Ginevra Speciale Disfida
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Speciale Disfida di Barletta: nessun lieto fine per Ginevra, ultima parte

Ettore, Elvira, Fanfulla e il triste epilogo

(prosegue dai precedenti approfondimenti) Nel mentre Don Michele e Martino Schwarzenbach siglavano il patto scellerato ai danni dell'ignara Ginevra, ecco fare irruzione nella torre una signora anziana, minuta, gobba ma decisamente agguerrita che a forza di unghiate elude la sorveglianza delle guardie della torre. Essa è portatrice di una notizia non meno sgradevole della sua presenza, annunziando l'uccisione del Podestà De Fastidiis da parte di Pietraccio.
Poco dopo da Barletta giungono presso la torre di Sant'Orsola decine di soldati, tra cui Ettore Fieramosca e Fanfulla da Lodi, che hanno appena catturato Pietraccio e ridotto in fin di vita sua madre. Entrambi vengono rinchiusi nella prigione che era stata di Don Michele. E mentre Ginevra, mossa dalla pietà riesce a convincere Ettore a portare soccorso ai due tapini rinchiusi in cella, proprio Don Michele li anticipa consentendo a Pietraccio di poter scappare: non prima però di averne origliato i propositi di vendetta nei confronti del suo padrone Cesare Borgia, reo di aver qualche tempo prima sedotto la sua morente madre per poi soffocare sua sorella.

Nei giorni seguenti a Barletta giunge donna Elvira, la bellissima figlia di Consalvo da Cordova. Fieramosca fa parte del picchetto d'onore che accoglie Elvira, e l'altrettanto avvenente Vittoria Colonna, figlia di Fabrizio.

Fieramosca siederà accanto ad Elvira anche durante i giochi cavallereschi e la corrida organizzati in suo onore prima della sfarzosa cena organizzata dal Gran Capitano. Ai giochi assiste anche Zoraide, giunta a Barletta da Sant'Orsola in compagnia di Gennaro l'ortolano, ma soprattutto all'oscuro di Ginevra, rimasta in monastero. Zoraide, che trova posto tra gli spalti grazie a Fanfulla (il quale tira giù in malo modo dalla tribuna il malcapitato Martino Schwarzenbach per far posto all'affascinante saracena), nota, seppur da lontano, gli sguardi affascinati che donna Elvira lancia ad un imbarazzatissimo Fieramosca.

Nel frattempo a Sant'Orsola, venuta a conoscenza del fatto che Grajano non solo è vivo ma si trova a Barletta, Ginevra decide di porre fine ai suoi patimenti interiori e di provare a raggiungere colui che, seppur a malincuore, ha sposato. Intanto a Barletta, durante il fastoso banchetto organizzato nel castello da suo padre Gonzalo (ove, ricordiamo, in nome della tregua stabilita per permettere la sfida, anzi le sfide…, sono presenti anche il Duca di Nemours e i suoi), gli ammiccamenti di Elvira nei confronti di Ettore si fanno sempre più evidenti, tra i tormenti per Ginevra da parte di quest'ultimo, la malcelata insofferenza di Vittoria Colonna per la talvolta eccessiva esuberanza della sua amica, e l'invidia galoppante che Fanfulla inizia a provare per il fascino che Fieramosca suscita nel gentil sesso. Ad un certo punto Elvira invita Ettore a raggiungerla sulla terrazza del piano superiore, invito naturalmente captato dalle sempre più recettive e infastidite orecchie del Fanfulla. Ettore cerca di prendere tempo con un pretesto, quando all'improvviso viene colpito da un foglio di carta accartocciato ed appesantito da un sasso lanciatogli da Pietraccio, giunto fin lì dopo la sua fuga dalla torre. Sul foglio vi è un messaggio indirizzato proprio al Fieramosca, che lo informa dell'intenzione di Don Michele di rapire Ginevra. Ettore a questo punto è disperato e, in compagnia di Brancaleone, dello spagnolo Inigo e di Pietraccio, sale su una barca e si dirige in tutta fretta presso Sant'Orsola nella speranza di incrociare gli aguzzini di Ginevra.

Sono le nove di sera, la visibilità è quella che è, e mentre Ettore e i suoi remano in direzione S.Orsola avvistano in lontananza un barchino, dove però si intravede una sola persona: Ginevra, la quale poco prima dell'arrivo dei suoi sequestratori (del cui piano è totalmente all'oscuro) si è imbarcata per Barletta per provare a raggiungere Grajano.

