SS. hanno chiesto una Task Force per affrontare almeno i problemi impellenti sotto l'aspetto delle ricadute occupazionali della Timac, senza però ricevere riscontro dall'Amministrazione Comunale.
Il Sindacato rivendica la necessità di partecipare alle Conferenze dei Servizi in quanto portatori di interessi collettivi dei lavoratori, poniamo con forza la necessità di essere coinvolti concretamente da protagonista sulle scelte future dell'area industriale e non solo come uditori. Sappiamo che questo è un terreno molto scivoloso, ma vorremmo evidenziare all'opinione pubblica e a tutta la stampa, che l'incontro era stato chiesto dal Sindacato per capire se l'amministrazione avesse a cuore la sorte di centinaia di lavoratori oppure no, ma abbiamo letto nei giorni successivi che è stata riportata solo la posizione unilaterale e le parole d'ordine del sindaco, ovvero Sviluppo Sostenibile, partecipazione alla preparazione del PUG, bonifica, chiusura e delocalizzazione delle fabbriche, niente delle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie. E questa indifferenza che ci preoccupa molto e la osteggeremo con tutti i mezzi disponibili non escluso la mobilitazione dei lavoratori di tutta l'area industriale, affinché la Timac e tutte le aziende presenti nell'area, con migliaia di posti di lavoro occupati, non siano sacrificati sull'altare di interessi speculativi ancora poco chiari».