Ginevra Speciale Disfida
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La città

Speciale Disfida di Barletta: Ginevra di Monreale

Dalla fanciullezza al “matrimonio” con Grajano

Prima di partire con il nostro racconto riguardante Ginevra di Monreale, la principale figura femminile del romanzo "Ettore Fieramosca", è necessaria una premessa: poco o nulla si sa di quella che fu la vita privata di Ettore Fieramosca, soprattutto di quelli che furono i suoi amori al di fuori di quello tormentoso e tormentato per Ginevra raccontato nel romanzo di Massimo D'Azeglio.

Dopo questa doverosa precisazione che dedichiamo ai più solerti tra i nostri lettori, è giunto il momento di raccontare le vicende di Ginevra.

Figlia del Conte Bosio di Monreale, un nobile della città di Capua molto amico di Rinaldo Fieramosca, padre di Ettore, Ginevra di Monreale è il grande e tormentatissimo amore di Ettore Fieramosca. Un qualcosa a metà strada tra Elena di Troia e Lucia Mondella.

Ettore e Ginevra si conoscono sin da ragazzini, quando Fieramosca, tramite suo padre Rinaldo, frequenta la residenza del Conte Bosio. Tra i due nasce ben presto un amore che, causa la vita militare intrapresa dal Fieramosca e le rocambolesche vicissitudini che senza soluzione di continuità segneranno la vita di Ginevra, non vedrà mai il lieto fine.

Ettore parte giovanissimo in Lombardia al servizio di Ludovico il Moro (vicenda narrata all'interno del romanzo sulla quale al momento non vi sono riscontri storici, detto per i più precisini) accompagnato dalle lacrime di Ginevra, che gli regalerà quella celebre "fascia azzurra" che da quel momento diventerà l'inconfondibile segno distintivo del cavaliere capuano.

Al suo ritorno a Capua dalla Lombardia, descrive Ginevra come ormai "la più bella giovine del Reame". Fieramosca, seppur ancora molto giovane, è diventato uno dei più famosi ed apprezzati soldati italiani in circolazione, il che, se possibile, lo rende ancora più attraente agli occhi di Ginevra, ed è qui che Ettore commette quello che a posteriori si rivelerà, in tema d'amore, forse il più esiziale dei suoi sbagli, iniziando, come diremmo oggi, a "tirarsela" un po troppo nei confronti della sua amata. Ginevra non la prende affatto bene e quando Ettore una sera si decide finalmente a dichiarare apertamente i suoi sentimenti, la bella erede del Conte Bosio, quasi infastidita da tanta audacia, arrossisce in volto e scappa senza proferir parola, lasciando Fieramosca letteralmente di sasso.

Sconfortato dal rifiuto di Ginevra, Ettore, letteralmente con la morte nel cuore (e non solo in quello) decide di partire per unirsi alle truppe fedeli a Ferrante d'Aragona nella resistenza all'avanzata delle truppe francesi di Re Carlo VIII. Durante i combattimenti rimane seriamente ferito alla testa, a tal punto da essere costretto a un periodo di convalescenza lungo circa due mesi.

Intanto i francesi avanzano fino a penetrare nei territori del Regno di Napoli. Ai loro ordini combatte un valente cavaliere italiano: Claudio Grajano d'Asti. Quando i soldati gigliati (francesi) entrano in Capua assediano la residenza del Conte Bosio da Monreale riducendolo in fin di vita, e quando Grajano d'Asti penetra nella fortezza determinato a porre fine all'agonia del conte, Ginevra, disperata, gli si getta letteralmente ai piedi implorando pietà per se e per suo padre morente offrendosi come sposa al soldato piemontese.

Fieramosca, che aveva avvistato Ginevra mentre quest'ultima è al seguito di alcuni soldati francesi e di un generale ferito, viene al corrente di quanto accaduto nel feudo dei Monreale mentre si trova a Roma presso casa del suo amico Franciotto. A questo punto decide di raggiungere con uno stratagemma la sua amata presso la sua residenza romana. Alla vista di Ettore Ginevra sviene per l'emozione, ma una volta riavutasi racconta per filo e per segno quanto accaduto a lei e a suo padre nelle fortezza di Capua. Grajano, nel frattempo, è a letto al piano di sopra, alle prese con una ferita alla testa che fatica a rimarginarsi. Una volta rimessosi, Grajano si accorda col Valentino (Cesare Borgia) per recarsi a combattere in Romagna e nelle Marche nella guerra ai signori del luogo volta a restituire questi territori al Papato. Quale sia stato il prezzo dell'accordo tra Grajano d'Asti e il Valentino non è dato saperlo. Fatto sta che da quel momento quest'ultimo posa gli occhi sulla bella Ginevra architettando un piano che a definirlo diabolico non si va tanto lontani dal vero. Durante la cena che sancisce l'accordo tra il Borgia e Grajano, dopo aver bevuto del vino, Ginevra inizia a sentirsi stanca e affaticata. Questa sua condizione durerà qualche giorno, fino a quando una sera, davanti al Fieramosca, Ginevra viene colta da un improvviso malore. Una volta ripresasi, viene portata a letto per riposarsi. La mattina seguente lo stato di salute di Ginevra sembrò tutt'altro che migliorato, e fu a questo punto che si decise di farla visitare da tal maestro Jacopo da Montebuono. Quest'ultimo dopo qualche ora diede Ginevra ormai per spacciata, al punto di mandare a chiamare un prete per impartirle l'ultimo e il più triste tra i sacramenti.

Al calar della sera, tra lo scoramento della sua famiglia, Ginevra viene dichiarata morta.

Fonti bibliografiche:
  • "Il romanzo della Disfida. Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta di Massimo d'Azeglio in lingua corrente" di Ruggiero Doronzo (Edizioni L'Aurora Serafica)
  • "Storia d'Italia. L'Italia della Controriforma (1492-1600) (Vol. 4) di Indro Montanelli, Roberto Gervaso
  • Enciclopedia online www.treccani.it
  • Disfida di Barletta
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