Purtroppo Ettore e gli altri, causa oscurità, non fanno caso alla barca di Ginevra e proseguono il tragitto verso l'isola, dove di lì a poco incroceranno Don Michele e i suoi. Ne nasce uno scontro all'arma bianca che vede: Pietraccio, che colpito violentemente al capo con un remo da Don Michele,viene creduto morto dai suoi compagni e abbandonato sulla barca del nemico; Ettore, trarre in salvo quella che lui crede essere Ginevra, ma in realtà si tratta di Zoraide, rapita per sbaglio dagli scagnozzi del Valentino; Don Michele e i suoi, darsi alla fuga, non prima però di aver ferito al collo Fieramosca con un pugnale avvelenato.

Giunto sull'isola, Fieramosca fa appena in tempo a soccorrere Zoraide e ad apprendere della fuga di Ginevra verso Barletta, prima di iniziare a sentirsi male a causa del veleno. E mentre Brancaleone e gli altri fanno ritorno a Barletta in cerca di Ginevra, sarà proprio Zoraide a prendersi amorevolmente cura di Ettore e a rimetterlo in piedi giusto in tempo per poter partecipare alla Disfida.

Intanto al castello, mentre proseguono i festeggiamenti, si consuma il vero e proprio psicodramma che vede protagonisti Elvira, Fanfulla e Ginevra. Nella fretta di correre in aiuto di quest'ultima, Fieramosca lascia incustodito il suo mantello che viene raccolto dal Fanfulla. Quest'ultimo, praticamente identico fisicamente al suo amico, pensa bene di indossare il mantello del suo amico/rivale, salire sulla terrazza che da sul mare e, col favore del buio, sostituirsi al Fieramosca nel corteggiare Elvira. Il piano del Fanfulla, degno del miglior cinepanettone, è sul punto di riuscire quando l'urlo straziante di una donna proveniente dalla spiaggia prospiciente il castello, spezza sul nascere le improbabili velleità amorose del cavaliere lodigiano nei confronti della bella e ignara Elvira.

L'urlo, con annesso svenimento, era di Ginevra: anch'essa drammaticamente tratta in inganno dal "travestimento" del Fanfulla, non appena giunta via mare sul lido antistante il castello.

Ma quel che è peggio, è che proprio nelle stanze del castello antistanti il lido, è ospite in incognito il Valentino, giunto presso il Gran Capitan con l'intenzione di mettersi al sicuro da un'eventuale rivalsa francese nei suoi confronti, alla luce anche delle pesanti parole di La Motte pronunciate all'indirizzo suo e di suo padre (Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia) durante la famosa cena dell'offesa.

Ottenuto da Consalvo il salvacondotto per poter circolare nei territori sotto il dominio spagnolo, il Valentino decide di ripartire via mare in direzione della Romagna, ma proprio mentre è lì per imbarcarsi si imbatte in Ginevra, trovata priva di sensi all'interno della sua barchetta. Troppo facile a questo è la vendetta del Cesare Borgia nei sotterranei nel castello nonostante le ultime disperate preghiere della poveretta che spirerà di lì a poco tra le braccia di Vittoria Colonna e di donna Elvira, accorse in soccorso della sfortunata erede del conte Bosio. Proprio ad Elvira, Ginevra concederà in punto di morte il più cristiano dei perdoni per la sua presunta "liason" con il suo amato Ettore Fieramosca.

Il tragico destino di Ginevra sarà noto a quest'ultimo solo dopo la vittoria degli tredici cavalieri italiani nella Disfida contro i tredici cavalieri francesi (mentre era stata decretata la parità nella sfida del giorno prima con gli spagnoli di Don Diego de Paredes combattuta un miglio e mezzo circa a Sud di Barletta) e della morte di Grajano d'Asti, ucciso da Brancaleone da Genazzano proprio durante i combattimenti.
Fonti bibliografiche:
  • "Il romanzo della Disfida. Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta di Massimo d'Azeglio in lingua corrente" di Ruggiero Doronzo (Edizioni L'Aurora Serafica)
  • "Storia d'Italia. L'Italia della Controriforma (1492-1600) (Vol. 4) di Indro Montanelli, Roberto Gervaso
  • Enciclopedia online www.treccani.it

  • Disfida di Barletta
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