La città
Speciale Disfida di Barletta: il conflitto franco-spagnolo
Breve descrizione del contesto nel quale ebbero luogo i fatti d’arme del 1503
Barletta - giovedì 31 agosto 2023
Tra alcuni giorni sarà tempo di rievocazione della celeberrima Disfida di Barletta. L'appuntamento principe per eccellenza, la proverbiale ciliegina sulla torta del cartellone di eventi estivi della nostra città.
Tutti ormai conoscono gli antefatti e lo svolgimento dell'iconico duello tra i tredici cavalieri italiani e i tredici francesi, capitanati rispettivamente a Ettore Fieramosca e La Motte. Ne siamo consapevoli a tal punto da risparmiare al lettore l'ennesima ripetizione della narrazione della cena da "Veleno", dell'offesa e di tutto quel che ne seguì.
Ci interessa piuttosto in questa sede approfondire fatti e personaggi che fecero da preambolo alla celebre sfida. Lo facciamo in punta di piedi, senza pretesa alcuna di sostituirci agli storici di professione, ne tanto meno di dar lezioni a destra e manca, ma con l'obiettivo provare a raccontare, pur nei nostri infiniti limiti, vicende di guerra e di potere per certi versi sempre attuali da cui scaturirono i fatti del febbraio(?) di 520 anni fa.
Descrivere lo scenario italiano a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento non è semplice: si tratta infatti di analizzare le vicende riguardanti ben undici tra stati e staterelli in cui era divisa la penisola. E mentre le repubbliche di Genova e Venezia, soprattutto sul mare, continuavano a conservare un certo prestigio (seppur di molto ridotto dall'avvento del ciclone Ottomano), il resto d'Italia era pervaso da una cronica instabilità, stretto com'era tra le mire espansionistiche francesi e spagnole, masnade di pretendenti al trono di questo o quel regno o ducato, roghi, congiure (vedi Firenze, i Medici, Savonarola ecc.) e - ultimo ma non certo per importanza – una sorta di revanscismo papalino nei confronti di quei signori e signorotti del centro-Italia divenuto particolarmente aggressivo sotto il pontificato di Rodrigo Borgia (o Borja, se preferite il cognome originale spagnolo), alias Papa Alessandro VI, messo in pratica con particolare cinismo e ferocia da suo figlio Cesare Borgia, detto il "Valentino" (di cui parleremo prossimamente), uno dei protagonisti principali del romanzo "Ettore Fieramosca e la Disfida di Barletta" di Massimo D'Azeglio.
Cesare Borgia, spinto naturalmente dal suo illustre ed ingombrante genitore, a causa del celebre rifiuto di Carlotta d'Aragona, figlia di Federico I Re di Napoli, si schierò dalla parte di Luigi XII Re di Francia durante la guerra franco-spagnola di fine Quattrocento, ottenendo in cambio il Ducato di Valentinois (da cui il soprannome "Valentino").
Tra gli oggetti del contendere del conflitto tra francesi e spagnoli vi era il dominio del Regno di Napoli, dove sia Luigi XII di Francia che il Re di Spagna Ferdinando il Cattolico ne rivendicavano la corona.
Lo stallo fu temporaneamente risolto dagli accodi di Granada del 11 novembre del 1500 con la scissione del Regno di Napoli in due zone: il Ducato di Puglia e Calabria fu assegnato agli spagnoli, mentre Napoli e gli Abruzzi andarono ai francesi per quella che al tempo fu considerata un'equa suddivisione che tutto sommato conveniva ad entrambe le potenze: alla Francia che, pur essendo dotata dell'esercito probabilmente più potente e temuto d'Europa, scongiurava momentaneamente il pericolo di una guerra contro il comunque temibile esercito spagnolo; alla Spagna perché, affrancata dall'eventualità di un conflitto, potesse finalmente occuparsi in tutto e per tutto di quel "Nuovo mondo" scoperto da Cristoforo Colombo appena otto anni prima.
Ma la tregua non durò che qualche mese. Infatti, come in una ex Jugoslavia qualunque dei nostri tempi, le sempre più frequenti dispute di confine all'interno del Regno di Napoli scatenarono un conflitto che a conti fatti era solo rimandato.
La prima fase del conflitto vede i francesi, guidati da Louis D'Armagnac, meglio conosciuto come Duca di Nemour, avanzare prepotentemente in Puglia fino a stringere d'assedio le forze spagnole, guidate dal "Gran Capitan" Gonzalo Fernandez de Cordoba (Consalvo da Cordova, per i barlettani), a tal punto da confinarle in un'enclave formata, ad esclusione di Bisceglie, finita in mano francese, dai territori di quella che è l'attuale provincia BAT.
Il tentativo da parte francese di costringere alla fame i territori ancora in mano spagnola è evidente, e gli effetti sulla popolazione iniziano drammaticamente a farsi sentire.
Tutto questo fino a quando, durante gli scontri, coadiuvati dai soldati di ventura italiani reclutati da Prospero e Fabrizio Colonna, gli spagnoli riescono a fare prigionieri alcuni cavalieri francesi per poi condurli a Barletta.
Ed è a questo punto che inizia il racconto di Massimo D'Azeglio delle vicende riguardanti Ettore Fieramosca, La Motte, Ginevra, il "Valentino", l'isola di Sant'Orsola, il povero podestà De Fastidiis, Don Michele, Pietraccio, il nobile Bayard, Fanfulla, Zoraide, Brancaleone, Veleno e tutti gli altri.
