«Solo la cultura e l’informazione possono salvare le donne da ignoranza e violenza»
La riflessione di Tina Arbues, responsabile dell’Osservatorio “Giulia e Rossella” di Barletta
«Non possiamo dimenticare l'8 marzo neanche in questi giorni di guerra. La Giornata di oggi è ritenuta per molti una festa frivola, sciocca soprattutto perché la sua celebrazione, che si ripete ogni anno, viene festeggiata dalla pubblicità con cioccolatini e feste in bei ristoranti. È giusto ricordare che nel 1911 a New York un gruppo di donne operaie del tessile rimase vittima di un terribile incendio. Segregate e rinchiuse furono lasciate morire nei locali proprio dai proprietari dell'azienda perché scioperavano da tanti giorni per le condizioni di vita in cui lavoravano. Nel 1946 l'associazione femminile UDI (Unione Donne Italiane) decise di ricordare "la giornata della donna" proprio l'8 marzo in memoria di quelle donne newyorkesi.
Perché ancora questo bisogno di festeggiare l'8 marzo? Cosa manca alle donne e cosa è cambiato da allora? Solo nel 1946 le donne hanno avuto il diritto al voto, da allora importanti passi avanti sono stati fatti negli ultimi cinquant'anni, ma non hanno sconfitto né abbattuto le discriminazioni e le violenze contro le donne di cui sono ancora vittime.
Se ci fermiamo a riflettere ancora oggi le donne continuano a guadagnare di meno rispetto agli uomini, hanno difficoltà ad accedere a posizioni di responsabilità e sono le prime ad abbandonare il lavoro per dedicarsi alla famiglia e ai figli. Sono le prime vittime quando scappano dalla guerra perché violentate maltrattate per poi annegare con i propri figli nel Mar Mediterraneo, e le ultime nel diritto all'istruzione ed alla sua determinazione
Moltissime sono le donne che possono raccontare di aver subito violenze di ogni genere sia da persone estranee che dai propri parenti, ma quello che è ancor più grave, dall'uomo che dice di amarla.
C'è ancora molto da fare per cambiare i modelli culturali ottusi e stereotipati che alimentano gli atti di violenza nei confronti del genere femminile, che le impediscono di autodeterminarsi. Il rispetto di sè e per gli altri è alla base della democrazia e della civiltà, questione che la politica non deve né può dimenticare. La parità di genere non è solo una questione economica e sociale ma è soprattutto culturale ed educativa come recita l'articolo 3 della nostra Costituzione:
I diritti delle donne sono i diritti di tutti. Se vengono violati siamo tutti più deboli, se vengono rispettati siamo tutti più forti."Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua di religione di opinioni politiche di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"
L'associazione Osservatorio Giulia e Rossella Centro Antiviolenza Onlus fortemente convinta del valore della cultura, contribuisce con il proprio lavoro al raggiungimento dell'uguaglianza di genere. Promuove incontri culturali con gli alunni, genitori ed insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado non solo a Barletta ma in tutte le città dove è presente con i propri sportelli antiviolenza. Favorisce incontri con personalità della cultura italiana, incontra e si confronta con professionisti e professioniste che si occupano di violenza: scrittrici, giornaliste, magistrate/i, avvocate/i. Solo la cultura e l'informazione possono salvare le donne dall'ignoranza, dalla prevaricazione, dalla violenza.
Aiutare gli uomini violenti per prevenire e fermare la violenza che agiscono sulle donne, prima che queste divengano vittime. Ci sono famiglie in cui, senza arrivare al delitto, la violenza è quotidiana e radicata.
Fino a quando uomini e donne saranno contrapposti non riusciranno a unirsi per promuovere insieme uguaglianza e parità».