(continua nei prossimi giorni...)
Fonti bibliografiche:
Tutti ormai conoscono gli antefatti e lo svolgimento dell'iconico duello tra i tredici cavalieri italiani e i tredici francesi, capitanati rispettivamente a Ettore Fieramosca e La Motte. Ne siamo consapevoli a tal punto da risparmiare al lettore l'ennesima ripetizione della narrazione della cena da "Veleno", dell'offesa e di tutto quel che ne seguì.
Ci interessa piuttosto in questa sede approfondire fatti e personaggi che fecero da preambolo alla celebre sfida. Lo facciamo in punta di piedi, senza pretesa alcuna di sostituirci agli storici di professione, ne tanto meno di dar lezioni a destra e manca, ma con l'obiettivo provare a raccontare, pur nei nostri infiniti limiti, vicende di guerra e di potere per certi versi sempre attuali da cui scaturirono i fatti del febbraio(?) di 520 anni fa.
Descrivere lo scenario italiano a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento non è semplice: si tratta infatti di analizzare le vicende riguardanti ben undici tra stati e staterelli in cui era divisa la penisola. E mentre le repubbliche di Genova e Venezia, soprattutto sul mare, continuavano a conservare un certo prestigio (seppur di molto ridotto dall'avvento del ciclone Ottomano), il resto d'Italia era pervaso da una cronica instabilità, stretto com'era tra le mire espansionistiche francesi e spagnole, masnade di pretendenti al trono di questo o quel regno o ducato, roghi, congiure (vedi Firenze, i Medici, Savonarola ecc.) e - ultimo ma non certo per importanza – una sorta di revanscismo papalino nei confronti di quei signori e signorotti del centro-Italia divenuto particolarmente aggressivo sotto il pontificato di Rodrigo Borgia (o Borja, se preferite il cognome originale spagnolo), alias Papa Alessandro VI, messo in pratica con particolare cinismo e ferocia da suo figlio Cesare Borgia, detto il "Valentino" (di cui parleremo prossimamente), uno dei protagonisti principali del romanzo "Ettore Fieramosca e la Disfida di Barletta" di Massimo D'Azeglio.
Cesare Borgia, spinto naturalmente dal suo illustre ed ingombrante genitore, a causa del celebre rifiuto di Carlotta d'Aragona, figlia di Federico I Re di Napoli, si schierò dalla parte di Luigi XII Re di Francia durante la guerra franco-spagnola di fine Quattrocento, ottenendo in cambio il Ducato di Valentinois (da cui il soprannome "Valentino").
Tra gli oggetti del contendere del conflitto tra francesi e spagnoli vi era il dominio del Regno di Napoli, dove sia Luigi XII di Francia che il Re di Spagna Ferdinando il Cattolico ne rivendicavano la corona.
Lo stallo fu temporaneamente risolto dagli accodi di Granada del 11 novembre del 1500 con la scissione del Regno di Napoli in due zone: il Ducato di Puglia e Calabria fu assegnato agli spagnoli, mentre Napoli e gli Abruzzi andarono ai francesi per quella che al tempo fu considerata un'equa suddivisione che tutto sommato conveniva ad entrambe le potenze: alla Francia che, pur essendo dotata dell'esercito probabilmente più potente e temuto d'Europa, scongiurava momentaneamente il pericolo di una guerra contro il comunque temibile esercito spagnolo; alla Spagna perché, affrancata dall'eventualità di un conflitto, potesse finalmente occuparsi in tutto e per tutto di quel "Nuovo mondo" scoperto da Cristoforo Colombo appena otto anni prima.
Ma la tregua non durò che qualche mese. Infatti, come in una ex Jugoslavia qualunque dei nostri tempi, le sempre più frequenti dispute di confine all'interno del Regno di Napoli scatenarono un conflitto che a conti fatti era solo rimandato.
La prima fase del conflitto vede i francesi, guidati da Louis D'Armagnac, meglio conosciuto come Duca di Nemour, avanzare prepotentemente in Puglia fino a stringere d'assedio le forze spagnole, guidate dal "Gran Capitan" Gonzalo Fernandez de Cordoba (Consalvo da Cordova, per i barlettani), a tal punto da confinarle in un'enclave formata, ad esclusione di Bisceglie, finita in mano francese, dai territori di quella che è l'attuale provincia BAT.
Il tentativo da parte francese di costringere alla fame i territori ancora in mano spagnola è evidente, e gli effetti sulla popolazione iniziano drammaticamente a farsi sentire.
Tutto questo fino a quando, durante gli scontri, coadiuvati dai soldati di ventura italiani reclutati da Prospero e Fabrizio Colonna, gli spagnoli riescono a fare prigionieri alcuni cavalieri francesi per poi condurli a Barletta.
Ed è a questo punto che inizia il racconto di Massimo D'Azeglio delle vicende riguardanti Ettore Fieramosca, La Motte, Ginevra, il "Valentino", l'isola di Sant'Orsola, il povero podestà De Fastidiis, Don Michele, Pietraccio, il nobile Bayard, Fanfulla, Zoraide, Brancaleone, Veleno e tutti gli altri.
(continua nei prossimi giorni...)
Fonti bibliografiche:
- "Il romanzo della Disfida. Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta di Massimo d'Azeglio in lingua corrente" di Ruggiero Doronzo (Edizioni L'Aurora Serafica)
- "Storia d'Italia. L'Italia della Controriforma (1492-1600) (Vol. 4) di Indro Montanelli, Roberto Gervaso